Purtroppo
è ancora tempo di saluti, dopo Stefano e in attesa di quello a Jovetic,
oggi dobbiamo salutare una vera fiorentina stellata, non certo una
trattoria Diladdarno e neppure una bistecca con dell’anice, ma una donna
intelligente e soprattutto generosa, tanto che non hai mai denunciato
Cocciante per appropriazione rauca, e non si è mai risentita nemmeno per
essere stata ripetutamente sfogliata da tutti quegli innamorati in
cerca di conferme. Prima di ricominciare da dove ci eravamo lasciati,
dalla Conad cioè, si perché era andato quasi tutto liscio, un po’ come
il culo di un neonato, fino a quando non siamo arrivati alle casse,
tutta colpa di chi ha studiato marketing, una laurea che dietro nasconde
una vergognosa legalizzazione della truffa. Era posizionata lì con
estrema cura, quella che deriva appunto da una scienza della logistica
applicata alla libidine che si scatena in una casallinga media, oltre
alla Rita, si, aveva una perfetta geometria espositiva quella magnifica
collezione di bicchieri colorati, addirittura una serie limitata, si,
limitata a chiunque l’avesse voluta perché accessibile con l’ennesima
raccolta punti. E per la Rita i bicchieri sono sempre stati come la
cocaina per Lapo, irresistibili, anche se si usano per bocca e non per
naso, e infatti è scattata trionfante verso l’oggetto del desiderio, ai
margini di una spesa un po’ annoiata dalla consuetudine, è partita tutta
ringalluzzita per testarlo e mostrarmelo vincitrice come fece Batistuta
con la Coppa Italia, quando all’improvviso ho letto la delusione
cocente nei suoi occhi, mi ha guardato spenta come la De Pin dopo le
ennesime aspettative sessuali tradite dal suo Riccardo, “sono di
plastica”, io zitto per non sbagliare la risposta, per non aggiungere
quella famosa goccia che avrebbe fatto traboccare il bicchiere, allora,
tentando di uscire dalle sabbie mobili di quella delusione cocente, con
il bicchiere bugnato in mano e bellissimo solo fino a un metro di
distanza, ha tentato di smorzare il rammarico con una considerazione ad
alta voce a mo’ di seduta psicologica terapeutica di gruppo “ma a noi
non ci piace bere nella plastica”. Ho pensato “siamo salvi”, fino a
quando con tono severo e ormai inaspettato ha aggiunto “vero?”, allora
ho cercato di metterla in buca d’angolo con un’espressione di ribrezzo
riferita alla sensazione di bere nella plastica, che ho voluto
esasperare per essere più efficace pensando a Montolivo. Poi
un’illuminazione improvvisa e allo stesso tempo il dramma che stava
maturando da quella domanda che era il tentativo ultimo, disperato, di
non mollare quella nuova raccolta, domanda che avrebbe scatenato in me
una risposta che sarebbe invece andata definitivamente a deteriorare la
serenità dell’ultimo fine settimana di giugno, perché lei astuta e dura a
morire mi fa a bruciapelo, insomma, da una distanza di un paio di
metri, quelli che separavano me dalla collezione dei bicchieri tarocchi
dove lei era scattata come fa Lapo quando vede un pusher “e se li
prendessimo per bere in terrazza?”, allora non ho resistito e gli ho
detto, facendo esplodere in una risata fragorosa una signora di una
settantina di anni, immobile, tanto che fino a quel momento sembrava un
cartonato della pubblicità della formalina che suggeriva in tempi di
crisi di imbalsamare gli anziani per continuare a riscuoterne la
pensione, risata che è stata quella che avrebbe fatto imbufalire
definitavemente la Rita per tutto il fine settimana, si perché gli ho
detto candidamente “se vuoi bere in terrazza puoi usare sempre la
sistola”.
.

domenica 30 giugno 2013
sabato 29 giugno 2013
Passo carrabile
Oggi
voglio essere sintetico come i capelli di Conte e dire semplicemente
che la Juve ha avuto delle false speranze con Jovetic, per spiegarmi
meglio immagino che avesse pensato a una manovra più facile, che
tutto dovesse essere più semplice, prima l’accordo, poi la dichiarazione del
giocatore per rompere con l’ambiente e quindi nel tentativo di fare
abbassare anche il prezzo del cartellino, è stata la stessa falsa
speranza di chi passa in Borgo Tegolaio, vede la luce tra due macchine e
gli sembra un parcheggio libero, ma invece è un passo carrabile.
Diciamo pure che a differenza della mia povera nonna, quella per intendersi
che mangia il brodo sotto la pioggia e che cammina ormai senza meta da
più di 20 anni, le nonne dei tifosi juventini, quelle insomma che hanno
generato l’attuale zoccolo duro della loro tifoseria, da un recente
studio sono risultate delle grandi zoccole in quanto tutte molto
istruite, si dice che conoscessero almeno otto lingue, ma che non
sapessero dire di no in nessuna di esse. E non invece come le nonne dei
tifosi del Chievo che hanno trombato pochissimo, a questo proposito è
emerso nell’ultimo processo Ruby che Palazzo Grazioli fosse diventato un
oasi di ripopolamento della fauna rossonera. Insomma per ritornare alla
madre di tutte le trattativa penso che quella per Jovetic sia come la
matematica che poi è come l’amore, un’idea semplice che si può
complicare a dismisura. Vi avevo promesso che sarei stato sintetico come
gli zigomi della Ferilli e oggi lo
sarò anche perché sono costretto a
farlo essendo in grave ritardo, e lo sarò soprattutto dietro
suggerimento della Rita che mi da sempre consigli buoni e gratis, gli
stessi che mi darebbe lo psicologo ma a pagamento, e quindi il consiglio
spassionato di oggi è quello di andare alla Conad prima che s’incazzi, e
così chiudo ma non prima però di raccontarvi una strana tradizione di
mia nonna, quella per intenderci che allungava il brodo con l’acqua
piovana e che fa due passi da ormai due decenni, si perché lo strano è
che pur essendo donna di San Frediano legata a tutte le tradizioni
fiorentine, dai roventini al lampredotto, aveva la fissa tutta americana
che a Natale doveva fare sempre il tacchino: un imitazione orrenda!

venerdì 28 giugno 2013
Bonucci tira i rigori come la mi' nonna
Quando
Moratti consegnò la panchina a Stramaccioni mi vennero subito in mente
le parole della nipotina di Enzo Biagi raccontate dalla moglie il giorno
che gli conferirono la laurea in Scienze della Comunicazione, anche io
pensai come la bambina che era stato molto fortunato ad aver avuto
quella laurea senza aver studiato. Come fortunato non è stato invece
Prandelli costretto a dover affrontare ancora una volta la Spagna ieri
purtroppo forte soprattutto dal dischetto, e io che sono un
ottimista ad oltranza devo ammettere che prima della partita avevo visto comunque il
bicchiere mezzo pieno. Si, di merda. Sono d’accordo anche con le prime
parole di Cesare a caldo dopo la partita, parole che penso abbia ripreso
da Woody Allen, che mostrano una grande autostima anche dopo la
delusione per un’eliminazione immeritata, mi è piaciuta molto la sua
analisi sulla partita, la sua franchezza nel non nascondere il lieve
malore al settimo rigore di quel gobbo di Bonucci, mi è piaciuto quando
ha detto “Dio è morto, Marx pure e anch’Io non sto molto bene”. Una
parentesi doverosa sul mercato Viola perché dopo le ultime indiscrezioni
che danno tutti gli ultratrentacinquenni a Firenze, Brovarone su
Facebook ha già anticipato di averli visti passare da Fanfani la
domenica mattina a fare l’esame della prostata, Zazzaroni ha aggiunto
che da un punto di vista tecnico questo tipo di giocatori un po’ usurati e dalla vescica affaticata, tornano comodi in determinate partite
dove piove molto specie quando l’acqua arriva fino alla cintola perché
così non hanno bisogno di andare negli spogliatoi a pisciare. Onore alla
Nazionale che ha giocato una gran bella partita, di grande qualità,
un’altra squadra da quelle disegnate da Prandelli con il concetto
dell’alta velocità ferrioviaria, quando cioè il lancione viene usato
come un Freccia Rossa per arrivare prima in area di rigore, perché purtroppo
non sempre è utile arrivare 20 minuti prima alla stazione di Milano se
invece di un taxi trovi Gilardino. Un bravo a Cesare perché la squadra è
arrivata ad affrontare la Spagna senza nessun timore reverenziale,
motivata, lucida, determinata e superiore anche fisicamente, si, una
buona condizione fisica che sommata non certo alla miglior versione
della Spagna ha fatto la differenza, come succede sempre più spesso nel
calcio moderno, la forma fisica è importante per arrivare lontano. A
questo proposito mi viene in mente mia nonna, quella per intendersi del
ristorante all’aperto e del brodo sotto la pioggia, perché anche lei si è
sempre mantenuta in forma, ha cominciato a camminare per 5 chilometri
al giorno quando aveva 60 anni. Adesso ne ha 83 e nessuno sa dove
diavolo sia. Così, tanto per sdrammatizzare. Ciao Stefano.
