All’Is
Arenas la Fiorentina scende in campo con lo stesso ventre molle del
flaccido Lello Arenas, con battute di gioco però che non fanno ridere
nessuno, o almeno non i tifosi viola, ma è forse vero che il programma
del fair play prevedeva il rispetto per la scomparsa di Jannacci e di
Califano, e così per onorare soprattutto gli eccessi del poeta di Roma,
per ricordare il Re della notte, la Fiorentina sceglie la notte fonda di
una partita senza gioco. Una partita sulla quale, a differenza della
lapide del Califfo, ci auguriamo vivamente non ci sia scritto “non
escludo il ritorno”. Mentre Napoli e Milan scelgono di onorare
Jannacci, e visti gli studi del cantautore milanese, si candidano a
tutti gli effetti per il dottorato Champion. La Fiorentina non fa il
salto di qualità, ma fa invece quello della quaglia, una sorta di coito
interrotto per ritirarsi un attimo prima di mettere incinta un sogno
senza avere la maturità giusta per portarne avanti la gravidanza. La
partita è stata troppo deludente, non è valsa neanche l’amido del mio
spaghetto con la bottarga, perfettamente al dente, partita che invece ci
ha lasciato addosso il fastidio dell’umido, quello che ti si appiccica
come un lavavetri. E allora pensiamo alla salute, alla Pasqua che
fortunatamente non ha niente a che fare con i cross sbagliati di un
esterno sinistro, ma penso invece allo scoppio del carro, che per noi
oggi non sarà quello dei vincitori su cui salire felici, ma se quel
brindellone di Toni non ci ha salvato dal naufragio della spiaggia del
Poetto, ci rifaremo con quello più familiare la cui sagoma scomparirà
tra i fumi e gli scoppi, forse come le speranze di riagguantare le due
che hanno scelto di onorare la memoria di Jannacci, mentre noi gli
eccessi di Califano eccedendo però solo nello squallore della
prestazione, senza la poesia non dico di un duetto tra Jovetic e Ljajic
ma almeno di un ”minuetto” come quello scritto per Mia Martini. Usciamo
dai fumi di questa sconfitta che per qualche attimo ci nasconderà i
marmi del Battistero e del Campanile di Giotto, e dopo che dal volo
della colombina avremo tratto gli auspici sull’andamento della partita
con il Milan, ci sarà una grande esplosione di gioia che conclude le
privazioni quaresimali e cagliaritane. E per un periodo tradizionalmente
magro come la Quaresima, sarebbe cosa buona e giusta consumare la
tipica ribollita, una zuppa a base di fagioli, cavolo nero, cipolla,
pane raffermo e dopo una prima cottura, ribollita. Si, insomma, s’arriva
lì e poi ci si caca addosso. Sempre la solita zuppa. E allora un filo
di olio a crudo e pepe. Mi raccomando. Buona Pasqua.
.

domenica 31 marzo 2013
sabato 30 marzo 2013
La giurisprudenza dell'ora
Era
ora!! E non solo di quella legale che ci regala giornate più lunghe e
un jat lag pari a quello di un viaggio sulla FI PI LI
Navacchio-Scandicci, ma del campionato, e di usare quindi la convenzione
di avanzare tre punti in classifica prima ancora delle lancette
dell’orologio. L’introduzione dell’ora legale, come del resto anche
l’invenzione della vittoria in trasferta e ultimamente anche
l’esplosione di Cerci si devono all’acume di Prandelli, lui moralmente
ligio, tenero come Topo Gigio, e che è sempre stato sensibile al
risparmio energetico, ai tre punti, all’ala destra che fa il terzino e
soprattutto all’adozione di un solo capo di abbigliamento nel proprio
guardaroba che abbia la stessa filosofia di un vino a tutto pasto. La
sua muta da sub è infatti reinterpretata durante la giornata, che
riadatta come già sappiamo esaltandosi nel suo ormai famosissimo
capospalla preferito, quel cappottino strinto che tutti i diving del
mondo gli invidiano più ancora dell’ordine in campo delle sue squadre.
All’Is Arenas sarà anche l’ora del silenzio, probabilmente anche quella
di un giudizio più preciso sulle possibilità della Fiorentina di
aspirare all’Europa che conta, e voglio sperare anche quella di Mati
Fernandez. prima che la sua esperienza Viola tramonti e che Montella, a
proposito dell’ora non scelga il Purgatorio per il cileno e invece di
inserirlo in formazione gli faccia sapere appunto “Era già l’ora che
volge il desio”. E a noi “navicanti” dentro la passione Viola, oggi
l’unica cosa che “’nteneriscre il core” sono i tre punti a Cagliari, la
bottarga
a pranzo, e poi che l’ora legale faccia pure il suo corso, il
Milan il ricorso e Galliani il concorso per la faccia di merda
dell’anno. Perché la tempistica dell’AD rossonero sull’argomento Is
Arenas è ributtante come una pianta dopo la potatura del senso del
ridicolo, ma evidentemente per Galliani non c’è ora legale che tenga
perché per lui è sempre l’ora della vergogna. Ma per noi oggi è anche
quella di stare molto attenti alla squadra sarda, basta guardare i suoi
numeri del 2013, le vittorie in assenza di pubblico, per tenere alta la
concentrazione e non pensare che uno stadio a porte chiuse sia il
lasciapassare per una facile vittoria, quindi concentrazione alta e
atteggiamento giusto, una preghierina a Prandelli prima di scendere in
campo e poi il salto triplo che alimenti tutte le paure di quel Galliani
che domenica prossima dovrà venire a Firenze a constatare quanto la sua
corsa Champion sia stata falsata da una sconfitta che farebbe il paio
con quella dell’andata. Del resto per noi tifosi, e la seconda foto
esprime proprio questo concetto, è sempre l’ora della vittoria.

