Mi dispiace per la Val di Non ma non è vero che una mela al giorno leva il medico di torno, ieri infatti ero a Bolzano, che certamente non è un luogo comune, come in Champion non è ormai più un luogo comune corretto dire che le squadre di casa partono avvantaggiate. E se in Champion si vince solo in trasferta, in trasferta a Bolzano ho capito come certi luoghi comuni, in realtà sono solo credenze popolari fasulle. Si, a Bolzano ho imparato che il luogo comune è un opinione non necessariamente vera, più strettamente legati alla tradizione possono essere i detti, nel calcio per esempio si usa dire che alla fine gli errori arbitrali si compensano. Col cazzo. La palla è rotonda e lo è sempre stata, però oggi con questi palloni non ha più lo stesso significato, il pallone cambia traiettoria, si abbassa improvvisamente, insomma le partite non iniziano tutte da zero a zero. Luoghi comuni o anche citazioni, nel calcio viene usata molto spesso quella di Boskov sulla testa dei giocatori e sulla bombetta di Osvaldo, Boskov del resto è stato il vero anticipatore di luoghi comuni perché ha pronunciato quella sua frase storica molto prima che Montolivo gli desse così ragione andando al Milan. I luoghi comuni possono essere opinioni interessanti come quelle di Massimo Mauro, talora anche acute come invece quelle di certi tifosi in merito alla pontellizzazione. Opinioni che legittimamente possono essere utilizzate come punto di partenza per un pensiero critico, mi viene in mente “Della Valle braccini corti”, analisi profonde che delle volte hanno persino avuto bisogno dell’enfasi di gadgets come parrucche e nasi finti, dirittamente in ritiro, che è il punto di partenza per eccellenza di una stagione. Luoghi comuni come verità inconfutabili? Derivati dalla saggezza popolare? Direi proprio di no, e l’ho capito sulla mia pelle, insomma, mi ci ero affidato come molti tifosi avevano fatto con la saggezza tattica di Prandelli prima che perdesse la marcatura di Bettega. Dicono tutti che quando un ristorante è frequentato dai camionisti vuol dire che si mangia bene. Per questo motivo, ieri non sapendo dove sbattere la testa mi sono fermato davanti a un locale il cui piazzale era affollatissimo di camion, tir e furgoni. Ho mangiato malissimo. Spero a questo punto che chi contribuisce alla diffusione di questo tipo di luoghi comuni non si senta offeso e per questo mi quereli, ma non solo ho mangiato male, il personale era impreparato e senza nessuna esperienza. Spero solo che stasera non lo sia anche la Fiorentina, impreparata. Insomma, me ne sono andato sconsolato, non solo perché avevo mangiato male, ma anche perché avevo capito che non era più vera quell’immagine anche un po’ romantica del camionista buongustaio che mi portavo dietro da sempre. Strano anche il nome che però ho visto solo all’uscita. “Concessionaria Iveco”.