giovedì 27 giugno 2013
Come ti ripopolo San Frediano
In
attesa del rilascio di Brovarone tenuto in ostaggio sotto al parterre
di Curva Fiesole, dopo aver rinnovato l’abbonamento e la promessa di
liberarlo solo all’annuncio dell’acquisto di Gomez, in attesa che
Criscitiello abbia definitivamente azzerato il valore di Jovetic e ci
mandi una cartella di Equitalia + la metà di Marrone, vi racconto alcuni
momenti salienti della mia vita, sprazzi, spruzzi o come direbbe Giorgia
“gocce di memoria”. La sala da ballo era così affollata che la donna,
quando svenne, dovette fare ancora tre lenti prima di cadere, è così che
ho conosciuto la Rita, svenuta davanti all’arroganza di tutta quella
mia bellezza latina, poi con gli anni, quando i ricordi si appannano un
po’, ha cominciato a raccontare alle sue amiche che fu l’alito a farla
svenire. Oggi ci gioca anche un po’ su quella sua certa svagatezza, su
quei ricordi sfuocati, fa la smemorata per vezzo facendo finta che non
sia stata la mia bellezza a farla innamorare, ma solo la mia
intelligenza condita con un po’ di cipolla della panzanella, e racconta a
tale proposito di quando durante il corso prematrimoniale fui invitato a
leggere il Nuovo Testamento e risposi stupito “Perché, sono compreso
tra gli eredi? E’ sempre rimasta affascinata dalla mia profondità di
pensiero, idee e concetti che ho sempre tenuto al fresco del mio pozzo
artesiano, e questo me lo riconosce anche troppo spesso e davanti alle
sue amiche facendomi diventare rosso, amiche che grazie a quei suoi
racconti un po’ romanzati sono tutte innamorate di me, mi capita spesso
di sentirle che la pregano di raccontare quando discutevamo per nottate
intere sulla scoperta dell’America, un argomento che ci ha sempre
affascinato e uniti perché lei sosteneva che fosse stato Cristoforo
Colombo il più felice a vedere degli alberi dopo tanto navigare mentre
io sostenevo che il più felice fosse stato il suo cane. E poi quella sua
anima ambientalista che ho saputo assecondare anche nel vestire avendo
la sensibilità di usare solo fibre naturali come quelle di Lino,
mentre quelle di Gino sono sempre state sintetiche. Ricordo ore ed ore a
parlare del mare che è una delle sue grandi passioni, a discutere di
come risolvere il problema dell’inquinamento, me lo ricordo bene perché
abbiamo litigato poche volte ma quella volta fui troppo duro e la ferii
quando lei mi chiese “Cosa ne pensi del mare pieno di chiazze di
catrame?” e io gli risposi che era così perché non lo avevano ancora
finito, ma di stare tranquilla perché una volta finito di asfartarlo ci
avrebbe permesso di andare a Cagliari direttamente in macchina. Ha
sempre avuto il senso della famiglia, anche quello dell’economia fino a
sfiorare la genialità, tanto che aveva fatto suo un pensiero di Ettore
Petrolini sul nome da dare a nostro figlio Tommaso che lei avrebbe
voluto battezzare Gastone per chiamarlo solo Tone e così risparmiare il
gas. E ancora ride quando racconta alle sue amiche di mia nonna, di
quando cioè la portai al ristorante Diladdarno in via de’ Serragli
perché le piaceva tanto mangiare fuori in quel delizioso giardinetto sul
retro, ma quel giorno cominciò a piovere e le ci vollero tre ore per
finire il brodo. E alla fine è proprio lei che si è ritrovata a vivere
con un brodo, si, con un sognatore che ha riempito la sua terrazza di piante
di Buddleja, un arbusto sempre verde che fa i fiori a forma di
pannocchia e che è conosciuta per una sua caratteristica precisa, proprio da
questa operazione esce fuori tutta la mia anima sognatrice, è così che ho
cercato di ripopolare San Frediano, perché la caratteristica di questa
pianta con la quale ho riempito la terrazza è quella di attirare
creature bellissime, e per questo motivo viene comunemente chiamata
l’albero delle farfalle.
mercoledì 26 giugno 2013
Criscitiello te!
Fanno
a gara per dettare il mercato alla Fiorentina, magheggi strani intorno
all’operazione Jovetic, ridicoli suggeritori di contropartite, credibili
come le meteorine di Emilio Fede, figuriamoci poi se a cercare
d’indirizzare le operazioni Viola è la versione maschile di Wanna
Marchi, concentrato com’è a sottolineare di essere sempre il primo ad
averle dette, come se avere la precedenza a dire le stronzate fosse una
qualità e non invece semplicemente il fatto di provenire da destra, e lo fa oltretutto con un
fastidioso rimbombo dovuto alla conformazione della scatola cranica
vuota che ricorda molto l’acustica della grotta tipica dove gli uomini
preistorici andavano a pisciare, da qua nasce l’espressione “pisciargli
in capo”, insomma, a Sporchitalia c’è gente pelosa e ancora poco
evoluta, e alcuni quel poco di sviluppo cerebrale ce l’hanno persino
leso come il “Crisci”, infatti nessuno può dirglielo perché sennò sarebbe lesa
maestà. “Fischia il vento urla la bufera ci fosse una volta che il
“Crisci” ne dice una vera”, canticchia Pradé, “Fuori piove e tira vento
che cazzo dice con quell’accento” è il pensiero a voce alta di Macia.
Amnesty International intanto inscena una protesta in strada davanti
agli studi televisivi perché sostiene che l’uomo delle panzane di
mercato è un uomo ridotto in schiavitù da un testimone di Geova, si,
perché Marotta è persona abituata a farsi sbattere tutte le porte in
faccia. Questa è la storia di un sannita che negli studi televisivi si
circonda di piante convinto che abbiano un ottimo senso dell’humus, uno
studio nel quale oltre alle piante c’è veramente di tutto tranne la
credibilità, e Criscitiello non si vergogna proprio mai, di niente,
mentre come diceva Jean Cocteau gli specchi dovrebbero riflettere un po’
di più prima di rispedire indietro certe immagini. E’ convinto che
tutti credono a quello che dice, è sicuro di essere un ganzo e fa a gara
con Bonolis per chi parla più veloce, è talmente convinto di se stesso
che il buon Pedullà spesso gli ripete di non lasciare che il suo status
diventi troppo quo, perché sennò Qui e Qua alla fine lo sputtanano
chiamandolo zio davanti al logopedista di famiglia. II sannita fa
comunque tenerezza quando parla della sua terra alla quale è molto
attaccato, si emoziona pensando ai luoghi da dove è partita la sua
leggenda, così tanto emozionato che ha raccontato a Scarpini di Inter
Channel che da quando ha conosciuto il successo e si è potuto
permettere i primi lussi si è comprato una cartina della Campania in
scala 1 a 1, ha confessato di aver trascorso l’ultimo week end a
ripiegarla, e quando la gente lo ferma per strada e gli chiede oltre
all’autografo anche dove sia nato lui gli risponde in “E6”. Insomma quel
fenomeno da baraccone da quando ha conosciuto il successo si fa
compilare direttamente la Volvo 740, si è comprato la barca e quando
spiega le vele al vento sostiene che il vento non capisce un cazzo come
Civoli. Oggi lo vediamo sorridente ma sappiamo che ha dovuto fare un
lavoro doloroso per uscire parzialmente fuori da un passato difficile,
non ha passato una bella infanzia, no, e ha scelto di farlo scrivere
nella sua biografia a Francesco Salvi, dalla quale si capisce il perché
oggi sia un uomo parzialmente scremato “Non ho mai avuto molti rapporti
con mio papa': lui preferiva le donne...Pero' mi voleva bene. Quando
voleva parlarmi mi diceva sempre: "Ascolta,cretino!". Non ho mai capito
perché mi chiamava "Ascolta". Ma quando si hanno tanti figli non si
può dar retta a tutti. Meno male che sia io sia i miei fratelli siamo
tutti figli unici: nel loro genere. Ci chiamiamo tutti, Lino, Gino,
Pino, Rino, Vino, Sino, Zino, Bino, Cino, Rino secondo estratto, Dino,
Fino, Chino (questi ultimi due gay), Tino e io che in realtà sarei
l’unico ad avere un nome composto, mi chiamerei Mino ma Rato non finiva
per Ino e allora alla fine ho scelto Michele”. Poi, e finisco, estraggo
dalla sua biografia fresca di stampa le parole usate da quella che oggi è
l’ex moglie, parole che spiegavano il motivo per il quale lo stava
lasciando “tu non sei una balena Michele, io è quello che cerco da un
uomo, che abbia una lingua lunga due metri e che respiri da un buco
sopra la testa”.
