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domenica 24 dicembre 2017

All'origine dell'epiteto



La Samp ha perso, il Toro ha pareggiato, il Milan affonda, tutto sulle note di Jingle Bells. So che questi risultati a noi favorevoli, che certe vittorie intendo, non sono vissute positivamente fino in fondo, così mi sono venute in mente le parole sagge della Beatrice dalle poppe grosse quando sosteneva che la felicità ha sempre un retrogusto amaro, anche se lei si riferiva ai pompini. Avrei voluto cominciare la vigilia di Natale con un minuto di silenzio in memoria di tutti quegli elencatori seriali di squadre che ci sorpassano in classifica, l’Atalanta però ha fatto saltare il programma. Spero che dare del ceppicone a Pioli non abbia quell’accezione negativa come la intendiamo Diladdarno, perché parlando con uno di Borgo Allegri mi diceva che per lui Pioli ha solo un problema di outfit, che indossa cioè il cranio tre taglie più grandi rispetto al cervello. Ognuno ha le sue, anche il Bambi che ce l’ha tanto con Andrea non si accorge che quando guida e affronta una curva si piega su un lato. Insomma, penso al Fronte Gobbo Interno in questi giorni di disorientamento da serie positiva, e immagino che quando s'incontrano, invece di farsi gli auguri, si annussano il culo con quella diffidenza tipica dei cani. Perché poi la serie positiva è fastidiosa, questo lo capisco, anche a me piace quando una donna sorride, ma al terzo sorriso mi viene da pensare “che cazzo c’avrà da sorridere?”. Un altra immagine di questo momento positivo? Quando la Fiorentina gioca male ti addormenti sul divano, quando vinci ti alzi per andare a letto e ti passa il sonno. Ho fatto fatica ma alla fine ho ricostruito la vera storia dell’epiteto, da dove e come è nata l’etichetta del ceppicone. Tutto comincia alla periferia sud, in una latteria dove si inizia con un semplice “ceppichino” al limite dell'ingenuo, gli dai un dito in piazza Gualfredotto e quando arriva nel viale Talenti si sono presi il braccio, e così è diventato “ceppicone”, molto più maligno di ciò che pensavano a Gavinana. Così per Natale ho fatto uno sforzo economico notevole, e grazie al Brennero ho messo a budget l’acquisto di una catapulta. No, non per scavalcare l’Arno tra un ponte e l’altro, ma per farmi catapultare oltre certi pregiudizi.

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