Ieri anche se un po’ di sghimbescio ho affrontato il tema dell’intelligenza perché in famiglia mi hanno sempre insegnato che è lo strumento principe, più ancora del principe di Galles nel guardaroba dell’uomo, da usare prima di qualsiasi avvocato. Forse la mia famiglia mi ha insegnato questo solo perché era povera e gli avvocati costavano troppo, oppure la gente che usa troppo gli avvocati lo fa perché non può comprarsi l’intelligenza. In casa mia si è sempre portato come esempio educativo una persona che in via del Leone era nata con poco cervello ma con una grande macchia sulla pelle che il dottor Pileggi di via Senese sosteneva essere una compensazione della natura, insomma, non era altro che una voglia di Perry Mason. Tengo molto a questo argomento perché il mio povero zio che non c’è più faceva il maestro elementare in via Maffia, aveva un cane intelligentissimo cui aveva insegnato a leggere e a scrivere. Adesso immagino battute del tipo “Ecco chi ti ha insegnato a scrivere come un cane”. Spesso, per dimostrare alla sua classe quanto quel cane fosse più bravo di loro, se lo portava con se e faceva spiegare a lui la lezione del giorno. Si chiamava Foglioprotocollo ed era figlio di Foglioprotocolloaquadretti che in famiglia compilava anche la denuncia dei redditi, insomma, il cane spiegava e i ragazzi lo seguivano con grande attenzione. Anche perché mio zio che non lasciava mai niente al caso, aveva appeso un grande cartello con scritto “Attenti al cane”. Io che ho imparato molto dalla sua filosofia del richiamo all’attenzione, ieri sera tardi, su un Fabriano F4 ho scritto “Attenti all’Atalanta” e poi l’ho attaccato sul frigorifero per ricordarmelo stamani prima di andare a fare la spesa. Devo dire che lo zio mi ha sempre messo in guardia dalle persone poco intelligenti e mi raccontava di una mamma di un suo allievo che quando veniva ai colloqui era più preoccupata per la buona riuscita delle sue famose ricette che non a conoscere l’andamento scolastico del figlio. Infatti, uilizzava tutto il tempo per chiedergli consigli su come fare a gestire la cottura di certe pietanze visto che lei seguiva con estrema precisione le istruzioni delle ricette di cucina pubblicate a puntate sulla Nazione e lui scriveva una rubrica sulla stessa pagina. Ricorderò sempre quando venne a casa nostra e ci raccontò che la donna aveva eseguito con estrema precisione la ricetta del giorno, e gli aveva fatto presente che il tacchino con le patate era nel forno e che si stava cuocendo a 180 gradi. E più che sul buon profitto del figlio, quella donna sperava che tutto andasse bene perché per sapere quanto doveva cuocere avrebbe dovuto aspettare fino alla puntata dell’indomani. Adesso però mi devo ricordare di comprare il dentifricio, le lenticchie di Colfiorito e soprattutto di fare attenzione all’Atalanta, ma quello me lo sono scritto e spero se lo sia appuntato anche Montella, poi mi mancherebbe qualcosa per cuocere tipo la cacciagione, almeno cosi mi sembra di ricordare, perché grazie allo zio maestro e a madre natura ho imparato ad usare l’intelligenza, e capisco bene quindi chi è stato meno fortunato di me e deve farsi scrivere la lista della spesa dall’avvocato, io grazie a quella dotazione di serie rispondo senza rancore a tutti, anzi invio colombe di pace nel tentativo di addolcire certi animi ispessiti molto spesso da vicende negative della vita. Perché le colombe sono creature che incarnano veramente l’immagine della pace e dell’amore. E sempre più di frequente metto delle briciole di pane sulla terrazza e rimango a guardarle mentre leggiadre beccano tranquille. Non riesco a pensare a qualcosa di più mite, di più puro, mi verrebbe voglia di accarezzarle, se solo si facessero avvicinare. Invece sono molto timide e basta un mio minimo gesto per farle scappare via in uno svolazzare di candide piume. Peccato perché mi dicono che hanno anche un buon sapore. Ah, ecco cosa mi serviva, una bottiglia di Rosso Conero per marinare la colomba appena la becco.