Volendo
guardare solo all’estetica di un mercoledì da Leone di Lernia, intanto
bisogna dire che il Barcellona è sceso in campo con la terza maglia che è
quella disegnata da Valeria Marini, e il risultato è un evidente
scempio del buon gusto, il tentativo di lanciarla in Italia è solo il
risultato, l’ennesimo, di un tentativo di dare un senso a chi è ormai ex
qualcosa come veline, calciatori che s’improvvisano stilisti, o come la
Marini che non è neanche ex non essendo mai stata qualcosa.
Milan-Barcellona sulla carta una partita che fa sangue, che emana
sentori di sesso, che sa tanto di accoppiamento, ma che poi partorisce
un testo di Califano. Perché a parte la maglia tutto il resto è noia. Le
grandi potenzialità blaugrana, tutto il petting del prepartita si è
trasformato in un incontro barboso, con Messi nano da giardino di Rocco
Siffredi, un possesso palla sterile come una sala operatoria, e Montella
inquadrato in tribuna potrebbe essere stato chiamato d’urgenza per fare
diagnosi. Certo il Milan non è l’Inter visto a Firenze, ma anche il
Barcellona non ci è sembrato cattivo e brillante come la Fiorentina,
sempre sotto ritmo come una trasmissione di Marzullo. Una partita che
sancisce una verità che anche noi abbiamo potuto assaggiare, amara,
indigesta come la cassoeula, un rabarbaro e ruvido modo di dirci che il
possesso palla fine a se stesso non è un salvacondotto verso un
risultato positivo. E il Milan ha saputo giocare con l’atteggiamento del
Pescara ma con i valori che nel frattempo sono purtroppo venuti fuori,
con lo stesso Montolivo che trova la sua giusta dimensione esaltandosi
di più nella quantità che nel cesello, come un posteggiatore di Piazza
Cestello, e il Milan lo pagherà questo sforzo europeo che speriamo
continui il più possibile, mentre noi sbarbati e profumati prepareremo
le partite con la vestaglia di seta legata in vita. La Fiorentina sembra
aver superato l’inverno dei risultati, e una volta ritrovato lo smalto e
l’entusiasmo adesso è necessario ritrovare la continuità di quei
risultati che ci avevano permesso nel girone di andata di dare uno
strappo, di togliere il tappo alla vasca da bagno di un campionato
ristagnante e presentare la vera novità tutta bella cosparsa di
borotalco, fino al borotacco sontuoso di Aquilani. Urge, necessita, per
non dire con lo slang sinistro del nostro river che ci comoda proprio la
cosiddetta serie positiva, è necessario adesso mettere in fila
soprattutto tre/quattro vittorie consecutive per spaccare la classifica e
il culo a qualche pretendente che ha portato il proprio motore fuori
giri e che adesso dovrà fermarsi in officina. Per rendere bene il senso
delle vittore da mettere in fila ho scelto i piccioni stanziali di Santo
Spirito, una risposta più umile, quotidiana e popolare dell’aquila
spaccona e burina della Lazio. Per esempio.
La Fiorentina per quello che ha fatto vedere in campo finora è la più bella realtà del campionato, non vedo perché dovremmo dichiararci inferiori al Milan, o averne paura, che vada o non vada avanti in CL, cosa che in entrambi i casi può avere, nel suo rendimento in campionato, ripercussioni negative o positive, ma che non si possono prevedere.
RispondiEliminaIl Barcellona, a partire da Messi, ieri ha perso pur avendo dominato perché era l'ombra di se stesso, non sono d'altra parte così certo che sia iniziato il suo declino ( cosa che ritengo molto difficile considerando le radici strutturali del suo successo), ci sta che non abbia preparato bene o abbia sottovalutato, non tanto tecnicamente quanto psicologicamente, la partita, pensando di poter tranquillamente almeno pareggiare a S.Siro puntando al massimo su un gol che "prima o poi poteva venire".
