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domenica 23 giugno 2013

Il centrocampo a 5 di Sciascia

Dopo lo zio porco per il quale Prandelli si era preoccupato subito di far sapere che non si trattava dello zio di Pizarro, ieri dopo la sconfitta rimediata col Brasile, il CT ha voluto spendere parole importanti anche a favore di Fabrizio Miccoli sostenendo che anche in questo caso è stato tutto un brutto equivoco, proprio come il suo 4-3-1-2,  ribadendo con forza che anche qua non c’entra niente quel porco dello zio di Pizarro in quanto “quel fango di Falcone” uscito fuori dalle ormai note intercettazioni era riferito al Giulio Falcone ex Viola reo a suo tempo di avere fatto un intervento molto duro sul Romario del Salento. Per evitare tutti questi malintesi Cesare Prandelli, primo a livello mondiale, ha deciso di farsi assistere ad ogni intervista da un traduttore simultaneo, un mental coach in grado di tradurre l’ovvio in qualcosa di più interessante, per evitare così gli spiacevoli equivoci che nascono da chi le pile non le sostituisce ma le bacia, da chi sostituisce Dio con lo zio, lo zucchero con l’aspartame, da chi sostituisce Aquilani dopo mezzora perché terrorizzato che la sua carriera possa finire come a Pear Harbor. Montolivo e la Tac sono invece l'esempio tipico del ritardo cronico del nostro servizio sanitario reso finalmente possibile dall’efficenza brasiliana, un ritardo che ha origini fin dai tempi della denuncia Viola, quando Cognigni dichiarò “finita la farsa gabbato lo Santo”, insomma, Montolivo mentiva perché già allora non stava bene e aveva bisogno della Tac dopo che Galliani e Pallavicino gli avevano fatto il lavaggio del cervello per spiegargli come metterlo in culo alla Fiorentina , mentre il Santo contro la Spagna è diviso davanti alla grande scelta su chi affidarsi per evitare un’altra giubbottata,  se alla sangria preventiva per dimenticare o se alla sacrestia per sperare e dare vita così a una leggenda tipo santo bevitore. Speriamo che Cesare trovi una suprema, ultima lucidità nell’alcol che gli scolga la lingua da quel bresciano d’accatto e dopo aver chiesto scusa a quella fava dello zio di Pizarro dopo averlo offeso per interposta persona, prima confessi di aver bestemmiato e poi di essersi messo d’accordo con Bettega, e se proprio se la sente già che c’è rinneghi definitivamente anche Dainelli e il suo lancione. Non si sa se sia più brutta questa Nazionale o la squadra Rai che la segue, se il Brasile di Scolari sia addirittura più brutto di quello di Lazaroni, se Chiellini sia il più brutto della manifestazione, se sia più brutto buttarsi come Balotelli o come Neymar, se sia più brutto essere uccellati come Viviano o come Buffon, se faccia più male essere infilati da un Flintstone oppure da un Alighieri che è comunque anche lui uno degli Antenati più cari, oppure se pur tra le brutture della Confederetions Cup fanno più male le parole di Jovetic che vuole crescere con Conte o quelle del Romario del Salento, si, forse l’espressione idiomatica “quaquaraquà” di Sciascia potrebbe aiutarci « Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… » io aggiungerei anche gli omimiccoli.

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