.

.

sabato 26 ottobre 2019

Centrare la porta, buttarla dentro...


Perché ci piacciono così tanto i grandi campioni, che poi sono quelli capaci di fare la differenza. Perché siamo uomini. Siamo anime semplici. Poche ma importanti le discriminanti. Non ce ne frega niente se in certi casi è presente l’arroganza, o la poca professionalità. Ognuno ha il suo Ibra, oppure Edmundo capace di farci sognare. Perché siamo uomini. Le nostre donne ci guardano con tenerezza perché conoscono bene il tema. Loro così dolcemente complicate. Noi spudoratamente semplici. Infantili. A loro basta un cono vuoto per sognare l’unicorno, a noi di vuota ci vuole la porta. Ci piacciono persino quei giocatori che non si vedono mai durante la partita, basta che la buttino dentro. Già, la buttino dentro! Il grande tema che ci accomuna e che ci differenzia maggiormente dalle donne. Centrare la porta! Altro mantra. Pensate a Ciro Immobile, o a Bellotti, i primi due che mi vengono in mente, inguardabili fisicamente, eppure efficaci. Vorrei tanto menzionare anche Vlahovic, ma a parte che non è inguardabile fisicamente, non è soprattutto ancora un goleador, ma il tempo è dalla sua parte, e anche noi che siamo uomini. Mentre a una donna non si può chiedere di essere solo efficace, vogliamo che abbia tutta una serie di caratteristiche che sono l’esatto contrario di quello che pretendiamo dai giocatori che devono fare la differenza. A loro chiediamo solo di buttarla dentro, di centrare la porta. A lei no. Se per gli uomini abbiamo allargato le rose, fatto lievitare il monte ingaggi pur di consentire il turn over, le donne malgrado le loro notti bianche non dovranno mai essere stanche per dirci un altro si. Dolcemente complicate, emozionate, delicate, di contro la ruvidità di un centravanti che affronta i duelli aerei a gomiti larghi. Loro interessanti, sexy, genitori informati, cuoche, gentili. Mentre a noi basta centrare il water.

Nessun commento:

Posta un commento