Non
ci sarebbe nemmeno tutto questo gran bisogno di scomodare Minosse e il
resto della mitologia. oggi è ancora sufficiente Margherita Hack a
definire le cose: “ Un caldo boia”, e tra balle giornalistiche e bolle
di caldo, chi invece sembra veramente mitologico è Montella, che
anticipa il rientro dalle ferie e sottopone la ciurma a una bella
settimanella in quota all’Arno, tra ripetute e promesse ripetute come
quelle di Pradè, allunghi e scatti che hanno finalmente il sapore
popolare del sudore, che alla fine accomuna il gruppo a chi arranca in
città tra l’asfalto che si squaglia e l’isterico bisogno di qualche
buona notizia di mercato, che dia finalmente il via alla cosiddetta
nuova fase, oltre a un bisogno spasmodico di Polase. E quindi fa bene
agli occhi e al cuore vedere la squadra fare questo bagno penale di
caldo, lavori socialmente utili alla stagione, tattica, possesso palla e
corsa, il tutto, come dicevamo, condito da un torrido e soprattutto
democratico caldo, poi andranno a trovare l’aria più fine di Moena,
giusto e necessario, ma intanto questa settimana ha tutta l’aria (calda)
di essere uscita dall’altoforno delle idee, dove invece della ghisa si
produce una situazione che non gasa ma piega le gambe, perché questa
nuova stagione deve finalmente profumare di rottura col passato, avere
il sapore sconosciuto della fatica, delle responsabilità e del senso del
dovere, e anche se non proprio di un bagno turco, visto l’infatuazione
marocchina, almeno di un bel bagno di umiltà. La possibilità di errore
si è assottigliata quasi fino allo zero, percentuale che esige solo
lavoro e che vale per tutti, questa settimana deve avere anche questo
senso, serietà e impegno, la ricerca maniacale anche del particolare,
che sia il GPS, le palle inattive, la tattica, la preparazione atletica,
la psicologia spicciola e gli spiccioli di filosofia per dare un senso a
una stagione che abbia finalmente un senso. Ci va bene lo staff
tentacolare che pensa a tutto, ci va bene il giocatore tifoso che ha il
giglio tatuato vicino al cuore, ma vorremmo finalmente rivedere anche i
giocatori che si fermano alla fine dell’allenamento a calciare le
punizioni, mi viene in mente un grande argentino, e Minosse permetendo
ci piacerebbe rivivere quel caldo ricordo, passando però dalla nostalgia
di un Batipolo, alla bella scoperta di un manipolo di giocatori che non
ci faccia ristagnare troppo nei ricordi del passato.