venerdì 29 marzo 2013
A porte chiuse
All’Is
Arenas i panni sporchi di Cellino si laveranno in famiglia,
rigorosamente a porte chiuse, e chi meglio di noi esperti del ramo
poteva presenziare all’evento, noi, che lo stesso Manzoni, anche lui
grande esperto in rami, ci aveva indicato come coloro che avevano lavato
la lingua italiana in Arno. Ci sarà solo la signorina della Tide ad
accoglierci, lei a rappresentare lo sponsor della manifestazione “il
calcio a porte chiuse”, la vera risposta piccata del mondo del calcio a
quello della grande distribuzione che invece adotta una strategia
commerciale spericolata, aggressiva, fondata sull’apertura
indiscriminata dei centri commerciali che vedrà la Conad addirittura
aprire per Pasqua e per il Lunedì Dell’Angelo. Alla manifestazione “il
calcio a porte chiuse” aderirà inviando una sua delegazione di ex con a
capo Garella, scelto perché se anagrammato fa quasi galera in onore di
Cellino, anche l’associazione dei portieri, visto che per loro diventa
un obbligo professionale quello di cercare di chiudere il più possibile
le porte a prescindere dall’inagibilità degli stadi. Parteciperà come
amico di famiglia il secondino di Cellino, il cappellano del carcere, e
prima della partita sarà liberata a centrocampo un po’ d’ora d’aria da
una bottiglia nella quale il Presidente del Cagliari ha voluto chiudere
anche l’aria per non essere da meno dello stadio, un gesto che è
soprattutto un messaggio polemico alla Federazione, non tanto per
dimostrare che dentro a uno stadio chiuso siamo comunque all’aperto e
che quindi non ci può essere un’aria viziata, ma che invece, al chiuso
di uno stadio c’è sicuramente un campionato falsato. Attenzione alle
ammonizioni, i diffidati dovranno gestire bene la partita per non
saltare quella successiva, vista la difficoltà aggiuntiva introdotta per
l’occasione a Cagliari, il divieto cioè di effettuare tunnel per il
rispetto di tutto ciò che dovrà essere necessariamente chiuso, quindi
anche le gambe pena l’ammonizione. Tutti i sardi della zona hanno voluto
precisare che le gambe delle loro signore non saranno coinvolte nella
serrata generale, e anche se abituati ormai alla solita musica dello
stadio chiuso reagiranno trombando liberamente e mangiando la carta
musica. Firenze risponderà con la chiusura della Porta San Frediano
durante lo svolgimento della partita, lasciando così la fiorentinità
fuori dalla sua parte più popolare, e anche gli abbonati che vanno fissi
a mangiare il lampredotto in Piazza de’ Nerli saranno dirottati a Porta
Romana da Marione, passando dal Viale Petrarca. A Cagliari, in deroga
speciale all’evento dovrebbe invece avere via libera Mati Fernandez, che
secondo le previsioni del ”CCISS viaggiare informati” dovrebbe aprirci
le porte in direzione Champion League.
giovedì 28 marzo 2013
La fattoria del campionato