Non dimentichiamo due altri fattori: 1) episodi molto discutibili che hanno favorito il Milan e gli hanno messo la partita in discesa; 2) il travaglio-allenatore/i che il Barcellona sta attraversando, e che non può non incidere in questi momenti in cui non basta giocare a memoria, ma serve un coach all'altezza che sappia preparare nel modo giusto la partita, sia tecnicamente che psicologicamente, e poi intervenire con indicazioni tattiche e stimoli o con eventuali avvicendamenti a partita in corso.
Su Messi vorrei dire che il Barcellona lo ha esaltato negli anni, che ogni generazione ha bisogno di credere che il miglior giocatore del suo tempo sia il migliore di tutti i tempi, che parlare di lui come del miglior giocatore di tutti i tempi perché ha vinto quattro palloni d'oro è come dire che Armstrong è il miglior ciclista di sempre perché ha (aveva...) vinto il maggior numero di Tour de France. Fra Messi e Maradona, Pelè e Di Stefano c'è come fra me e il campanile di Giotto.
RispondiEliminaSì, Chiari ha ragione, il Barcellona suona uno spartito astratto, non rivissuto, uno spartito a memoria senza tenere conto dell'acustica della sala, del direttore d'orchestra, degli strumenti. Ieri sera, con le stesse accortezze e con lo stesso culo del Milan, almeno una ventina di squadre europee, tra le quali la Fiorentina, l'avrebbero battuto, forse anche più sonoramente.
RispondiEliminaJordan, non so chi faccia piagnistei, certo non la stampa catalana. «Marca» è fazioso, solitamente, e sbruffonescamente e paranoicamente esaltatore delle gesta blaugrana, ma leggi come titola oggi:
RispondiElimina«El peor Barcelona de los últimos tiempos perdió en Milán sin crear ni una sola ocasión. El Barça se olvidó de lo más importante y el disciplinadísimo equipo de Allegri le dio una lección. Para ganar un partido de fútbol hay que tirar a puerta y no lo hizo el equipo catalán, que cayó 2-0 y se ve obligado a levantar una eliminatoria que ha saltado por los aires».
Neanch'io so chi li faccia, non ho letto i giornali spagnoli, mi riferivo alla citazione di Leo ed alle accuse di catenaccio di Deyna. In realtà Marca ha ragione, trovare scusanti al Barcellona ieri ha del ridicolo.
RispondiEliminaDiverso il tenore delle dichiarazioni di Jordi Roura:
RispondiElimina«Ellos se han encontrado con dos oportunidades y nos han hecho gol [...] La remontada no es complicada. Con nuestro terreno de juego, nuestro estadio, tenemos confianza en la vuelta para pasar».
Osserverei che, foss'anche vero che il Milan ha avuto solo due occasioni, due è sempre meglio che zero, che è il totale del Barça. Il quanto alla facilità della rimonta al Nou Camp non posso che dispiacermi che una così grande squadra sia finita, per vicissitudini ben note, in mano a un pagliaccio ipointelligente che mi fa pensare al peggior Menotti, il miracolato da Quiroga e che per il resto della sua carriera fu il più bell'esempio di perdente dai grandi annunci, di perdente alla «Arrivo io, spostatevi, devo schiantarmi sul muro!».
Parole sante, Colonnello. Che dimostrano quanto la defezione di un allenatore vincente non sia un problema di facile e rapida soluzione, anche nelle migliori famiglie, dove si gioca a memoria, l'ambiente rimane compatto, e neppure ci sono pseudo tifosi che, tanto per dare una mano, si inventano smantellamenti.
RispondiEliminaAh ah ah... siete furbi Voi due, eh eh eh Chissà perchè, allora, con l'uomo che vinceva i mondiali da solo, su due partecipazioni, fuori al primo e secondo turno... Sempre rigirando le frittate eh...
