Tra
il bollino rosso di una sconfitta e quello messo invece sulle partenze
intelligenti, nella coda dell’estate napoletana non c’è traccia di
rabbia nemmeno per la sabbia sulla quale abbiamo dimostrato di muoverci
bene come un quad, senza neanche fare la coda per il rientro perché la
palla girava libera che era un piacere, figuriamoci se c’è rabbia per
una sconfitta che non ha l’aspetto di un castello di sabbia e nemmeno
quello dell’illusione di un castello in aria, mentre nell’aria si
respirano i sogni fabbricati nel castello dei Della Valle, dentro al
quale adesso abita una principessa vestita di Viola che quei sogni li
vuole trasformare in una splendida realtà, anche se intanto si è
rifiutata di baciare quel rospo cecato di Marotta. Mai sconfitta fu
digerita meglio neanche fosse stata a macerare tutta la notte nel
masochismo, perché racconta nitidamente di un episodio casuale più che
di uno impanato nel demerito, e anche là dove abbiamo mostrato di aver
bisogno di crescere, su quella sabbia di riporto abbiamo lasciato
l’impronta profonda delle grandi potenzialità. E’ questo che ci lascia
sereni come lo svincolato Matteo, una consapevolezza sconosciuta fino ad
un inizio di agosto fa quando ancora giravano nasi finti e parrucche da
pagliaccio, lassù dove le pernici erano la gramigna ancora da estirpare
dal vecchio ciclo. Una sconfitta spensierata come il fischiettare del
garzone che portava il pane, era dai tempi del primo progetto Avanti
Cristo, da prima per intendersi che Bettega organizzasse le déjeuner sur
l’herbe nel giardino dei Getsemani, ma è proprio dopo il tradimento di
una sconfitta immeritata che Firenze ritrova la sua squadra, e Jovetic
la parola, entrambi riconoscendo una grande Fiorentina. C’è stato però
chi nella lettiera del San Paolo, prima ha ribadito il concetto del “non
dire gatto” e poi ha lasciato un bisognino come a marcare il territorio
dello sgarbo, uno scazzo che Diladdarno è sentito un po’ come una di
quelle offese che fanno parte delle dinamiche di quartiere, perché
quella bucaiola della dea bendata alla fine l’ha data a un altro, ci ha
fatto un monte di moine ma poi i favori gli ha riservati al pubblico
napoletano, bucaiola, perché se proprio si voleva togliere uno sfizio
partenopeo, Montella non è che fosse friulano dentro, allora la voce è
rimbalzata fino in via dell’Orto, e prima di vedere l’omo morto perché
la sabbia del San Paolo è troppo bassa, noi che in San Frediano si sa
contare solo fino al lampred-otto, quando la dea s’è bendata per
concedersi al Napoli, intanto gli s’è toccato le poppe.