martedì 25 giugno 2013
Ruggine sulla trattativa
Dopo
i “fochi” di San Giovanni se qualcuno trova un Bancomat che funziona i
botti arriveranno dal mercato, forse proprio da sotto il Piazzale dove
la Juve e Jovetic sono rimasti imprigionati tra ricatti e sogni agitati
come dai “fochi” di Sant’Antonio, febbri alte da intossicazione
bianconera e incubi da top player che fanno delirare nel sonno “Lei non
sa chi sogno io”, tutti ingabbiati tra un Gabbiadini come fiches da
spicciolare e le tante figure di merda Marrone da sciacquare in Arno,
tutti si, anche Criscitello e gli altri servi della “gheba” che cercano
di tirare la volata, sperando per Jovetic che non sia costretto a
sciacquare il suo bucato a Moena dove a parte quattro bischeri con la
parrucca e i nasi finti, il resto dei sani di mente potrebbe fargli fare
la fine delle pernici prima di smistarlo alla Specola. A JoJo
piace Conte ma l’ha fatto senza l’oste di Casette d’Ete, e per questo
oggi vive giorni agitati come un frappè anche grazie ai consigli di un
Ramadani che intanto a Firenze è visto come la rogna, mentre piove sul
Calcio Storico e si allaga Santa Croce, e una volta rimandata la finale
tra Bianchi e Azzurri se Jovetic non si sbrigherà a portare i soldi
dovrà portare la sua croce lassù fino a Moena, condannato a fare tanti
gol oppure tanto Golgota. Gli uomini di Ramadani tentati proprio come
Adamo, tentati da quel diavolo di un procuratore che cerca percentuali e
commissioni come un rabdomante, ma Jovetic e gli altri invece della
farina del diavolo si dovranno accontentare della Specola di patate,
imbalsamati ed esposti nel salotto buono della società dove sono
raccolti tutti contratti che si rispettano. Sempre se non riusciranno a
incassare i trenta denari da quel Giuda di Marotta, sempre se Ramadani
non si decide a deporre armi spregevoli come quelle del ricatto dei rinnovi.
Ramadani e la Juve usano tutte le scorrettezze del campionario, prima si
accordano, poi usano il giocatore in interviste sotto dettatura,
vorrebbero cambiare le cifre di un accordo economico che proprio loro
hanno stipulato, minacciano la perdita di Ljajic e Seferovic, usano
anche la stampa e la televisione assoldando i sicari del giornalismo,
usano di tutto, anche la stessa Eva usata da Ramadani per tentare è una
donna senza scrupoli, una donna che non si limita a tentare Jovetic con
lusinghe bianconere, no, è una donna che gufa contro la Fiorentina e i
Della Valle, mentre la Juve con strategia a tenaglia, intanto, dopo
Berbatov continua a mettere
i bastoni tra le ruote disturbando le
operazioni di mercato Viola. E questa Eva di ultima generazione scelta
per tentare gli uomini dell’est non è furba come la Kant o bella
come l’Erzigova, non ha neanche più la mela che nel frattempo s’è bacata a
forza di tentare, di convincere cioè un top player ad andare a Torino
senza l’adeguata copertura economica, è una Eva un po' sconsolata, che non deve dare via
nemmeno più le mele visto che ha a che fare con gente senza appetiti
sessuali, usa gufi, fa girare i pennuti portatori di iella intorno a
trattative di stampo mafioso, usa tutte le irregolarità senza che
nessuno intervenga o neanche lo sottolinei. Della Valle però non è uno
scaramantico, e soprattutto non tratta con chi fa macchine di merda, e
proprio per fare guerra su tutta la linea ai segugi della polvere
bianca, farà venire insieme a Gomez una bella tedesca da contrapporre
alla merda di casa Fiat, molto meno pennuta certo, ma con certi
ricciolini deliziosi solo nei punti giusti. Mentre la ruggine sta già
attaccando gli sportelli della trattativa.

lunedì 24 giugno 2013
Qualcosa ancora ci manca
Godere
della Confederations tra l’entusiasmo per questa Fiorentina è un po’ come trovare bella persino Milano, anche se con un bel
taglio di luce e qualche ritocco in qua e in là ci può apparire diversa
dal suo solito grigiore, come del resto anche Montolivo quando indovina
un bel taglio di campo, anche se una rondine non fa primavera, e anche
se d’incanto il suo grigiore per un attimo risalta sullo sfondo di
Quarto Oggiaro. Come se il milanista medio e anche un po’ baùscia si
fosse dimenticato della propria situazione societaria low cost fino a
quando la realtà dura e cruda, il ridicolo spessore della sua cotoletta
non gli andasse a ricordare che nella stiva dei suoi sogni non può caricare più
niente, può solo portarsi il bagaglio a mano. E quello ha Montolivo nel
suo bagaglio, un taglio di trenta metri a stagione e rizzati, partenza
alle 6 di mattina da Bologna e Mastrota che cerca di venderti le pentole
con il fondo doppio tra il primo e il secondo tempo. E dal doppio fondo
di un ridimensionamento mascherato da ringiovanimento, Galliani intanto tira
fuori conigli a scadenza di contratto, e se uno si deve proprio fare
piacere le cose in tempi di crisi si può far piacere tutto allora, può
trovare del bello anche in un intervista di Prandelli, o in uno stop di
De Silvestri, nella classe arbitrale italiana o in Marotta Messina
Denaro, poco quello per la verità, magari più Gabbiadini e Marrone come
forma di baratto. Certo a Firenze si sguazza nel bello senza bisogno di
andare a immaginarselo o a fabbricarselo con il fotoshop, si, si è più
facile fare i ganzi e fare ironia sulle disgrazie altrui, insomma per
esempio sulla pontellizzazione il cui ceppo è diventato prandemia in
tutta Italia tranne che proprio qua da noi da dove è partita, ironia sui vari
Zamparini portati ad esempio perché attaccati alla squadra, si, proprio
come zecche, o come Preziosi in ritardo sul rilancio del Genoa perché
rimasto invischiato nel traffico caotico delle comproprietà, noi del
resto siamo in anticipo su tutti, siamo come una caparra, belli sani,
solidi, con idee e progetto, con tanto entusiasmo, un altro mondo
insomma, e poi oggi è addirittura San Giovanni. Noi che possiamo passare
sotto Porta San Frediano senza mai essere pescati in fuorigioco, noi
che al minimo languorino ci s’ha il panino con il lampredotto alla
faccia di Ambrogio e del suo Ferrero Rocher, noi che in tempi di crisi si
raddoppia con Pradè e Macia, e i giocatori si comprano “boni” e non al
mercatino delle Pulci proprio lì in Sant’Ambrogio, e anche se in città non c’è
una via, un chiasso, un canto o un borgo tanto sexi da essere
Autoreggente, ci possiamo comunque sempre consolare andando in Piazza della
Calza o in quella della Passera. Gomez e sua moglie non
vogliono sentire seghe, sono attratti da Firenze e dalla Fiorentina,
così come Ilicic e Villa, sono attratti da una bellezza che rimane tale anche
quando piove, quando fa caldo, quando c’è la coda sui Viali, quando si
va a mangiare due crostini dal vinaino o quando è una semplice
passeggiata sui Lungarni, insomma, se non è zuppa è pan bagnato, ci s’ha
tanto estro, tanto talento da farci persino un viale, e poi fantasia,
siamo campanilisti di Giotto ma allo stesso tempo votati al calcio
spagnolo e con la tribuna all’inglese, con l’uva non ci si fa solo il
vino ma anche la schiacciata. Si, è vero che ci s’ha dei begli zucconi ma anche lo
zuccotto allora, in attesa che in settimana arrivi ancora qualche altro grande
colpo per quella che sarà la più bella Fiorentina dell’era Della Valle,
una grande squadra di una bellissima città alla quale non manca proprio
niente, o meglio, quasi, qualcosa ci manca per la verità, c'è sempre
mancato anche nel Rinascimento, a meno che Pradè e Macià non ci portino a Firenze anche il
Marek, o comunque il nuovo Gianni Riviera.
