Nei riti cristiani occidentali l’avvento segna l’inizio del nuovo anno liturgico, mentre nel vento che paralizza le zone occipitali, Jovetic segna la doppietta e l’inizio della liturgia rossiniana. E’ quindi nella domenica dell’avvento forte, che la Fiorentina batte finalmente una terza, e non in una gara a chi ha il seno più grande, ma in una che col senno del poi da ragione a Delio e le storie tese come il vento, perché ci ha visto giusto con quei due esterni che levigano la partita segnandola molto più del vento. Nei moccoli dei cristiani allo stadio invece, Montolivo segna il punto massimo delle imprecazioni, ora che c’è anche un Olivera speriamo almeno che tra i due il freddo geli quello con la passata, in modo che smetta di produrre passaggi melliflui e oleosi. Finalmente squadra anche controvento, quando prima non lo era nemmeno ad essere avventati nei giudizi, a essere cioè tifosi a senso unico, mentre oggi è la squadra ad avere finalmente un senso, una fisionomia e persino un anima. Mentre continua il gelo al netto del vento, tra la società e il “tessuto sociale” della città, dall’editto con firma in calce che si è potuto leggere su quella fila di poltroncine ancora vuote in tribuna. La curva Ferrovia deserta invece, non è una mega protesta dei tifosi, ma la fotografia dell’inadeguatezza di una struttura ormai logora come il rapporto con Montolivo, e quella fila di poltroncine vuote in tribuna potrebbe rappresentare la fase cruciale della partita che si sta giocando alla Mercafir, occasione imprescindibile per rilanciare ambizioni e progetto. Mi fa piacere ricordare che la partita è stata segnata dai canestri da tre punti sul personale tabellone di Corvino con gli acquisti di Jovetic, Cassani e Boruc, mentre nelle solite televisioni fiorentine, quando si perde si da addosso alla società e quando si vince si continua a parlare di tutto tranne che della partita. Si continua cioè a cercare di fomentare gli animi contro la società, perché la Fiorentina non c’entra niente, e in questo sono almeno coerenti, visto che la battaglia si sta giocando sulla difesa degli interessi di rione contro lo straniero che viene fatto passare per permaloso, e che invece ha inquadrato perfettamente la cricca di rosiconi e mamme Ebe dalla c aspirata come l’asma che gli viene quando pensa alle mani marchigiane sulla città. Una cricca che è il nostro nuovo Rinascimento fatto di facce di marmo come del resto anche il cervello, senza un euro in tasca ma con la lingua biforcuta come quella di Nicola Berti. Mentre Amauri fa il Bud Spencer e Jovetic il Terence Hill, Rossi più che il Sergio fa il Leone incitando, masticando e irrompendo in campo a dare disposizioni, a differenza di un Guidolin congelato nella propria antipatia, che ha sperato di perdere il prima possibile per andarsi a bere un tè caldo negli spogliatoi. Delio da tutto e gli va riconosciuto, a Roma si buttava nelle fontane, qua gli auguriamo di non farlo in Arno per via delle pantegane, ma gli riconosciamo una dedizione assoluta, che un po’ stride con il messaggio che i media vogliono far passare, quello cioè di una società in dismissione, che però ingaggia il migliore su piazza e fa un contratto di 5 anni a Jovetic. Sento un vento favorevole e per niente freddo, capace di spazzare via resistenze parassite e foglie morte che si sono accumulate nel cortile della Fiorentina in questi anni, un vento capace soprattutto di cambiare certi modi di dire popolari che hanno pur sempre un fondo di verità, come per esempio quel “controvento si va ma contro le facce a culo anche”.