mercoledì 27 marzo 2013
Al culo ci tengo
Una
rondine non fa primavera, come una targa affissa accanto a un nick strampalato non
può fare certo un moderatore serio, e infatti piove e fa freddo. E a voi
ci vorrebbe più un Guetta o al limite un Tenerani, anche se non proprio inappuntabile come sempre, ma anche solo
con la tuta da ginnastica, professionisti che di voi comunque non si
laverebbero mai le mani ammantando scuse. Perchè la primavera è lontana e
io non ho visto una sola partita, non ho potuto seguire la discussione
di ieri, e sto partendo per Ancona, insomma, uno che alle cinque di
mattina invece di darvi conto sulle nazionali e sugli uomini della
Fiorentina sparsi in mezzo mondo pensa solo a quello che sarà un buon
brodetto, dopo che ieri si è distratto su una bistecca in San Frediano, e
dopo aver sbirciato con supponenza che Balotelli ha messo a segno una
doppietta, e soprattutto dopo essersi perso la mis di Prandelli, una cosa che
i devoti del calcio non dovrebbero permettersi. Mai. Sul blog di
Davide, immagino, che un giubbottino di Prandelli possa accendere
approfondite discussioni, ed ora che Toni è stato messo a sedere e la scommessa degli otto gol langue, Davide che è sempre sul pezzo come il Dorfino ne lancerà subito
un’altra, forse su quale sarà la collezione primavera-estate di Cesare e su
questa scommettere un panino col lampredotto da Marione a Porta Romana.
Un disinteresse il mio verso l’attillato mondo del CT che non fa onore a
un moderatore che si rispetti, targa o non targa, iPad fottuto o meno
di un Sopravvissuto inculato nelle pastoie di un aggiornamento
selvaggio, e che dovrebbe almeno saper rispondere se quei vestiti si
appiccicano addosso solo perché pregni di umidità o perché è un disegno
malvagio di un taglio sartoriale scaturito dalla rabbia di un esodato
dalla Cressi Sub. So per sbaglio che Mati dovrebbe aver giocato da
titolare col suo Cile, e allora spero di poterlo riproporre a Cagliari
in un centrocampo che non perda le sue caratteristiche, che la
Fiorentina possa vincere proprio grazie a un gol del cileno e che ci si
possa presentare col Milan in piena corsa Champion tanto per regalare la
giusta accoglienza a Montolivo. Sto lottando con l’orologio a muro che
mi guarda senza un attimo di pace, e allora devo confessare di essere un
conduttore troppo distratto dalle cose della vita, che spesso sono pure
femmine, anche se oggi sono travestite da appuntamento alle sei e mezzo
a Firenze Impruneta, una volta Certosa senza aver capito ancora il perché di questo cambio, e neanche con una bella fica,
Ancona, si va bene, A, che potrebbe sembrare più donna di Como, O, ma vi
assicuro che non è così, perché dietro ad un’apparente città a cosce
larghe c’è sempre lo sguardo severo del monte Conero,O, che te lo mette
in culo se invece di pensare a quello che devi fare, stai lì a pensare
alle discussioni su un blog che tanto non moderi mai nemmeno quando sei
attento. No, non è la solita scusa per non prendermi le mie responsabilità,
ve lo assicuro, vorrei seguirvi ma al mio culo ci tengo troppo. E il
Conero non scherza.
martedì 26 marzo 2013
L'età dell'oro Saiwa
Essere
o non essere, dipendenti da Pizarro nel nostro caso, that is the
question, che a Firenze è un fare questione di burbera quotidianità.
Sembra proprio questa la domanda amletica di mercato e di futuro, se ci
sarà sempre lui o chi comunque sarà il suo vice. Piccoli Pizarri