domenica 23 giugno 2013
Il centrocampo a 5 di Sciascia
Dopo
lo zio porco per il quale Prandelli si era preoccupato subito di far
sapere che non si trattava dello zio di Pizarro, ieri dopo la sconfitta
rimediata col Brasile, il CT ha voluto spendere parole importanti anche a
favore di Fabrizio Miccoli sostenendo che anche in questo caso è stato
tutto un brutto equivoco, proprio come il suo 4-3-1-2, ribadendo con
forza che anche qua non c’entra niente quel porco dello zio di Pizarro
in quanto “quel fango di Falcone” uscito fuori dalle ormai note
intercettazioni era riferito al Giulio Falcone ex Viola reo a suo tempo
di avere fatto un intervento molto duro sul Romario del Salento. Per
evitare tutti questi malintesi Cesare Prandelli, primo a livello
mondiale, ha deciso di farsi assistere ad ogni intervista da un
traduttore simultaneo, un mental coach in grado di tradurre l’ovvio in
qualcosa di più interessante, per evitare così gli spiacevoli equivoci
che nascono da chi le pile non le sostituisce ma le bacia, da chi
sostituisce Dio con lo zio, lo zucchero con l’aspartame, da chi
sostituisce Aquilani dopo mezzora perché terrorizzato che la sua
carriera possa finire come a Pear Harbor. Montolivo e la Tac sono invece
l'esempio tipico del ritardo cronico del nostro servizio sanitario reso finalmente
possibile dall’efficenza brasiliana, un ritardo che ha origini fin dai
tempi della denuncia Viola, quando Cognigni dichiarò “finita la farsa
gabbato lo Santo”, insomma, Montolivo mentiva perché già allora non stava bene e aveva bisogno della Tac dopo che Galliani e Pallavicino gli avevano fatto il lavaggio del cervello per spiegargli come metterlo in culo alla Fiorentina ,
mentre il Santo contro la Spagna è diviso davanti alla grande scelta
su chi affidarsi per evitare un’altra giubbottata, se alla sangria
preventiva per dimenticare o se alla sacrestia per sperare e dare vita così a
una leggenda tipo santo bevitore. Speriamo che Cesare trovi una
suprema, ultima lucidità nell’alcol che gli scolga la lingua da quel
bresciano d’accatto e dopo aver chiesto scusa a quella fava dello zio di
Pizarro dopo averlo offeso per interposta persona, prima confessi di
aver bestemmiato e poi di essersi messo d’accordo con Bettega, e se
proprio se la sente già che c’è rinneghi definitivamente
anche Dainelli e
il suo lancione. Non si sa se sia più brutta questa Nazionale o la
squadra Rai che la segue, se il Brasile di Scolari sia addirittura più
brutto di quello di Lazaroni, se Chiellini sia il più brutto della
manifestazione, se sia più brutto buttarsi come Balotelli o come Neymar,
se sia più brutto essere uccellati come Viviano o come Buffon, se
faccia più male essere infilati da un Flintstone oppure da un Alighieri
che è comunque anche lui uno degli Antenati più cari, oppure se pur tra
le brutture della Confederetions Cup fanno più male le parole di Jovetic
che vuole crescere con Conte o quelle del Romario del Salento, si,
forse l’espressione idiomatica “quaquaraquà” di Sciascia potrebbe
aiutarci «
Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci
riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la
divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i
(con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… » io aggiungerei
anche gli omimiccoli.

sabato 22 giugno 2013
Biodiversità
E’
nella diversità che sta la perfezione, la diversità per esempio che c'è tra
l’offerta di 18 + Marrone e la richiesta di 30 cash, o la biodiversità
dell’essere nella merda e quindi a km zero con il proprio puzzo o a zero come il numero degli acquisti. E la
perfezione riguarda la Fiorentina e la sua situazione ottimale che è
grande diversità dalla situazione d’imbarazzo di quasi tutte le altre.
Intanto l’ingombrante Cerci se ne va con tutto il suo bagaglio tecnico
che però non ha conquistato Montella, portando contanti che per altri
sono merce rara come un Gronchi rosa, riscattato Tomovic, mentre
quel pidocchio di Pizarro va per manfrine pur di strappare gli interessi
passivi dalla coda di una carriera agli sgoccioli. Ramadani tenta
disperatamente di trovare uno sponsor che possa salvare il suo assistito
dal suicidio di certe dichiarazioni, non ci sembra che Marotta sia la
persona più giusta visto che non ha nemmeno i soldi per il bollo da
mettere sulla cambiale. E’ nella diversità che sta la perfezione è
anche quello che ha sempre voluto pensare proprio Marotta guardando lo sguardo
diritto degli altri, mentre non c’è diversità nel trattamento che
riceve da tutti quelli a cui va a chiedere un top player visto che lo mandano
unanimemente affanculo. Galliani bussa a cassa prima di poter muovere
foglia, De Laurentis aspetta che esca il 63 sulla ruota di Napoli mentre
intanto la città ha già schifato l’uruguaiano, e in questo filone
“delle serpi in seno”si consiglia a Ramadani di portare Jovetic lontano
da Moena prima che venga imbalsamato al posto delle pernici. E’ nella
diversità che sta la perfezione e quindi speriamo di vedere i
diversamente intelligenti indossare parrucche e nasi finti, che si parli
ancora di pontellizzazione all’indomani della cessione di Cerci e di
ridimensionamento dopo il restyling della tribuna che porterà alla
perdita di 1500 posti. E’ nella diversità che sta la perfezione, di noi
toscanacci che intercaliamo moccoli mentre i fiorentini onorari
intercalano i parenti e mandano fuori i negri tra i negri mentre loro
bevono il Biancosarti nel più sicuro mondo dei bianchi. E’ nella
diversità che sta la perfezione, in quella dei Guelfi e dei Ghibellini,
Diladdarno e di qua, della maglia Viola e di quella a strisce, del
buttare sotto uno che attraversa a cazzo di cane oppure sulle strisce.
Siamo sereni e fiduciosi che sarà un grande mercato e di conseguenza una
grande stagione, è questa diversità che fa la nostra perfezione, mentre
gli altri soffrono e non sanno cosa sarà di loro, al Milan non riescono
a vendere nemmeno Boateng e intanto si ritroveranno Montolivo capitano
che non è certo una bella prospettiva. Nello scenario Viola fatto di
grande entusiasmo e perfezione c’è la diversità di un panorama di
preoccupazione generale, di desolazione economica, con conseguente
paralisi di tutte le operazioni in attesa di una qualche mossa della
provvidenza, una sorta di domino che possa sbloccare la situazione di
stallo. La Bice che si muove sinuosa infiltrandosi nelle varie tifoserie
come un forasacco tanto per fare inchieste verità sulla crisi dell grandi
squadre italiane, oggi ci manda due testimonianze, la prima riguarda
quello che è diventato il vero motto della tifoseria juventina che se è vero
che vive momenti felici sul campo non può dire altrettanto per quanto
gli succede in famiglia, e così girano magliette in curva con scritto
”Quando una coppia si lascia non è mai colpa di uno solo, ma di tutti e
3”, la seconda è una registrazione ambientale con allegato foto del
dialogo che ci racconta di come la malavita si sia infiltrata nel tifo
organizzato proprio per sfruttarne il dramma e le debolezze, e così portare avanti le proprie logiche criminose
depistando le indagini della magistratura fin dentro gli ambienti del
tifo più desolante:
Fizz: "Joe?"