RispondiEliminaAppunto, Louis, te lo dicevo io che in Champions il Napoli ha fatto le figure che ha fatto, mica aveva Iniesta e Xavi, aveva quei grandi giocatori che elencavi e anche il Padre Eterno si riposò alla fine della settimana, mica riescono tutte anche a lui... I quattro palloni d'oro Maradona non poteva peraltro vincerli, all'epoca gli extraeuropei erano esclusi e con una squadra che vinceva solo in Italia era proprio difficile arrivarci, a quattro, quand'anche il premio fosse stato a lui aperto.
RispondiEliminaCerto Leo, infatti io sostengo che Messi fa quello che facevano tecnicamente i campioni del passato coi ritmi e la fisicità di oggi.
RispondiEliminaVa
bene Colonel, sono opinioni. Io ritengo che quello che sta facendo
Messi sia un qualcosa di straordinario. Senza dimenticare peraltro
mai che il contorno di cui gode (compagni, organizzazione di squadra
e ambientale) gli sia di grande aiuto. Per carità. Però quando si
arriva a questi risultati, mai visti prima in era moderna nonostante
il fatto che di grandi giocatori ve ne siano stati moltissimi, da
Zidane a Ronaldo a Romario, da Baggio a Totti e Del Piero, da Figo a
Rivaldo o Raul e via discorrendo, se ne possono rammentare decine
solo negli ultimi 15/20 anni. E quando si arriva ad utilizzare, credo
di poter dire legittimamente, l'aggettivo “straordinario” è
normale finire nel campo dei paragoni, anche con giocatori e/o atleti
di altri tempi e generazioni. Io rimango dell'idea che quello che sta
facendo Messi sia già oggi di un livello superiore, proprio e
soprattutto in considerazione di quanto dicevo prima e ripreso da
Sacro Foco. Poi il bello del calcio è che ognuno la vede a modo suo.
Ora scappo davvero, Sera a tutti...
La tecnica del fuoriclasse, del "diez", è sì soggetta ai ritmi e alle diverse velocità, ma c'è una situazione che per me taglia la testa al toro. Parlando di tecnica pura, ancor più di stop e dribbling [che risentono dei tempi d'esecuzione], il calcio di punizione dal limite dirime. Chi sa tirarlo a giro, nel sette o nell'angolino al di fuori delle portata del portiere, è di tecnica superiore, non si scappa. E il calcio di punizione è l'unica situazione che non risente del cambiamento dei tempi: si tira oggi come si tirava negli anni 70 o 60. L'unica cosa che cambia è il pallone, ma quello semmai permette traiettorie diverse in aggiunta [vedi come calciano Pirlo e C. Ronaldo, quei tiri, esteticamente orripilanti, che sembrano fatti col SuperTele], sul tiro a giro non c'è differenza, se non che è più facile oggi. Ebbene, Antognoni tirava solo di potenza a collo pieno; Rivelino sparava bordate formidabili, ma cariche di effetto, però dato con le ultime tre dita esterne, era un caso a se'; Pelè di potenza o con lieve giro, ma non me lo ricordo come un grandissimo specialista, come neppure Cruijff; Bonhoff collo pieno; Platini la piazzava, come pure Baggio, ma c'era chi inventava traiettorie ancor più magiche: Maradona e ancor di più Zico. Ebbene, Messi pure le piazza, ma nelle sue traiettorie non c'è tutta quella sensibilità e magia. Così come nei tiri di precisione all'angolino, su azione, la piazza, ma non con la perfezione di un Diego o di uno Zico...
RispondiEliminaStabilire se era più forte Maradona o Messi è roba da disputa sul sesso degli angeli. Prima di tutto giocano o giocavano in ruoli non identici. Messi è una punta, parte largo ma pensa al gol, tanto è che ne ha fatti una caterva, Maradona era un fantasista che faceva di tutto là davanti, assist, funambolismi, giochi di prestigio e gol, trascinava indubbiamente di più, Messi è più un terminale, conclude. Maradona era più tecnico, aveva più sensibilità di piede, l'altro ha più velocità e controllo in velocità che è quello che lo mette alle stelle. Gli scenari di gioco son diversi. Il Colonnello non è d'accordo ma per me era più facile giocare ai tempi di Maradona, ritmi meno ossessivi, difensori meno preparati. Detto questo son due fenomeni che han fatto la storia del calcio e la stanno facendo, ognuno può dire quello che gli pare, preferire l'uno o l'altro, difficile stabilire dei criteri indiscutibili per fissare una scala di valori. Oltre tutto Messi ancora deve dare e le somme caso mai, si tirano alla fine. A S.Siro per me ha giocato male ed ha messo in mostra quello che è un po' il suo tallone d'Achille, quando le cose vanno male tende a scomparire invece che essere quello che prende il brando e trascina come da un top-player come lui ci si attenderebbe.