crescono, sembra questo l’obiettivo, rincorrerli in giro per l’Europa,
“to be, or not to be”, ma senza che siano inafferabili come lo struzzo
to Beep Beep or not to Beep Beep. E senza mettere la testa sotto la
sabbia come lo struzzo se mezza Europa corteggia Jovetic, perché sarà
lui o non sarà lui a fare coppia con Pepito, oppure l’italo americano sarà
solo il suo sostituto, che alla fine potrebbe essere anche Ljajic, che
intanto, in mancanza di Rossi è proprio lui a fare quella strana coppia che ha rottamato Toni, Larrondo e Mounir.
Insomma la solfa è sempre la stessa, ci vogliono undici titolari e
altrettanti giocatori che per ruolo non facciano rimpiangere i primi
quando chiamati in causa, che costino il giusto e che accettino il ruolo
di comprimari. E intanto le rose crescono e il monte ingaggi lievita
come il debito pubblico, la gestione del gruppo diventa complessa, e
insieme al patentino oggi a un allenatore viene richiesta anche la
laurea in psicologia, per capire, per motivare, visto anche anche il numero
delle partite cresce, e lo fa allo stesso ritmo dei trombati della vecchia politica, per capire se fare
turn over, oppure game over come le nostre squadre nel ranking europeo. Intanto le televisioni dettano il calendario e i
direttori sportivi sono costretti all’Erasmus in giro per il mondo per
trovare sostituti dei sostituti che intanto, diventati titolari, vengono
fagocitati dalle solite quattro che offrono milioni di milioni come le
stelle di Negroni, stelle costrette ad affrontare il problema
razzismo con gli ululati, con Boateng scelto tra i Negroni per andare a
fare un discorso alle Nazioni Unite, mentre certi tifosi preferiscono
andare alle Cantine Riunite dentro alle quali sognano Zamparini che ha
preso il taxi per andare in via Condotta e da lì, la seconda a destra
verso la via cadetta,
mentre Preziosi ha ottanta giocatori a libro paga e Cellino sconta il
destino di un cognome che lo ha portato inevitabilmente in cella. E nel
marasma di una crisi che ci soffoca come l’asma, Firenze sembra essere
un isola felice in mezzo alle pontellizzazioni di Milan e Inter, dove
potrebbe addirittura trovare lo spazio per pensare in grande, cantando
“cittadella di luna, cittadella color latte”, tanto per dare una mano
anche alla Mukki che è da sempre il rifugio peccatorum dei nostri Oro
Saiwa. Solo una nota triste, e non la suono per ricordare che la Samp ha
deciso di richiamare Delio Rossi, il peggior esempio di calcio malato
degli ultimi vent’anni, ma la voglio suonare per un sex symbol sulla via
del tramonto, che mi ricorda un po’ la nostra situazione di tifosi
sospesi mentre Pizarro decide in fondo al corridoio della propria
carriera se mettersi le pantofole, e allora penso a tutte quelle donne
che hanno fantasticato notti magiche con Banderas, notti di Champion di
quelle
con qualcosa di diverso dalle grandi orecchie, comunque con con
qualcosa di altrettanto grande, oggi impegnato ad accarezzare la pietra
dove si macina la farina per fare le Macine, oppure novello San
Francesco parlare con le galline. Un “sonato” ormai più di Cassano, più
di un pugile “sonato”, e allora mi prende un groppo in gola pensando che
almeno Banderas ha messo la carriera sullo sfondo della ruota del
Mulino Bianco, mentre Montolivo anche lui alle prese con la farina e non
solo quella del suo sacco, è costretto ad usare la farina del diavolo,
che come si sa finisce in crusca. La crusca del Berlusca.

