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lunedì 30 luglio 2012

La chiamavano Trinità

In questa pausa della preparazione la Bice si è confessata al prete di Moena, una fede Viola la sua, della quale prende coscienza ai tempi di Enrico Chiesa, e che per uno strano segno del destino vede poi il suo esordio professionale il due marzo del duemilaotto intervenendo come inviata di Comunione e Liberazione a raccontare il gol di Papa Waigo. Le nostre strade si sono incontrate, invece, una domenica di settembre in Santo Spirito, dopo averla notata prendere appunti durante l’omelia, e subito fuori dal sagrato l’avevo fermata perché colpito da quell’insolito comportamento, che lei poi mi spiegò non essere quello che appariva, e che non c’entravano niente nemmeno i contenuti della predica di Don ey che raccontava di aver preso i voti abbandonando l’omonimo Gran Caffè di famiglia dopo che dentro a un cappuccino servito ad un americano, era affiorata la copertina dell’ultimo numero di Famiglia Cristiana, insomma, quegli appunti non c’entravano niente con l’omelia, più semplicemente aveva avuto notizie sul trasferimento di Amelia attraverso l’inseparabile auricolare di servizio. Tanto era bastata quell’intraprendenza a farmi innamorare del suo essere inviata dentro, poi mi conquistò definitivamente quando volle mostrarmi la ferrea determinazione nel voler diventare una numero uno in modo da permettersi finalmente una casa a Ostia, perché gli ricordava tanto il rito della Comunione, una donna colta e complessa ma anche semplice, in grado di chiudere la sua giornata lavorativa come fosse una messa, è noto infatti come ogni sera baci la foto di Amenta. E’ una Bice che si apre totalmente quella che confessa la sua fede al prete di Moena, una moderna donna cattolica, protestante solo davanti a cristiani tipo Ronaldo e Lucarelli, capace di difendere la sua libertà sessuale anche davanti ai pettegolezzi, e allo stesso tempo di confessare senza nessuna remora a Don ey, il fatto di non poter fare a meno di  fare all’amore con il sapore tutti i giorni durante le colazioni in Val di Fassa. La Bice che fin da piccola è sempre stata convinta di sposare un uomo che si chiamerà Rosario, e che anche nei momenti in cui stacca la spina dal lavoro, riesce sempre a distinguersi ed elevarsi a regina di una categoria, quella giornalistica, in crisi d’identità tanto che agli inviati viene timbrato sulla mano il nome della testata giornalistica per cui lavorano, in modo da raccoglierli e smistarli nei relativi alberghi alla fine della giornata. Insomma, mentre la Bice si accingeva a dire le preghiere di penitenza, una telefonata importante le permetteva di svelarci finalmente uno dei grandi quesiti ancora irrisolti di questo ritiro Viola, la seconda foto ci mostra infatti la casa fiorentina di Montella, e una scelta abitativa così precisa qualcosa vorrà pur sempre dire sul modulo che adotterà la squadra.