RispondiEliminaSacro Foco, appare assai meno completo ma è vero che non ha ancora finito la carriera. Louis, ma chi gli nega la qualifica di «straordinario»? Ho anche detto che il «suo» numero è irripetibile, unico nella storia del calcio! Solo che se si fanno classifiche, e tu le hai fatte, io lo pongo attualmente al numero 5, perché oltre ai Tre vedo superiore anche Crujiff, per quel che è stato definito il maggior impatto del singolo sulla squadra e per, appunto, criterio di completezza (che però raggiunge l'effetto di cui sopra).
RispondiEliminaSai, Deyna, se si va sulla balistica, allora sai bene che Pelè e Maradona segnavano da metà campo...
RispondiEliminaTornando al discorso sull'incidenza del calcio televisivo sulla tecnica , avete visto che fanno oggi i ragazzini? Ai miei tempi certe cose non le sapevamo fare. Secondo me ci aspettano anni di giocatori straordinari .
RispondiEliminaPer dire delle potenzialità sfruttate solo in parte dal nostro Antonio: ricordo che nell'83/84 il sabato sera su una rete locale, mi pare tele37, dettero un documentario su Pelè, nel quale mostrarono il famoso tiro da centrocampo ai Mondiali '70 in Messico. Il giorno dopo, la Fiorentina giocava a Milano, e Antognoni tirò dalla nostra metà campo, cogliendo in pieno la traversa di un allibito Piotti. Mi pare che nelle interviste serali ammise proprio di aver visto il documentario la sera prima, e di essersi ispirato a Pelè. Ora, la domanda è: cosa mai avrebbe potuto fare oggi, nell'era di youtube?
RispondiEliminaMessi per me è indiscutibilmente il più forte di oggi, ma Maradona lo trovo superiore.
RispondiEliminaCerto che in fatto di numero di gol gli "score" di Messi sono inarrivabili, ma nel calcio di Maradona si segnava meno, sia perchè il calcio era diverso, sia perchè si giocavano molte meno partite di oggi. Messi, oltre ad essere il più forte della sua epoca, ha anche la fortuna di avere come compagni di club tanti pezzi della nazionale più forte della sua epoca, Maradona invece non beneficiava certo di tale onore. I falli-killer esistevano ai tempi di Maradona ed esistono ai tempi di Messi, solo che ai tempi di Maradona era punizione e rìzzati, ai tempi di Messi gli invece avversari restano in dieci. Vicino alla porta li trovo forti uguali, ma lontano dalla porta ricordo Diego molto più forte, e soprattutto molto più presente e protagonista nell'impostazione.
Jordan giustamente individua il tallone d'Achille di Messi, scomparire quando serve il guizzo del campione, ma quello era un punto di forza del Pibe, sobbarcarsi la squadra sulle spalle nel momento della difficoltà. Ha vinto due scudetti in Italia con squadre, sulla carta, inferiori alle strisciate, ha vinto un mondiale con una delle argentine peggiori, e ne ha perso, teoricamente, uno quando hanno deciso che era il momento di stopparlo, nel '94. La grandezza di un giocatore non passa solo dalla forza dei compagni di cui disponi per imbottire il palmares di titoli ma dalla capacità che hai d'incidere quando tutto vira alla burrasca, e di giocatori così se ne contano si e no 4 o 5 in tutta la storia. Maradona ne fa parte, Messi ancora no. Ancora.