lunedì 25 marzo 2013
Mitili a centrocampo


domenica 24 marzo 2013
L'immancabile carezza


sabato 23 marzo 2013
Pietro Gambadilegno


venerdì 22 marzo 2013
Nasce tutto da lì
Mentre
gli Scolari sembrano più essere quelli vestiti di giallo, una volta
maestri, Prandelli scolaro stilista ad honorem tenta di distruggere il
made in Italy lanciando il primo maglione a collo alto che supera
abbondantemente il mento e persino il rendimento di Cerci anche lui
lanciato nella mischia di quello che è un concetto di moda offuscato
dall’influenza questa volta molto basso bresciana. Il cappottino poi è
un inno al quattro a zero contro la Spagna, che gli sta perfettamente
attillato come una muta da sub o come la scena muta di fronte alla
finale europea. A me è piaciuta molto l’Italia, a parte qualche orrore
difensivo che risente probabilmente del look orrendo del suo Mister che
anche se non si trova bene a Firenze come negozi, potrebbe abbandonare
il suo proverbiale gusto di campagna e andare almeno da un Gianni
Campagna a farsi rimettere al mondo, perché l’Italia meritava ampiamente
di vincere, ma non di mettere in vetrina lo stile da preservativo del
suo allenatore, da preservativo comunque con serbatoio per le idee
tattiche di una bella Nazionale, mentre il Brasile è stata una gran
bella delusione considerato che siamo a solo un anno dal mondiale.
Balotelli di un’altra categoria, Cerci in rialzo proporzionalmente al
ribasso di certe teorie che lo descrivevano come un giocatore da squadra
minore, al ribasso come gli exit poll sulla pontellizzazione, al
ribasso come i commenti su Fi.it quando non c’è da sputare merda sulla
Fiorentina che vince. Mentre il pensiero corre veloce, diciamo ferma il
tempo a 19”72 per ricordare un grande atleta italiano che ci ha lasciato
proprio ai blocchi di partenza della primavera, una nuova stagione che
voglio salutare dai Lungarni di una “mattinata fiorentina” non essendo
il Botticelli e non avendo neanche uno straccio di capasanta gigante da
dove far nascere la Venere prandelliana strinta nel suo cappottino di
neoprene. Botticelli la dipingeva dieci anni prima che Colombo scoprisse
l’America, mentre l’affresco sulla pontellizzazione che era stato
dipinto nella testa di tifoso buono solo per dire cappella e con la
testa a forma di cappella è stato rimosso. La nascita di una nuova
stagione Viola ci da lo spunto per ridare una speranza anche ai vedovi
inconsolabili, per farli uscire dalla loro Caporetto della passione, il
loro mondo non è più custodito a Trespiano, la vita continua, la
Fiorentina rinasce come la Venere anche se l’ha dipinta Botticelli
invece di Prandelli, poi c’è sempre la Nazionale per ammirare Cesare e
gli Uffizzi per chi preferisce il Botticelli. Perché alla fine tutto
nasce da lì, il calcio da un Santo e il Rinascimento da una capasanta.

giovedì 21 marzo 2013
Segnali


mercoledì 20 marzo 2013
Inquinamento interiore


martedì 19 marzo 2013
Lo zio Franco
Oggi scrivo da Bucarest (connessione di fortuna) dopo una ragnatela di passaggi senza fine, di quelli che solitamente portano al fallo di frustrazione. Da Soffiano in macchina fino alla tramvia, poi alla stazione, primo treno fino a Roma Termini e secondo fino a Fiumicino, finalmente aereo e poi ennesimo trasferimento in hotel. Un gioco estenuante fatto di ripartenze in mezzo alle maglie di una difesa con marcatura ad uomo, asfissiante, una serie di controlli di carte e documenti che procurano crampi proprio quando non ci sono più sostituzioni da fare. Insomma, un possesso palla cominciato alle 11:30 e e finito alle 22:30 con il gol della meritata vittoria in trasferta. Un anticipo di Europa League o forse di qualcosa di più. Sicuramente non un volo in gessato blu, ma pregno di neorealismo fermo agli anni 70, singhiozzo fuori controllo come dimostrazione migliore delle buone maniere targate Europa dell’Est, mentre una signora con il mal di testa dopo aver buttato giù un analgesico chiesto al mio vicino di posto ha cominciato a segnarsi ripetutamente la fronte pronunciando una litania incomprensibile, un rituale penso a metà tra l’omeopatia e la medicina tradizionale. E oggi la Fiorentina mi sembra proprio così lontana, mi viene in mente solo Adrian Mutu che dopo Lacatus è stato uno dei pochi rumeni che hanno indossato la maglia Viola, o che hanno frequentato con una qualche dignità il nostro campionato, altri mi ricordo solo Hagi. Di Adrian conservo un gran bel ricordo mescolato anche a qualche delusione per certi suoi atteggiamenti ed errori, un giocatore che comunque ha voluto bene e ha dato tanto alla Fiorentina. Ho cominciato a scrivere in aereo, qualche appunto di viaggio sul mio Moleskine rosso con la penna di quello zio Franco che mi ha fatto un po’ da babbo e che oggi non c’è più. Su quella penna c’è impresso il logo di quella che era la sua impresa edile. Mi ero un po’ dimenticato di lui, e in quelle due ore di volo grazie a quella penna mi sono reso conto di quanto una persona che è stata importante possa essere dimenticata così velocemente, incastrarti come siamo dentro ad ingranaggi che non sono sempre oliati come quelli del nostro centrocampo. Tendiamo a difenderci dai dolori spazzando via l’area il più lontano possibile. E così anche lo zio Franco era finito in fallo laterale.
E chissà come si mangia in Romania.
lunedì 18 marzo 2013
Distrazioni non solo muscolari


