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venerdì 3 febbraio 2012

Casta Crociere

A parte Laetitia che ne è una deliziosa rappresentante, nel calcio c’è invece una casta che sta contribuendo con spregevole impegno a mandare a picco i bilanci delle società oltre a fomentare furibonde risse sindacali. Tanti Schettino che fanno l’inchino davanti ad operazioni sempre più al limite, garantendosi provvigioni all’arma bianca, portando falle di bilancio e sempre più spesso i propri assistiti alla fonda strategica in tribuna. Anche in questa finestra di mercato dalla quale nessuno di questi signori è volato purtroppo, si è cercato di rimuovere le carcasse dei campioni strapagati, dalla copertura delle tribune grazie al fuoco amico dei procuratori, mentre i disoccupati della categoria soffiano come mantici per alimentare guerre sotterranee, e per cercare di mungere e spillare latte da mucche sempre più magre. La Juve ha aperto le stalle per fare uscire Amauri, Toni e Iaquinta, a noi invece sono rimasti alla sbarra della mangiatoia Marchionni e Felipe, perché pecore fondamentalmente, ma le tribune sono piene di ovini ovunque, di gente che riscuote e che rifiuta destinazioni in attesa di prendersi il cartellino e portarlo in dote a chi rimpolperà i loro conti correnti. E’ in tutta questa “buona prassi” che bisogna giudicare il lavoro dei DS, e anche nell’operazione fallita con l’Aiax c’è di mezzo una lotta tra la società olandese e il clan del giocatore, e nella quale questa volta siamo rimasti invischiati noi, come invece per Amauri abbiamo tratto vantaggio. Il sottobosco dei procuratori è scivoloso e non conosciamo i crepacci nei quali certe operazioni inevitabilmente portano, le società mi sembrano in grande difficoltà e sono costrette spesso a cedere ai ricatti, perché gli equilibri di forza sono troppo sbilanciati verso il clan dei giocatori, che inevitabilmente strappano contratti lunghi ed onerosi, che rimarranno tali anche quando demotivati non garantiranno più un rendimento adeguato, rimarranno tali anche quando la professionalità andrà in giro a notte fonda, ma saranno pronti a chiedere ritocchi o a voler andare a vincere e sognare, solo per aver garantito quello per il quale sono stati messi sotto contratto. E’ per questo che sempre più spesso si è costretti a scommettere su giocatori demotivati nel loro club di appartenenza e  in cerca di rilancio da altre parti, che si spalmano il contratto magari in cinque anni quando ne hanno già ventinove e vanno a rimotivarsi in piazze che sono storicamente meno affascinanti di quelle che lasciano.  Nel sempre più freddo mondo del calcio non c’è più spazio per il romantico attaccamento alla maglia, mentre nel sempre più freddo febbraio c’è invece spazio per il maglione, non più bandiere ma banderuole, e là dove un tempo c’era il giglio oggi ci affondano le navi.