Gin: "L'ho ucciso: l'ho impiccato"
Fizz: "Gin, ti avevo detto di fare in modo che sembrasse un suicidio!"
Gin: "L'ho fatto, Fizz: ho usato una sciarpa dell'Inter.
venerdì 21 giugno 2013
Luci e ombre
Non
solo siamo gli unici in grado di comprare, siamo anche gli unici capaci
di vendere e bene, bravi, bella plusvalenza quella di Cerci, denaro
frusciante che Pradè e Macia trasformeranno in mano d’opera
specializzata a non farsi più fregare da Bergonzi. Ancora un grazie a
Corvino per aver lasciato nel piatto del bel filetto, mentre la Bice che
fa giornalismo d’inchiesta, pur nel giorno di una bella operazione in
uscita vuole scavare nel passato un po’ più torbido degli uomini di
mercato Viola, rintracciando la sola operazione fallimentare posteggiata
prima del rifornimento all’aeroporto di Verona tra i voli low cost, per
colpa della quale all’amministrazione risulta ancora oggi una fattura
scaduta e mai rimborsata dal clan di Berbatov. Quindi non solo Lupoli e
Vanden Borre per Corvino ma qualche ombra anche per il duo, un passato
non propriamente limpido a proposito di punte, che dovrà essere
riscattato a questo punto con una grande operazione. E sono due gli
scenari, c’è chi sostiene che Gomez sia stato già comprato e che si
aspetti solo di piazzare Jovetic, mentre c’è chi sostiene che solo dopo
averlo piazzato potremo tentare l’assalto a Gomez, qualunque sia alla
fine lo scenario, quello che ci aspettiamo è solo un grande bomber che ci
proietti in automatico tra i candidati per lo scudetto, perché la
squadra a parte il portiere poi sarebbe fatta quando invece gli altri
sono ancora in alto mare. Mencucci intervistato dalla Bice ha comunque
minimizzato sull’importo del rimborso aereo di Berbatov sostenendo che
nell’economia di una campagna trasferimenti eccellente come quella della
scorsa stagione è un importo irrilevante e che non sarebbe stato
corretto presentarlo come un’ombra nel passato di Pradè e Macia. La Bice
ha tranquillizzato l’amministratore delegato sostenendo il suo ruolo di
cronista, di colei cioè che racconta i fatti lasciando ai lettori la libertà
di farsi un opinione su cosa sia stato più o meno grave, se portare a
Firenze Bolatti oppure un aereo a Monaco a fondo perduto, quello che ha
voluto sottolineare con forza è che per fare il salto di qualità ed
essere collocati tra le grandi ci aspettiamo il colpo che fa la
differenza, non più scommesse ma certezze là davanti pur ringraziando
Toni e facendogli anche gli auguri per la nascita di Bianca. Del resto
la Bice non ha voluto paragonare gli errori di Corvino a quelli del duo,
anche perché Pantaleo ha avuto più tempo di sbagliare ma anche di
portare a casa plusvalenze come quella di Melo che Cerci a confronto è
un sottocosto della Lidl, e se la Bice da una parte pesca l’unica ombra
nel traffico aereo della scorsa campagna trasferimenti, riconosce anche
la capacità al duo di sapersi muovere senza lasciare tracce, con grande
competenza, e la seconda foto è uno dei suoi grandi scoop perché
dimostra di essere l'unica in grado d'intercettare Pradè e Macia in missione, travestiti per depistare gli uomini di Guetta
mentre vanno a prendere il centravanti, mentre gli uomini di Guetta si
fermano disorientati alla sagra del tortello a Vicchio, è chiaro che non ci sono
ombre in questo loro cammino, anzi, la Bice vuole sottolineare
proprio attraverso la luce della sua foto come il duo sia capace di trasformare in oro tutto quello che tocca.
giovedì 20 giugno 2013
Filosofia orientale
Leggo
poco ma quel poco è di assoluto spessore, ieri ho abbandonato persino
una raccolta di Alan Ford a metà, che di solito uso come spessore per
pareggiare il piede mancante di una vecchia credenza tarlata, per andare ad
approfondire la filosofia orientale su un sito cinese nel quale è stato
pubblicato questo annuncio commerciale “Calza pelosa anti pervertiti”,
un titolo dal taglio sociale profondo, un approccio diretto per non dire
furibondo rivolto a risolvere concretamente la problematica della
violenza sulle donne senza se e senza ma, un titolo accompagnato da
un’immagine altrettanto dura che mostra un paio di collant pelosi da
indossare in estate in modo da abbattere la libidine come fossero
polveri atmosferiche e fermare così certi pervertiti da propositi di
stupro. E mentre da noi ragazze incuranti indossano short inguinali che
ci fanno venire la pubalgia, diventando incuranti ma allo stesso tempo
anche inculanti, in Cina la donna si abbrutisce per spegnere i bollenti
spiriti. E allora una domanda sorge spontanea come un passaggio laterale
a un metro di Montolivo, ma se una donna disinnesca la propria
femminilità per salvaguardarsi dal malintenzionato, allo stesso tempo
mortifica anche tutte le possibilità che invece avrebbe con le sue belle
gambette depilate che attirerebbero come mosche aitanti cinesi di buona
famiglia e di buone intenzioni. Da noi invece non si fanno tante seghe
mentali, le seghe le lasciano fare a chi le guarda perché una donna
costretta a essere un lupo mannaro a gettone è una sconfitta per la
nostra società, ancora di più di una partita della Nazionale di
Prandelli alla Confederation Cup, si è vero che con il Giappone ha vinto
ma per farlo ha usato la filosofia della donna cinese col pelo
posticcio, in poche parole l’Italia si è fatta dominare, ha fatto finta
di essere morta per cercare di distogliere il Giappone dall’intento di
infierire, ma adesso che il livello tecnico degli avversari salirà sarà
bene pensare a qualcosa di diverso da un semplice modulo ad albero di
Natale per istigare la generosità altrui, perché la filosofia orientale
fatta di così tanta generosità specie se davanti al simbolo del Natale
non la ritroveremo più, non potremo più scartare tutti quei doni sotto
forma di pali, troveremo invece l’indole ben più carognesca degli
spagnoli e dei brasiliani che tenderanno a stuprarci bene bene. E’ anche
vero che una
squadra che gioca con l’Honda è una squadra difficile da
arginare sia come ritmo che come velocità, ma è anche una squadra da
sempre votata al harakiri dell’autogol, come invece nella nostra
tradizione dopo lo spaghetto e il mandolino è entrato ormai di forza
anche il rigore regalato a Balotelli a prescindere dalla presenza o meno
in zona di Bergonzi. E se il migliore in campo è stato Kagawa bisogna
riconoscere che è stata più l’Italia a fare Kagawa, comunque anche
meriti alla nostra Nazionale che grazie alla sua esperienza e alla
fortuna esce imbattuta da una partita che avrebbe invece meritato di
perdere. Adesso bisognerà continuare a utilizzare lfilosofiia orientale
per levarci le gambe pelose, anche se con il Brasile non basterà più
stare lì immobili facendo finta di essere privi di ogni senso tattico,
la Bice sostiene che per schifare gli avversari Prandelli farà scendere
in campo tutti con la maschera di Montolivo.