domenica 17 marzo 2013
Curvy


sabato 16 marzo 2013
Correzione doverosa
Devo
tornare brevemente sull’editoriale di ieri perchè la Bice ha ricevuto
la telefonata risentita della Cristina intervenuta per fare una
precisazione sul significato dell’opera di Montolivo, chiedendo
esplicitamente che oggi venisse menzionata ad integrazione del pezzo di
ieri. La De Pin sostiene che è vero tutto ciò che è stato scritto, ma
che manca però la parte più legata alla loro sfera sessuale, perché in
quell’opera l’artista ex giocatore ha affrontato soprattutto il tema
della fedeltà, Cristina ci ha spiegato di aver convinto Riccardo che non può essere un problema per la loro relazione se lei fa sesso anche con altre
persone, ed è stata sostanzialmente una frase utilizzata da lei per giustificare
dell’attività sessuale fuori dalla coppia, emersa in grande quantità un po' come l'evasione fiscale in Italia che però ha dato ispirazione a
Montolivo, e la frase che ha scatenato il suo talento è stata “ dai
Riccardo non si sciupa mica, non è che ci rimane l’ìimpronta come sullo
stracchino”. Johnny Stracchino ha quindi più significati, un intervento
quello della Cristina un po’ saccentello che mi ha suggerito il tema di
oggi del secchione, uno di quelli che più mi affascina da sempre, una
figura che almeno io ho vissuto con contraddizione, certe le ho amate e
ci siamo compensati diventando irresistibili, altre erano invece figure
distanti con le quali non interagivo, distanti come la fine del mondo
dalla quale è arrivato Francesco, quel Papa che per qualcuno a Roma
rimane comunque sempre e solo Totti. Il secchione è stata una figura da toccare
come un essere di un altro pianeta, poi una volta entrato in contatto
con la sua diversità, da dissacrare in segno di affetto non avendo io
altri strumenti intellettivi d’interazione. Un secchione buono che vuole
bene ad una fava buona come me che gli vuole bene a sua volta mettendo nel rapporto
di amicizia caratteristiche sostanzialmente contrarie formano una
coppia d’attacco come Puici e Graziani, fanno gruppo, fanno spogliatoio
come Lupatelli e Toni. Poi ci sono gli allenatori inadatti come a
Firenze lo è stato soprattutto Delio Rossi, così come certi professori
che si succedevano negli anni dell’Istituto d’Arte di Porta Romana,
quelli che a loro volta erano stati secchioni non interattivi, e che
vivevano la vita in cattività come la loro professione in una scuola
fuori controllo come era quella dove non ero capitato certo per caso. Mi
ricordo di un professore imbizzarrito arrivato fresco dallo scentifico,
da noi che l’ora di matematica veniva utilizzata per fare manutenzione
alle matite prima di andare a disegno dal vero, una sorta di officina
dove la matematica faceva da sottofondo fastidioso al resto, si chiamava
De Vellis e sembrava l’omino della Bialetti con l’aggravante che
nessuno lo aveva avvertito che non era più allo Scentifico, fino a
quando non mi presi la briga di segnalarglielo scrivendo sul muro
davanti all’aula “De Vellis baffi ribellis”. E lui capì subito, da
matematico in cattività qual’era fece uno più uno quando entrando
in aula a testa bassa disse “Giannotti vada a cancellare quella scritta
sul muro”. La foto è solo un esempio applicato al campo estetico più
che a quello di gioco o di scuola, però anche se una variante, comunque
esplicativo per evidenziare il valico, o passo, e quindi quanto sia
breve il passo tra il secchione antipatico e quello simpatico, diciamo
pure una variante di valico, e riferito al pianeta donna tra quelle che
acquistano fascino e quelle che invece lo perdono. Poi ci sono quelle
che acquistano e basta, in grande quantità e con stile compulsivo per la
gioia dei mariti che devono mettergli a disposizione budget importanti
che ci si potrebbe riempire un secchione. Lo spunto di oggi vuole
mettere l’accento su quei giocatori che di più incarnano questa figura,
che non è come quella della donna più in carne, ma come quella della più
integerrima. E se per la donna mi viene in mente la Pivetti, il più
secchione della serie A me sembra senza ombra di dubbio o di pergolato
che possa essere Javier Zanetti, uno che non manca a una lezione dal
primo giorno di asilo, uno che va sempre volontario e che è talmente
avanti con il programma che sta giocando le partite valide per il
campionato 2015-2016. Nella Fiorentina metterei invece Pasqual, poi ci
sarebbe da stabilire l’altro tipo di seccchione, quello da scansare come
un interrogazione fuori controllo del professor De Vellis, e per me nel
campionato italiano non ci sono dubbi. Montolivo. Un vero pezzo di
Nerd.
venerdì 15 marzo 2013
Non mi somiglia per niente


