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lunedì 18 maggio 2020

Siamo tornati


Da oggi ogni scelta è personale ma allo stesso tempo collettiva, ogni scelta influenzerà chi ci sta vicino e chi incontreremo. Per questo in San Frediano è stato deciso di non ricominciare a fare scippi. Dovremo imparare a mandare affanculo con gli occhi, anche quando da Zara la commessa proverà a venderci l’abito “concettuale”. La Rita che ha ricevuto la telefonata della parrucchiera per fissare l’appuntamento mi ha ricordato Paolo Brosio quando ha ricevuto la telefonata finta del Papa. Adesso andremo incontro a quel periodo dove incroceremo individui che ci racconteranno il loro lockdown, le loro inquietudini sul futuro. Ci aspetta insomma un periodo nel quale dovremo annuire molto. Perché quando si vive un evento collettivo l’umanità si sente in dovere di raccontarlo, ma attenzione, non ci verrà relazionato un singolo momento come potrebbe essere un terremoto, ma oltre due mesi di quarantena. Come se non bastasse si prevede anche il crollo del mercato delle farine. Finita una tragedia ce ne aspetta una peggiore; il monopattino elettrico farà più morti del Covid-19. Non voglio dire di fare come me, ma forse mi sono salvato dal contagio perché fin dal primo giorno di quarantena ho adottato una precauzione precisa, rispettandola in maniera rigida, quasi maniacale; tenere un bicchiere di Nerello Mascalese in ogni mano così da evitare di toccarmi il viso, gli occhi, la bocca. Basterebbe che fosse vero quello che sostengono i terrapiattisti e aspettare che il virus arrivi vicino ai bordi e caschi di sotto. No, non è il Nerello Mascalese, è tutta questa libertà a farmi girare la testa. Così come mostra la foto, insomma, siamo tornati in natura.

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