mercoledì 19 giugno 2013
Boccucce di rosa
C’è
chi fa boccuccia se si comprano troppo giovani perché coi giovani non
si vincerà mai niente, bisogna frugarsi, Firenze non è Lecce, poi i
giovani sono maleducati, non salutano e mangiano troppi troiai come la
Nutella, ma c’è anche chi fa boccuccia quando invece si comprano troppo
vecchi perché “un so’ boni nemmeno per farci i’ brodo”, e veniamo nello
specifico agli acquisti di Munua e a quello ventilato di Ambrosini. C’è
poi chi sembra fare boccuccia, quella parte di tifosi che sulla carta
d’identità hanno determinati segni particolari, e se vai a vedere oltre a
quel setto nasale si potrà facilmente notare che invece il mix tra
giovani e vecchi sembra essere quello giusto, a questi perdoniamo
quell’espressione a culo di gallina considerando che appunto non fanno
boccuccia volontariamente ma prendiamo atto che hanno proprio la faccia a
culo di suo. Segni particolari visi di bischero, di quelli per
intendersi che per essere ridicoli non importa nemmeno mettersi le
parrucche e i nasi finti, quelli tanto per capirsi che pendevano dalle
labbra di Pallavicino che intanto gli usava come marionette per muoverli
contro la società, oggi a questi è rimasta un’espressione indefinita
sul volto, non più la rabbia per una mortificante pontellizzazione ma
neanche quel bel viso disteso che ci si sarebbe aspettati dopo aver
scoperto che c’erano programmi seri dietro a quel riassetto, è rimasto
invece un mezzo ghigno, quasi una paresi a testimonianza indelebile
degli abbagli presi. C’è sempre stato in città chi ha deciso di rimanere
a metà del guado, là dove il guamo ristagna, alla ricerca di qualche
polemicuzza smencia come suo habitat naturale. C’è sempre stato chi la
vuole calda e chi la vuole fredda, Diego Della Valle che ormai li
conosce bene i suoi polli e che è uomo navigato, per non sapere ne leggere e ne scrivere ha
comprato la villa a Miami proprio perché invece la vuole temperata tutto
l’anno, e intanto mentre si freme per Gomez ci siamo dimenticati che è
stato già acquistato quel fenomeno di Pepito Rossi, che Vecino e Wolski
si sono già ambientati, che Alonso, Yakovenko e il portiere uruguaiano
hanno notevolmente arricchito di soluzioni il disegno tattico
montelliano,
insomma, che tra il dire e il fare siamo già molto più
forti dello scorso anno. E poi c’è tanta fiducia per la risoluzione di
quelli che sono invece i casi più spinosi, per le comproprietà, per il
rinnovo di Ljajic, per le paturnie di Pizarro e la soppressione dello
zio deficiente, ma soprattutto per la cessione di Jovetic, casi spinosi
dentro però a un magnifico roseto, Macia e Pradè meglio dei giardinieri
di Boboli, Gomez se non proprio meglio del cigno di Utrecht almeno
meglio di quello scolpito da Andrea Ferrucci sormontato da un Amorino e
conservato nella Fontana del carciofo in Boboli, che sta lì proprio a
significare che il giocatore non è un carciofo ma qualcosa più di un
semplice amorino estivo. La Fiorentina è ormai un bel primo piano del
calcio italiano, un primo piano che esprime si anche qualche boccuccia,
ma che tra i rovi di una tifoseria ancora un po’ selvatica esprime anche
la bellezza di una grande rosa, in questo caso di una bella rosa
Scarletta.

martedì 18 giugno 2013
Lavagna elettronica
Vedo
che la lavagna tattica tira molto sul blog, del resto non poteva essere
che così visto che il pelo da sempre fa trazione innalzando la
bandiera della passione, specie quando si va a delineare la squadra dei
sogni, erotici e non, quando il pelo è allora soprattutto nell’uovo a
proposito di numeri, moduli, posizioni per le quali si ricorda Kamasutra come unico vero top player indiano, insomma tira più una lavagna con la
formazione che un carro di buoi fuori forma o in preparazione per la
Confederation Cup, oppure ancora con buoi di Tahiti, e allora oggi
voglio mostrare cosa ha scovato la Bice scaricando i contenuti
interattivi della lavagna elettronica utilizzata durante l’ultimo
breefing tra Montella, Pradè e Macia, il vero “punto” prima delle ferie
nel quale è stata delineata la strategia di mercato avallata per non
dire dellavallata poi anche da Andrea Della Valle. Nella prima immagine
si vede molto chiaramente come Montella abbia ribadito l’importanza di
una rosa di qualità sottolineando che nello specifico il concetto va al
di là del singolo elemento di nome Rosa, ma ha chiesto
di avere a
disposizione per il ritiro di Moena un gruppo già ben definito al quale
consegnare la pettorina se proprio non se ne può fare a meno, e in
questo a differenza di Prandelli, ha voluto precisare che non
rimprovererà mai nessuno che si vorrà togliere la maglietta come
Balotelli. E’ stato un tema molto importante quello della rosa di
qualità dopo che la Fiorentina si è qualificata per la EL, un tema
cardine sul quale far ruotare la campagna acquisti in modo da riuscire a
sostenere gli impegni e il numero di partite necessarie, individuando di fatto due
titolari per ruolo, e nella ricerca di tutto ciò, la seconda immagine
scaricata dalla Bice ci mostra come Montella abbia dettatto una lista di
preferenze, nello specifico il tecnico ha indicato che cosa s’intende
per prima scelta pur non essendo una prima. E dal lavoro di scarico
della Bice con la chiavetta USB si è capito soprattutto quanto Montella
ritenga indispensabile il gioco sulle fasce, l’acquisto di Joaquin ne è
una dimostrazione
lampante, di cosa si aspetti dagli esterni anche in
previsione dell’arrivo di Gomez che ne diventerà il terminale offensivo
ereditando tutto quel gran tesoro di gioco dalle fasce, molta qualità
significa ottimi rifornimenti, significa soprattutto scardinare, far
saltare i fortini, in un calcio definito moderno dove spesso le squadre
avversarie giocano con tutti gli elementi dietro la linea della palla,
dove ci si arrocca, dove il tatticismo esasperato tende a soffocare la
manovra di chi invece propone gioco. Ecco, per combattere gli sparagnini
della ripartenza, per demolire i passivi, le squadre femmina, per
scavalcare i fossati quando il ponte elevatoio è tirato su, per evitare
l’olio bollente lanciato dall’alto del contropiede più calssico,
Montella ha deciso di puntare su una figura di giocatore estremamente
importante, Cuadrado lo scorso campionato è stato un degno
rappresentante di questa filosofia di gioco, e nella terza immagine
Vincenzo sottolinea con forza a chi deve fare mercato l’importanza del
calciatore che salta l’uomo, in poche parole di chi è in grado con una
Moss di guadagnare la superiorità numerica.
lunedì 17 giugno 2013
Fanfani come la Coop
Di
Mario ce n’è uno solo direbbe Brovarone, perché è vero che Balotelli ci
consente di aprire la Confederation Cup con una vittoria, ma è
soprattutto vero che solo Gomez ci permette di aprire Fanfani la
domenica come se fosse un centro commerciale. Possiamo definirla una
vittoria del consumismo della prevenzione, il Super Mario tedesco ci
liberalizza i sogni scudetto ma anche le analisi del sangue dopo la
messa, il bomberone scelto da Macia solo perché ha un cognome spagnolo è
ormai avvistato in città più del presenzialista per eccellenza Eugenio
Giani. E mentre impazza il Calcio Storico che ripropone la finale
Bianchi - Azzurri, il “Brova” ci regala la possibilità di fare un
controllo alla prostrata anche prima di andare a comprare le paste da
Giorgio, mentre il "Balo" ribadirà in serata di volere tutta per se la
vetrina domenicale, un po’ come se fosse lui e non l’altro il clou della
giornata, anche se dovrà ripassarsi meglio il regolamento dei
cartellini gialli prima di togliersi la maglia così liberamente e andare
a fare i gavettoni per festeggiare la fine della scuola degli altri. E
se il Brova fa la scoop dell’anno, la Bice non è da meno perché è
l’unica che riesce a entrare da Fanfani con la scusa di essere una
dominicana che si deve fare la mammografia e vuole sfruttare appunto
quel tipo di apertura dedicata alla sua comunità a Firenze, l’unica con
falso accento dominicano a strappare la prima intervista a Mario Gomez
che si sa ha il fiuto per gli affari, e tra le sue tante attività
imprenditoriali ha raccontato di aver preso spunto dalla
vicenda tutta
italiana di Marotta e Jovetic per lanciare la sua prima collezione di
prodotti cosmetici con “30 sull’unghia” il primo smalto senza sconti di
cui ci ha voluto subito mostrare la campagna pubblicitaria. La Bice già
che c’era si è voluta fare anche una bella visita ginecologica e dopo
aver aspettato gli esiti delle analisi, proprio dopo avergli dato una
rapida occhiata è sorto il vero grande dubbio della domenica dedicata
alla Repubblica Dominicana, che non è quello che oggi ci fa sbattere
forte i pugni sul tavolo e ci fa ripetere ossessivamente perché, quello
della rabbia di fronte a quel perché senza risposte, insomma, non del
perché gioca Giaccherini, no, il dubbio vero è tutto in quella ecografia
nelle mani di un’attonita Bice. E adesso ve lo chiediamo anche a voi
amici, come direbbe José Altafini, vi chiediamo come dobbiamo leggere
quel risultato ecografico, la domenica da Fanfani alla fine cosa ci ha
raccontato, cosa ci ha mostrato, la passera della Bice oppure il fatto
che Brovarone è alla frutta?