giovedì 14 marzo 2013
Cosa faccio se ho ho solo quell'affaccio
Mi
è piaciuto molto il rinnovo a Lupatelli, un gesto che certifica la
qualità della Società e che dà anche una certa sicurezza sul grado di
attenzione dimostrato da chi deve costruire una grande squadra,
sicurezza o 626 che è importante almeno quanto il 343 di Montella, visti
tutti gli infortuni sul lavoro, ultima in ordine di tempo la rovinosa
caduta del Milan a Barcellona. Anche se però questo rinnovo contrattuale
della ballerina di terza fila evidenzia fragilità emotive importanti,
una sensibilità certo troppo meno ruvida e quindi meno apprezzabile da
chi aveva sponsorizzato un attaccamento di tipo più zampariniano, o da
chi invece del fair play ha sempre preferito la disponibilità meno
titubante a riempire di soldi certe valigette per farne dei giochi
preziosi come quello della corruzione. Si è voluto evidentemente
previlegiare anche l’aspetto umano per conservare certi equilibri di
spogliatoio, e lo si è fatto dandone il giusto risalto, oggi che
all’interno del nuovo centro sportivo nato in pieno ridimensionamento
non ci sono più asticelle di traverso ad impedire di fare gruppo. Si
dice che Borja Valero non sopporti di veder giocare Montolivo al Camp
Nou perché ha un cugino milanista che dopo martedì non sta più bene,
mentre il Barcellona ha chiamato direttamente Macia per capire se c’è
qualcun’altro che vuole alzare l’asticella, perché loro sarebbero
parecchio contenti. Una certa stampa asservita aveva trasformato il
catenaccio del Milan all’andata per un’impresa, la stessa stampa che
elargisce voti alti al campionato di Montolivo come se fossero
certificati medici di congiuntivite. E mentre la Fiorentina per
Montolivo era diventato un legittimo impedimento, per i tifosi del Milan
adesso la speranza è che il ragazzo abbia dentro di se anche
l’ambizione di misurarsi nel campionato argentino e magari voglia
andarsene al Bocassini Juniors. C’è chi giura di averlo sentito dire di
non sopportare di vedere Gattuso giocare nel Sion, e chi non l’ha
sentito con le sue orecchie è lì che ci spera con tutta la speranza. C’è
piaciuta l’enfasi che si è voluto dare al rinnovo del terzo portiere,
c’è piaciuto il fatto che la società sia stata presente con Pradè e
Macia, e con loro anche il capitano, perché dimostra così di essersi
finalmente depurata, e visto che in città ci sono diversi ponti, e che i
ponti sono strutturali a un certo andirivieni anche convulso di qua e
Diladdarno, non vorremmo più che le acque chete ce li rovinino. Evviva
quindi il rinnovo di chi mette a disposizione del gruppo il suo
attaccamento, un uomo dalle basette e dai principi importanti, un uomo
Vinavil che è molto meno vil di chi non val la nostra maglia, un uomo
che fa da collante anche se noi continuiamo a preferire che lo indossi
la donna, anzi che se lo sfili come faceva Sophia Loren davanti a
Mastroianni. La Bice trafelata intanto mi scombina la scaletta e il
finale dell’editoriale, arrivando con un’intervista verità dove una
Cristina De Pin disperata racconta che ieri sera Riccardo le ha
confessato di non sopportare il fatto di vedere Papa Francesco
affacciarsi da quel balcone mentre lui l’affaccio ce l’ha sui Navigli.
Annunciandole il digiuno sessuale e la volontà di prendere i voti che
non siano quelli taroccati della Gazzetta dello Sport.
mercoledì 13 marzo 2013
Vegetables


martedì 12 marzo 2013
Animals


lunedì 11 marzo 2013
Undici leoni di cui molti senza criniera


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