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domenica 8 luglio 2012

Pirandella

Uno, nessuno e centomila è l’ultimo romanzo amaro di casa Fiorentina, dove si racconta la difficile scelta di chi indosserà la maglia numero Uno, dove nessuno si è presentato a salutare il raduno, e dove sono centomila quelli che compongono lo staff tecnico. E mentre Montella sembra voler curare anche i minimi particolari, qualcuno molto presto dovrà curare Cognigni costretto a mettere a libro paga l’esercito di terracotta del nuovo allenatore. Evidentemente deve essere stato molto convincente Vincenzino, molto giovane, molto ambizioso, visto come molto è anche il suo staff, capace di fare un salto dagli allievi alla prima squadra della Roma, roba da far impallidire anche la favola di Stramaccioni, capace di far esplodere risentimenti e rimpianti a Catania, di riaccendere, prima ancora di Zeman, la voglia di averlo sulla panchina della Roma dopo averlo appena assaggiato. Piace. Piace se si pensa poi a come una piazza come Firenze, dilaniata da due stagioni di lutto stretto, lo abbia accolto senza neanche chiamarlo Montelli, qualcosa ci deve essere in questo giovane allenatore, e tra l’ambizione, il carattere, la capacità di rendere credibile il suo modo di lavorare, Montella incarna oggi la nuova figura dell’allenatore giovane che porta anche innovazione nelle metodologie, scaltro, capace di sostenere il ruolo anche in sala stampa. Se da una parte il povero Cognigni ha dovuto accettare l’assunzione dell’intera flotta napoletana, che cosa invece avrà convinto Vincenzo a scommettere parte del suo futuro in una piazza dove è rimasto bruciato anche un mestierante come Delio Rossi? E questo un po’ ci rassicura, come del resto anche il fatto che non ci sia stato nessuno a mostrare entusiasmo, quello che in tempi di crisi era già stato tutto speso nel salutare l’arrivo del mediocre e inadeguato Rossi, e se Montella è riuscito a tenere alla larga gli entusiasmi e i mal di pancia di un tifo che ultimamente la sola cosa che indovina è la tasca giusta dove trovare i fazzolettini per asciugarsi le lacrime, significa che potrebbe essere finalmente questa la stagione dove i mal di pancia si trasformano in entusiasmo, e il romanzo “Uno, nessuno e centomila”, raccontare una storia diversa, quella cioè di un allenatore destinato a diventare un numero Uno,  dove come al solito nessuno ci aveva capito una mazza, e dove un tifo da prima scettico e poi costretto a confrontarsi con la crisi, la svalutazione e lo spread, dimostrerà il suo entusiasmo ritrovato non più con ventimila, ma con centomila seghe sotto i mari del pessimismo.