domenica 16 giugno 2013
Storie di un blogger
Giornata
quella di ieri contraddistinta dal tre a zero dei Bianchi sui Rossi in
Santa Croce, dal gol di Borini che porta gli Azzurrini in finale europea
di categoria, e dal gran gol di Neymar per la vittoria brasiliana
all’esordio della Confederation Cup. Oggi invece c’è l’esordio
dell’Italia di Prandelli, ma anche orecchie sempre dritte per ogni possibile notizia in
arrivo dal mercato Viola, e allora per stemperare l’attesa vi racconto
tre storie vere, momenti di vita vissuta di un blogger. Voglio fare
proprio come fa il Guetta, tale e quale, e anche senza berciare voglio
darvi in pasto la mai vita per stemperare un po’ la matita, in attesa
cioè di farselo a punta dalle seghe dopo che la Juventus ci avrà finalmente dato
Manolo Gabbiadini come resto.
La
sveglia improvvisamente rauca, e non era la solita scusa, oppure la
voce di Ciotti che rantolava un classico dell’afonia come “ Non è una
scusa Ameri, non è una scusa Ameri” La sveglia purtroppo aveva preferito
le Duracell alle Halls Mentoliptus. E così io avevo fatto tardi, in più
c’era Il traffico di Palermo. Una piaga. Tanto che quel viaggio aveva
preso proprio una brutta piaga. Ma quanto costano le banane a Palermo?
Lo avevo pensato tra gli spari di una città difficile. Certamente erano
costate più del volo della Ryan Air che avevo comprato on line tra un
post di Ludwigzaller su Prandelli e un altro di Ludwigzaller su
Prandelli. "Hai fatto all'amore? No! Mmmmm." Era stato questo il breve
dialogo avuto con l'impiegato della compagnia aerea che si chiamava
Lillo come avevo potuto leggere sul suo cartellino prima che chiudesse
il gate. Alla fine però ce la feci a pelo e lo presi al volo.
C'era
stata subito attrazione, e dal reparto surgelati della Conad da dove ci
eravamo attratti, in un attimo ci ritrovammo a letto. Eravamo a Fiume
anche se il materasso era duro, tanto che poteva sembrare anche più duro
del letto di un fiume. Ma quando mi spogliai lei non riuscì a
trattenere una sonora risata. Mi si ghiacciò il sangue come la Moretti
prima di Italia-Haiti, o come dopo ogni intervista di Prandelli. Mi
disse che l'avevo fatta ridere per la foga con cui avevo fatto volare in
aria i vestiti. Gli avevo ricordato la stessa foga di un suo ex di
quando aveva voluto pagare il canone Rai molto prima della scadenza. Mi
sembrò solo una scusa. Ma lei prese dal frigo quel pesce proprio per
ribadirlo. Volle sgombrare ogni possibile dubbio.
L'arte
mi è sempre piaciuta, ho studiato, l'ho imparata, mi rimane solo il
cruccio di non averla messa da parte come invece aveva cercato
d'insegnarmi il povero babbo che faceva l’agente segreto. Il ricettatore
per l’esattezza. O meglio, ci avevo provato, ma quando tentai di
staccarla dalla parete suonò l'allarme e presi 18 mesi senza la
condizionale che mi ero già giocato per un quadro del Marma che
raffigurava Piazza Santo Spirito. L'avvocato che nel frattempo aveva
sostituito il babbo come saggio di famiglia, mi consigliò di impararla e
basta senza cercare più di metterla da parte. Quel giorno in quel museo
mi sentivo bene, avevo le idee chiare attirato da quel quadro sullo
sfondo. Poi però avvicinandomi successe qualcosa e mi s'appannò la
vista, mi cominciarono a sudare le mani e non avevo con me il deodorante
e nemmeno l’Amuchina, mi girava tutto. Caddi. L'operatore museale
avanzò verso di me zoppicando come il Dr. House, e come lui fece una
diagnosi secca. Sindrome di Stendhal. Cercai di spiegargli che non era
possibile perché quel quadro che avevo davanti mi faceva cacare. Che non
l'avrei mai messo da parte nemmeno se me l'avesse chiesto il povero
babbo, gli dissi invece che ero rimasto impressionato dalla sua collega
sulla porta. La sua severità e somiglianza impressionante mi aveva
ricordato la secondina che per 18 mesi mi aveva infastidito sessualmente
usando il manganello in maniera impropria.
sabato 15 giugno 2013
Il nuovo ciclo
Il
fumo elettronico in Usa vale un miliardo, un milione in più è invece la
richiesta secca di Ljajic che fa sbroccare Furio Valcareggi, del resto
Adem ha dalla sua la forza di un contratto in scadenza e molto più
arrosto che fumo elettronico nel suo magnifico girone di ritorno. E poi
non c’è ancora un Ramadani elettronico per smettere dai procuratori, e anche El Ham e Mati Fernandez guadagnano molto più di Ljajic,
eventualmente chiudere a 1,5 con clausola rescissoria e poi vendere se
proprio si considera immorale l’aumento di un milione secco come ritiene
Valcareggi seduto sulla sua zolfara così poco elettronica ma sempre così
pronta a incendiarsi. Intanto sembra essersi riavvicinato anche il Pek,
prima disorientato dai picchi ormonali generati da una seconda vita
calcistica inattesa, e poi probabilmente curato con l’elettroshock
elettronico che a Firenze sembra avere un mercato che vale più o meno il
nuovo ingaggio di Ljajic, e che interessa tutti coloro che vedevano
ombre di pontellizzazione lunghe come cipressi, che sentivano voci di
dismissione anche con il cerume ormai stratificato nel lutto e fritto
nello strutto, quello che alla fine gli impediva di digerire l’abbandono di Prandelli. La
campagna abbonamenti va alla grande e per ragioni di carattere sociale è
stata affiancata a quella dell’elettroshock elettronico ideata
per facilitare tutti coloro che vorranno finalmente lasciarsi andare al nuovo
ciclo, la Bice ci mostra il manifesto di questa nuova campagna
pubblicitaria mentre lo slogan un po’ forte sarà “Se vuoi ancora Tutunci
allora vuol dire che non capisci proprio un cinci”. Va detto però che
la maggioranza dei tifosi ha già metabolizzato, che vive nell’entusiasmo
senza vergogna, gente che ha superato il lutto e che oggi si veste
persino di grigio pensando ai Della Valle, c’è chi ha addirittura
buttato via i nasi e le parrucche finte come fossero un pacchetto di
sigarette, insomma, che ha deciso di smettere di rompere i coglioni e
che oggi si è finalmente riappropriato della passione per la Fiorentina.