RispondiEliminaRiguardatevi le traiettorie di alcune parabole su punizione o su tiro in corsa dell'argentino e provate a portare video di altri campioni capaci di disegnarne di simili, in qualunque epoca. Non ho la vostra memoria né la vostra capacità di scovare video ma se arrivate a dieci, tanto di cappello.
RispondiEliminaScusa Deyna, e scusate tutti se mi intrometto. Sui calci di punizione non sono d'accordo. Oggigiorno, con i giocatori della propria squadra che aumentano in larghezza la barriera e con la complicità dei palloni "tecnologici", la vita per i portieri è durissima, e far gol, per gli specialisti, è molto più facile dei tempi passati. Al riguardo ricordo che uno specialista dell'epoca, un certo Morgenni, diceva che più giocatori ci fossero in barriera e più facile sarebbe stato far gol. Il portiere, per veder partire la palla, quando ne ha la possibilità, deve lasciare i tre quarti della porta scoperta e molto spesso cerca di indovinare la traiettoria o, se vede partire il pallone, è troppo tardi. Jordan, al proposito, penso sia il più indicato per dare un giudizio in merito.
RispondiEliminaSì, concordo, Gonfiantini, ma è proprio per questo che mi pare Messi non brilli troppo, rispetto a Maradona e Zico...
RispondiEliminaCaro Deyna, in un Cecoslovacchia-Italia che perdemmo, dopo aver subìto il primo gol dagli avversari (perdemmo 2 a 0) Antonio tirò in porta appena ricevuta palla dal dischetto di battuta di centrocampo, alla ripresa del gioco, sorvolando di un niente la traversa a portiere battuto: Bearzot per quello s'incazzò così tanto, sbraitando in panchina, che lo sostituì immediatamente dopo e fu l'ultima gara disputata da Antonio in maglia azzurra, quella che ti ho descritta l'ultima sua prodezza in Nazionale. Bearzot non capiva un tubo di calcio e l'aneddoto che ti ho narrato basterebbe in sé a dimostrarlo: quando fu tolta la squadra a Bernardini, per putsch juventino, e affidata a quel poveretto senza carriera, senza arte né parte, Giorgione cadde dalle nuvole ed esclamò, con la sua beata rozzezza e col suo sostanziale candore, di fronte a un nugolo di giornalisti: «Chi, quello che mi portava le valigie a Coverciano?».
RispondiEliminaE' vero, sui calci di punizione è fondamentale non perdere la vista del pallone, lo devi veder partire, anzi devi vedere come calciano prima ancora che parta per anticipare dove andrà. Se la barriera te lo copre puoi solo sperare che non arrivi o che vada fuori. Se era da lontano delle volte era meglio non metterla, la barriera, ma con i palloni di oggi i rischi crescono, è molto più facile fargli fare gli "aquiloni".
RispondiEliminaAllora Colonnello, Antonio si doveva essere proprio fissato - come a volte gli capitava: nel periodo del Mundial '82 gli era presa la mania del tunnel, come si vede anche nella partita col Brasile - perché il periodo se non erro era quello, autunno '83...Ricordo che Bearzot per qualche partita aveva provato una nazionale sperimentale lasciando fuori i senatori mondiali, tra cui Antognoni, e mettendo dentro i vari Giordano, Baresi, ecc. Bella quella di Giorgione, ma mi sembra tu sia un po' troppo duro con Bearzot...E' vero che le basi le gettò Bernardini, ma mi sembra che abbia proseguito bene il lavoro. Immagino allora, ad ogni modo, che se avesse avuto tra i suoi Totti che "je fa er cucchiaio", l'avrebbe fucilato sul posto.
