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mercoledì 19 febbraio 2014

Ognuno si porta dentro la propria confusione

Oggi vi racconto un episodio che evidenzia più ancora della moviola in campo quanto questa amata terra possa entrarti dentro, e se non proprio dentro, almeno come lo sporco. Sotto le unghie. Così come la maglia Viola che una volta indossata porterai senza più togliertela, anche sotto certe docce fredde. Una terra che ti porterai dentro anche quando sei già dentro come è successo spesso al Bambi, e allo stesso modo anche quando la tua prigione non si trova in Toscana, ma si trova semplicemente nella tu testa. Perché se non è zuppa è pan bagnato, quando non è nemmeno una prigione e si sta parlando di qualche comunità di recupero, mi ricordo infatti il Bambi che mi scriveva lettere lunghe e accorate nelle quali fermava attimi della sua disintossicazione proprio guardando fuori dalla finestra dove si riempiva gli occhi e svuotava l’anima dall’astinenza guardando la natura madre in cui anche noi abbiamo la fortuna di vivere. Dalla finestra della sua camera, d’un lato incorniciata dalla chioma di una quercia secolare, il suo sguardo spaziava verso sud da dove poteva vedere la val di Chiana stendersi fino all’orizzonte. Nelle sue lettere fermava lo sguardo sui campi verdi e le colline che sorgevano laggiù in fondo. Anche io come lui amo questa terra e tutti abbiamo il dovere di preservarla dai vari Braschi e Nicchi, di mantenerla intatta, perché tutti dobbiamo esserne gli attenti custodi in modo da lasciarla così com’è ai nostri figli e ai figli dei nostri figli. Per sempre. Anche quando come nel caso di Calvarese e Damato non si è sicuri che i figli siano veramente i propri. Il Bambi mi scriveva che quella quercia vecchia di mille anni era bellissima, folta, e sono convinto che lui in qualche modo ci rivedeva un grande pube di donna, quello tipico del periodo prima che arrivasse la moda di depilarsi. Penso che in quel periodo fosse anche in astinenza da passera. Mi scriveva che quell’albero era come se fosse un sipario che delimitava il suo sguardo verso nord, che gli faceva compagnia e che incombeva sulla sua vita ogni giorno come un angelo protettore, quello che per noi prigionieri della bellezza di Firenze è invece il Cupolone che ci ricorda tanto una poppa, mentre il nostro cipresso è la torre di Maratona, il faro della nostra fede. La quercia secolare tra l’altro lasciava che la parte a settentrione rimanesse nascosta come uno stupendo mistero. Poi la crisi di astinenza si riaffacciava, si abbatteva su di lui come il fermo immagine del fuorigioco di Icardi, e così chiuse quella lettera, aggiungendo, subito dopo aver riconosciuto alla quercia secolare il fascino di nascondere una parte della visuale “Adesso mi ha proprio rotto le palle, nessun problema, domani l’abbatto”. C’è veramente troppa confusione, soprattutto di sentimenti, l’interpretazione dei cartellini gialli lascia a desiderare, Renzi lascia la città ma intanto ha pedonalizzato piazza Duomo e tolto almeno la confusione dovuta al traffico, spostandola tutta in piazza San Marco. Manca la propria visuale, c’è contaminazione incrociata degli alimenti, c'è guerra di blog, la Signora in Giallo porta sfiga e indossa persino la seconda maglia del Napoli. Insomma, tanta, troppa confusione, capisco anche che ci guardano con interesse perché è sempre meglio che guardare San Remo, sperando che non querelino anche la Littizzetto per tutte le parolacce che dice. Ma ognuno si porta dentro la propria confusione, c’è infatti chi ha visto Massimo Mauro portare le piante grasse dal dietologo.