La Bice ha girato molto nell’ambiente tifo, ha voluto toccare con mano
questo scongelamento nei confronti della proprietà, e lo sbrinamento
effettivamente c’è stato, sono stati staccati tutti i poster di
Zamparini dalle varie sedi di ritrovo, si è abbandonato il dialetto
bresciano e finalmente si è ritornati a sentire espressioni tipiche come
“un tu capisci una sega”, si perché in certi circoli ci si è ricreduti
ma si continua comunque a capire poco per questioni di DNA che esulano
dall’autelosionismo, l’intercalare di qualche bestemmia ha comunque
riportato l’atmosfera di un tempo, il fair play finanziario non ha più
l’aspetto mostruoso della smobilitazione, tanto che oggi la bestemmia
serve proprio per dare forza a certe frasi liberatorie del tipo “porco
di qua e porco di là...allora non ci avevo capito proprio una sega sulla
pontellizzazione”.
Si, la Bice ci racconta che è tornato l’ottimismo,
anche tutti quegli angoli creati apposta per i bambini sono stati
liberati dai giochi Preziosi, via i tappeti comprati da Tutunci dalle sale dove si pregava
che la Fiorentina perdesse, qualcuno è tornato persino a mangiare il
lampredotto, e soprattutto le tifose hanno dimenticato Montolivo. E’
proprio nell’universo femminile Viola che la Bice ha trovato il più
rinnovato entusiasmo, si è tornati a credere nella società, si è
bruciata addirittura la famosa lettera incorniciata del Vuturo che
pretendeva un confronto con i Della Valle, ormai si brinda convinti al
futuro, e la Bice che ama sempre immortalare certi momenti ci ha inviato
l’attimo preciso nel quale ci si abbandona allo stupore per una
Fiorentina che ha davanti a se solo il vento in poppa.

venerdì 14 giugno 2013
Un tuffo al cuore
E’
un continuo tuffo al cuore questa Fiorentina, gioia, passione e
orgoglio made in Florence, e anche nella breve intervista di Joaquin si
capisce quanta strada abbia fatto in un solo anno questa squadra. E’
ormai entrata negli occhi di tutti, anche in quelli dei grandi
giocatori, Gomez è addirittura lì a fare anticamera pur di averci, Pitti
Maquina apre le porte a una edizione, quella del prossimo campionato,
nella quale la nuova collezione di Montella punterà tutto sul tricolore.
Un tuffo al cuore della sua gente che fiuta la grande annata, si abbona
e aspetta senza più avere quel fastidioso tic della smobilitazione,
aspetta che Jovetic se ne vada permettendo così il grande salto nella
piscina dell'ambizione più profonda. Un tuffo al cuore di quelli che
personalmente mi affliggono copiosamente, costantemente, e non solo per
la Fiorentina, un tuffo al cuore forse cronico, c’era una farmacista
Fiorentina, bellissima, con la quale ho provato a capire se c’era
qualche soluzione farmacologica per il mio problema: IO buongiorno ho un
tuffo al cuore, diciamo pure problemi di cuore. LEI che tipo di
problemi? IO beh problemi del tipo non saprei, del terzo, tipo, si si
del terzo tipo LEI non conosco problemi cardiaci del terzo tipo, ha con
se una ricetta? IO si certo. E le allungo la ricetta che avevo scritto proprio
per lei. Lei legge. “Il problema di cuore è da intendersi in senso
metaforico, sono innamorato pazzo di lei come della Fiorentina. Un cuore
malato, un cuore spezzato per il quale LEI è l’unica medicina”.
Terminata la lettura si gira verso gli scaffali prende una confezione di
colore Viola. LEI tenga. IO Smetaforil. LEI Smetaforil, esatto. Lei è
affetto da ipermetaforia, ne ho contate almeno cinque in tre righe. IO
E’ grave? LEI un pò ma non si preoccupi basta prendere lo Smetaforil due
volte al giorno e guarirà. Pago 8 euro e 55 centesimi non guardo il mio
amore mentre mi saluta e me ne vado, poi quasi sulla soglia un dubbio
mi assale, lo Smetaforil va preso prima o dopo i pasti? C’è una scritta
in Viola come il colore della mia passione, anzi più che una scritta una
parolina che toglie tutti i dubbi. “
Supposte”. Un tuffo al cuore che
ha colto anche il povero Marotta, non solo me quindi, lui a caccia di
top player da anni mortificato da una crisi che morde la caviglie,
mortificato soprattutto da marchigiani permalosi e pontellizzatori,
fermi sulle loro posizioni, rigidi come se affetti da Viagra, e allora
ho consigliato a Marotta la stessa farmacista che aveva risolto il mio
di problema al cuore. E’ stata molto comprensiva anche con lui gli ha
spiegato che il tuffo al cuore è un problema abbastanza comune
nell’uomo, molto meno nel suo caso visto che lui è un porco, gli ha
spiegato che è un battito prematuro, ossia una contrazione del muscolo
cardiaco che avviene prima del previsto, in parole povere che soffre di
extrasetole, quelle che negli umani sarebbero le extrasistole. E con le
extrasetole che si ritrova per lui sarà sempre più facile portare alla
Juve pennelloni tipo Bendtner che top player.

giovedì 13 giugno 2013
Notizie troppo superficiali
Mentre
i riflettori sono tutti puntati su Gomez, intanto è sbarcato a Firenze
anche il quarto acquisto, forse sottovalutato un po’, mentre sotto sotto
continuano a lavorare Macia e Pradè. Ieri è uscito il nome di Cigarini,
si cerca di capire dove possa cadere la scelta per la sostituzione di
Viviano, si vorrebbe cavalcare l’entusiasmo di Ilicic che innamorato di
Firenze vede il Corridoio Vasariano ideale per distendere la falcata. Il
popolo Viola ci crede, annusa la grande annata e intanto si abbona a
colpi di quasi mille tessere al giorno. Pradè e Macia lavorano come
sempre sotto traccia, ci sono importanti operazioni da definire come la
comproprietà di Cerci che porterà buona liquidità, il rinnovo di Ljajic e soprattutto
la cessione di Jovetic che sembrano però non scomporli più di tanto,
danno una certa sicurezza insomma, sembrano avere la situazione in mano,
tranquilli loro tranquilli noi, meno invece i giornalisti sempre a caccia di
notizie mentre loro non lasciano trapelare mai niente. Bisognerebbe però anche avere la capacità di
adeguarsi a quelle che sono le abitudini, capire le tracce dai modi di
muoversi, adattare la ricerca allo scenario, e invece l’atteggiamento di
questa nuova generazione di giornalisti è superficiale in quanto si
cerca solo l’anfratto di superficie dove cercare una
qualche traccia di movimento, in un mondo il nostro invece molto sommerso e non solo per il mancato pagamento dell'Iva, del resto ognuno ha gli inviati che si
merita, io alla Bice ho fatto fare lo stesso tipo di addestramento di
una Bond girl, e non a caso con l’avvento di Pradè l’ho costretta a
prendere il patentino da sub alla piscina di Bellariva. La Bice fa free
climbing quando deve salire su a Moena, è capace di cavalcare la
notizia, e comunque di montare o farsi montare in genere, sa mettersi subito in moto,
due ruote o quattro ruote non fa differenza, si paracaduta sulla
notizia, difende le esclusive con arti marziali, con l’arte della
seduzione fa abbassare le braghe e anche la guardia a chi può essere
funzionale per arrivare allo scoop. La Bice è determinata, non ce ne
voglia Guetta e i suoi uomini ma la Bice è programmata per uccidere i
bamboccioni della notizia, è spietata, e mentre in questi giorni tutti
arrancano, immaginano, inventano in mancanza di tracce da seguire, lei
no, lei è sempre sulla giusta traccia. Quello che gli altri hanno
scambiato per sudore di Pradè lei l’ha trovato stranamente un po’ troppo
salino, quello che per gli altri era solo una tipo di anatra per lei è
subito sembrato un indumento impermeabile e termo isolante necessario
nelle immersioni per resistere al freddo. Insomma ha capito subito come
muoversi e si è attrezzata di conseguenza forte anche del patentino di
Bellariva, e mentre gli altri superficialoni sostavano davanti alla sede
della società a mangiare un ghiacciolo al limone, lei ha seguito Pradè, e
grazie a questo suo intuito oggi la Riblogghita è in grado di mostrare quello che gli
altri neanche si sognano, la Bice infatti è riuscita a immortalare
Pradè che sotto sotto analizza quel relitto di Ambrosini.
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