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domenica 4 agosto 2019

Al Picchi come in un film ucraino



Ieri ho comprato un drone per guardare la partita con un certo distacco, così sono potuto tornare da Michele. Mentre il Bambi dopo il “NO” di Nainggolan si è chiuso in casa, e sono riemerse in lui certe paure. Aspetta l’arrivo del dieci agosto con la stessa ansia di quando lanciò il boomerang e lo perse, poi visse per molto tempo nella paura costante. Anche se non esce di casa la cosa che lo rincuora un po’ è cominciare a vedere dalla finestra comparire i primi posti auto liberi, e i pochi autobus che girano spaesati e vuoti. Oltre all’incubo di giocare la prossima stagione ancora con Simeone, teme che anche il Cagliari e il Genoa ci abbiano ormai raggiunti come qualità della rosa. Dopo Hancko allo Sparta Praga, e Vlahovic in panca a Livorno, si riparlerà di un altro ceppicone in panchina anche per il prossimo campionato. Si dice che intanto Pedullà ne abbia finalmente indovinata una avendo previsto che Amadeus sarebbe stato il conduttore del prossimo Sanremo. Alla fine della partita di Livorno il Bambi è finalmente uscito dal bagno, c’era entrato quando ancora Pioli sedeva in panchina. Era rimasto intrappolato nella mediocrità, poi all’improvviso la speranza; le istruzioni di Commisso su come uscire dalla sindrome dell’autofinanziamento. Così è riuscito ad aprire quella maledetta porta rimasta troppo a lungo bloccata, aspettandosi l’applauso di San Frediano come se fosse un film americano. E invece solo una prova interlocutoria, centrocampo da rifare, difesa bocciata. Sguardi di sconforto in Oltrarno al posto degli applausi, come un film ucraino sulla realtà post-sovietica. Non ci resta che guardare oltre.

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