Sono
trascorsi tanti discorsi buttati lì senza neanche accenni di rimorsi, e
dipinti scenari che non sono mai andati in scena, e tutto solo per
giustificare una presunta situazione oscena. Oggi parliamo di tifoseria,
cuore pulsante della passione che a Firenze si era spenta quando
Prandelli aveva schiacciato il pulsante, o meglio ancora il campanello
di casa Bettega poco prima di andarsene. E subito era calata la ruggine,
come la guazza ma dal colore delle uova di muggine, da Bettega alla
bottarga il passo era stato breve, svuotando di fatto la bottega e il
botteghino. Dapprima fu il razzismo di Mihailovic a scremare la meglio
gioventù dallo stadio, che inorridita se ne andò facendo il conto di non
poter resistere più a un tale affronto, e in mezzo sempre loro, i Della
Valle marchigiani geograficamente recidivi, ma così tanto che per
ribadire di esserlo, e con l’arroganza tipica di crede di avere
un’origine ganza, hanno messo nel CDA pure Giani come gran finale ai
loro tanti marchi. Pontellizzatori, smembratori, smantellatori e
smobilizzatori di squadre che non sono altro, ma c’è anche dell’altro,
perché nelle loro mille attività di demolizione tutto parte da Casette
d’Ete, cittadina tirata su proprio dopo lo smantellamento delle casette
d’eternet dove un tempo facevano le scarpe. Insomma, prima il riserbo
per il serbo, poi la pontellizzazione e poi è subentrato il gusto per
l’estetica che noi fiorentini sentivamo girare sul giradischi fin da
bambini, una musica celestiale che abbiamo nei cromusuoni, abituati come
siamo ad essere circondati dalla bellezza, e allora era insopportabile
una squadra che facesse così cahare, era inaccettabile che si giocasse
così male, uno sgarbo alla città quello dei marchigiani, che ha
allontanato i fiorentini dagli spalti, anche se molti di loro ancora
oggi pensano che al Bargello si possa andare a prendere un aperitivo.
Stadio, crisi economica e Sky sono invece argomenti da usare con le
pinzette perché nessuno di loro contiene le parole “Della Valle” e
“marchigiani”, neanche anagrammandoli. Lo svuotamento gastrico della
passione, secondo l’Ente per il turismo delle Marche, che ha per
l’appunto sede proprio a Cesette d’Ente, in occasione dell’apertura
della sua nuova sede fiorentina che avverrà in un prossimo Vuturo, ha
ideato come campagna marketing la tanto attesa rivoluzione, il rilancio,
arricchendo il rancio con ingredienti di qualità, e la risposta degli
esteti in verità anche un po’ asceti, sta tutta nei dati della campagna
abbonamenti, siamo dietro persino a Samp, Genoa, Bologna e Udinese, e al
netto dello sconto del 25% in prelazione offerto in segno di pace, dati
che hanno spinto più di qualcuno a pensare che la rivoluzione adesso
fosse necessaria invece sugli spalti, magari organizzando una gara con
tanto di appalti, requisiti richiesti, meno scuse e frasi ad effetto
solo in cambio di un po’ più di affetto. Noi in tutto ciò diamo una
lettura più popolare, meno sociologia e più sorciologia, che è quella
che esce dalle cantine di Borgo Tegolaio, dove si è certi che certo tifo
abbia cominciato a fare il finocchio con il culo dei Della Valle, e poi
come sostiene Baglioni, strada facendo, e lo si vede bene nella foto,
una volta letti i dati degli abbonamenti, dimostrato soprattutto che non
gli piace nemmeno la passera.