Un plotone di esecuzione ringhioso come una muta di mastini napoletani, per niente napoletani però ed è un peccato, perché almeno qualcuno ci avrebbe potuto illuminare la scena con una cravatta di Marinella, e invece perfettamente fiorentini in tutta quella bava fuoriuscita da domande preconfezionate come il prosciutto già tagliato in vaschetta. Una conferenza stampa triste come una puntata di uomini e donne, mentre il tronista Corvino rispondeva al rintronista di turno a colpi di congiuntivi e otturazioni che saltavano come un 45 giri graffiato. Certo è facile per un condannato come il Corvo mostrare il petto di cinghiale davanti a moschetti che s’inceppavano perché caricati con lettere di licenziamento mascherate con cuffie di pelle e frustini, in uno scenario sadomaso nel quale Corvino addirittura rifulgeva statuario come una scultura di Botero. Ma evidentemente i giornalisti non lo sanno che Monti ancora non ha messo mano all’articolo 18, mentre il 118 veniva allertato per cercare di drenare quei fegati farciti con bile montata a panna davanti al fax olandese che faceva tanto menù da pizzeria. A me Corvino è piaciuto perché ha mostrato le sue debolezze, ma la muta era stata già affamata e il cinghiale ha un fascino irresistibile per l’olfatto dei cani, e così non hanno potuto condividere le difficoltà di un uomo solo al comando. Un uomo che per la prima volta ha manifestato il disagio davanti a quella che reputa un ingiustificata caccia al cinghiale, trasformando così un plotone di esecuzione, in un bancone del luna park dove si spara ai palloncini per vincere un orsacchiotto di peluche. Perché il Corvo ha presentato regolare certificato medico che profuma tanto di mancato rinnovo, un profumo forte come quello dei brigidini appena fatti e che ha spiazzato la muta come un rigore di Baggio. I DV non vanno bene perché non spendono, Corvino incapace, Sinisa a suo tempo indegno, e poi Cognigni, e Teotino ecc ecc, e hanno ragione loro, i giornalisti, perché ho visto la presentazione della collezione Tod’s a Parigi per la settimana dell’alta moda e devo dire che i DV non c’entrano proprio niente con i fiorentini, e lascerei ai giornalisti volentieri la scena, magari proprio a Novoli alla Mercafir dove secondo me il mercato ortofrutticolo meglio li rappresenta e li colloca finalmente vicino al popolo, che ci trovino loro un’alternativa valida a questa mortificazione marchigiana, senza però farsi sopraffare da nostalgie cecchigoriane, perché non vogliamo passere dai fax olandesi alle fideiussioni colombiane, che non fanno certo onore a una categoria come quella giornalistica fiorentina, che risplende molto di più di chi illumina invece solo le scene parigine.