L’ottavo di finale contro la squadra del leccaculo degli arbitri è servito, ma nell’ambiente si dice che lecca il padrone solo perché è sempre senza voce, e vista la sindrome da accerchiamento che ci ha colpiti dopo Parma, speriamo che adesso non si materializzi la figura massiccia e sgraziata di lui. Si il ritorno di Ovrebo. A Castiglione delle Stiviere dove è nato Gervasoni tutti sanno e non sanno che sua madre aveva avuto una storia con il fratello di Ovrebo, si sospetta e non si sospetta che l’arbitro italiano sia in realtà il nipote preferito del norvegese, e che da lui abbia ripreso la passione per la direzione arbitrale, che è differente dalla passione che invece aveva la madre per lo zio. E a differenza del sangue freddo tipico dello svedese, anche perché in Svezia fa molto più freddo che a Castiglione delle Stiviere, Gervasoni odia le spinte violente di giocatori focosi come Borja Valero, perché gli ricordano tanto certe altre spinte focose che si esercitavano in quella relazione segreta alla quale lui aveva dovuto assistere suo malgrado quella volta che si era nascosto sotto il letto per giocare ad ”arbitro falso”, un gioco che andava per la maggiore all’epoca e che andava giocato di nascosto e al buio per far preparare meglio i giocatori all’atmosfera tipica delle macchinazioni che oggi sono quelle messe in pratica da Nicchi e Braschi che di quel gioco sono stati dei veri campioni. La partita, un allenamento che ha confermato la chirurgica precisione del sinistro di Ilicic, la frgilità preoccupante sull’uno contro uno di Compper, il tedesco mi è sembrato più tenero del tonno che si taglia con un grissino, mentre Pizarro dimostra di stare molto bene anche fisicamente. In poche parole un pareggio regalato, ma che almeno ci ha permesso di portare a casa la qualificazione, di fare rodaggio alla macchina tedesca del cazzo, e di rivedere anche un Bakic dalla buona prsonalità. Quando ho visto Rosati ho subito cambiato streaming e l’ho fatto per altre dodici volte pensando di aver sbagliato partita, poi quando ho realizzato che era Rosati nostro ho pensato che Gervasoni avesse scritto sul referto che Neto aveva la tubercolosi, e in quanto infettivo non poteva scendere in campo in Europa per via dei rigidi parametri di Maastricht. Braschi del resto ha Gervasoni come medico curante, e si dice che la moglie di Braschi si vada a fare ripetutamente visitare dal nipote di Ovrebo. Furio intanto mi ha invitato domenica a cena, e quindi soprattutto a vedere una delle ultime partite prima della disdetta a Sky, anche lui caduto sotto i colpi della gestione Nicchi e Braschi, però mi ha anticipato una cena un po' particolare, tutta a base di carne di cavallo, ma la cosa più strana è che ha comprato un cavallo intero, e così ho voluto precisare che di solito non ho tutta quella fame prima delle partite, ma lui mi ha tranquillizzato dicendo che era stata un’occasione e che gli serviva una testa da spedire a Castiglione delle Stiviere. Se è vero che dalla partita di Parma mi sono salvato perché ero in Sicilia, lo strascico delle polemiche mi hanno invece investito e di fatto annientato l’interesse per la partita di ieri, per la quale infatti ho lottato strenuamente contro il sonno. Mi sono salvato solo mangiando le frittelline e i cenci del forno Sartoni in via dei Cerchi. Che dire, bene comunque, andiamo avanti. Finale di coppa Italia con il Napoli, ottavi di Europa League con la Juve e terzo posto ancora vivo. E tutto questo malgrado le storie di corna tipiche della provincia italiana e norvegese. Una concomitanza di eventi che mi ha fatto ritornare in mente un’espressione poco gentile, ma tipica, che usavamo da piccoli quando giocavamo per dieci ore consecutive a pallone utiizzando i tronchi degli alberi come pali da una parte e i giubbotti dall’altra. Un’ espressione un po’ in disuso anche per via dell’età che ci impedisce di essere così scurrili, anche se poi in realtà lo siamo comunque, o almeno lo sono visto che proprio per questo motivo mi hanno querelato. Insomma, volevo rispolverare quella frase per dedicarla a qualcuno della provincia italiana, che poi è la madre di tutte le colpe per quanto successo alla Fiorentina a Parma e a Monaco, “Tu c’hai la mamma maiala”.