RispondiEliminaNel frattempo, per gli irriducibili calciomani e amanti del calcio vintage, su youtube han messo su i video delle due partite tra italia e Polonia per le qualificazioni agli Europei '76
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=_yritps3I0Q
http://www.youtube.com/watch?v=4lXil9OP_kU
Antonio stava in nazionale grazie ad Artemio e questo tutta la stampa lo sapeva, caro Deyna, Arpino se lo lasciò pure sfuggire, una volta alla radio, digrignando. Quando la Nazionale passò a quel poretto il Barone chiese la testa del Nostro, a nome della simpatica squadra piemontese, ma gli fu risposto che aveva le mani legate. Nel '78 contro l'Argentina Bettega chiese il cambio di Antonio (Rimamboscia ci s'incavolò giustamente), additandolo platealmente, eppure Antonio aveva disputato ottima partita. Causio gli mangiava la rincorsa su punizione buttandogli la palla fra i piedi, Tardelli evitava scrupolosamente di dargli palla. Era un corpo estraneo fra quelle merde che facevano convocazioni, formazione e modulo.
RispondiEliminaJordan, al riguardo ricordo una volta ma non in quale occasione, ma abbastanza recentemente, Europei o Mondiali: un portiere non chiese la barriera, nonostante fosse non molto fuori area e centrale. Il tiratore non poté che tirar forte cercando il sette, ma non ottenne alcun risultato, anche perché, in quei casi, è più difficile che cercare la parabola vincente, parzialmente o totalmente coperta dalla barriera. Ora la domanda stupida: non potrebbe configurarsi come ostruzione la presenza di compagni nella barriera avversaria? Il regolamento non lo prevede, ma credo che sia stata sottovalutata la sua attuazione, mentre ha preso campo la presenza, inutile e a volte dannosa, degli arbitri di fondo campo.
RispondiEliminaGonfia, posso dirti che un tempo gli arbitri allontanavano i giocatori della squadra del tiratore dalla barriera ma non mi risulta che che la cosa fosse più proibita di adesso. Penso che hai ragione e che ci vorrebbe un divieto nel regolamento.
RispondiEliminaSu Bearzot son piuttosto d'accordo con il Colonnello. Tipico portaborse (anche le valigie?) da Federazione,credo abbia avuto più culo che anima sfruttando il lavoro di Bernardini (lui sì geniale, anche se forse un po' datato a quel punto) ed una generazione particolarmente florida del calcio italiano. Uno che ha il dubbio Antognoni-Zaccarelli di calcio non ci capisce una cippa.
RispondiEliminaMah. Io penso che sia il portiere a decidere come vuole piazzare la barriera e non l'opposto e non credo che il portiere si voglia complicare la vita diminuendosi la visuale per puro masochismo, ma per delle ragioni che forse a noi sfuggono, ma che sono sicuramente previste in allenamento.
RispondiEliminaPer chi calcia, secondo me, spesso la barriera è un aiuto, ovviamente a meno che non la prendi piena, o che non rispetti la distanza e si avvicini troppo [ricordo ancora i passettini delle barriere della juve del Trap, guidate da Furino]. Quando giocavo ero lo specialista delle punizioni, tiravo sia quelle da lontano di collo [a volte effettando d'esterno], che quelle dal limite a giro. In allenamento mi fermavo sempre a provarle, e senza barriera il portiere me ne parava la gran parte. Come si metteva la barriera, lo bucavo regolarmente.
RispondiEliminaRicordo delle polemiche su Antognoni in nazionale, ma non bene, ero piccolo...Ma se la juve non aveva un dieci da proporre, e l'unico rivale a fine '70s era il torinista Zaccarelli, perchè i gobbi non lo volevano? Mi sembra anche strano che in nazionale permettessero il costante boicottaggio di un giocatore, dandosi la zappa sui piedi. A onor del vero, ai Mondiali d'Argentina, le uniche buone partite di Antonio ch'io ricordi furono quella con i padroni di casa, e forse l'ultima col Brasile. Per il resto la tarsalgia lo limitava molto, e non fu così scandaloso sostituirlo col fresco e sano Zaccarelli...
RispondiEliminaMaradona è Maradona, gli altri sono giocatori di calcio (Baggio ed Edmundo i miei favoriti in questa categoria). Comunque, tanto per dire, Cerci sta a Robben come Ljalic sta a Messi.
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