Per capire come è cambiato il ruolo del tifoso, basta pensare a quelli che hanno avuto la fortuna di seguire la propria squadra nelle coppe europee, e per questo motivo sono stati contaminati da abitudini alimentari diverse dalle nostre, come per esempio quella di usare il bacon a colazione, oggi però prontamente sostituito con Baconi. Una volta c’erano tutta una serie di fosse, e da qui il detto “del senno di poi son piene le fosse”, oggi invece riempite di pecorino, ci ricordiamo la più in voga che era quella dei leoni a Milano, che si è trasformata nel tempo fino a ricoprire i gradoni di cemento del suo spazio, con un velluto a coste rossonere del Visconte di Modrone, e una volta raffinata anche la sua frequentazione, ha aggiunto alla dicitura fossa quella di club, diventando Fossa dei Lyons Club, e promuovendo presidente Leone di Lernia. Tutte le altre fosse, comprese quelle più sfigate capitanate da becchi oppure da becchini, ormai non emettono più un comunicato senza avere il supporto dei numeri dell’altro sfigato che è appunto Tiberio Fossi. I tifosi rappresentati da Abatantuono e Boldi non esistono più, perché oggi prima di tutto il tifoso rappresenta se stesso, e poi avanza tempo la propria squadra, è inutile incazzarsi alla fine se anche il presidente dichiara che la squadra è un hobby, tanto primo o poi si incontreranno al Brico e chiariranno. Il tifoso un tempo seguiva il Masala, oggi però troppo gonfio di marsala, oppure il Ciuffi diventato un juke box pubblicitario, e allora il tifoso si è scelto il suo predicatore di riferimento e vive per quello che dice lui e non per la partita che ha visto. I più teneri e dolci hanno scelto Tenerani perché si taglia con un grissino, il gruppo degli Alzheimer segue Paloscia con il dito puntato non tanto alla classifica pericolosa, ma al Salvavita Beghelli, con la speranza nel cuore di vedere un gol di Amauri prima di morire, quelli che invece avevano scelto il Guetta, oggi fanno parte di un associazione, che come quella per le vittime dell’amianto, chiede il risarcimento per i danni subiti all’udito. Tutti coloro che invece hanno sempre avuto problemi a collocare nella città giusta squadre come l’Atalanta o la Samp, hanno scelto Ferrara come personale Google Map, una volta scoperto che è un giornalista nato a Spal. I sostenitori della cultura e dell’arte ben consci di pretendere la gloria calcistica solo per il fatto di vivere in una delle città più belle del mondo, ma conoscendo poco o niente di questa, e quindi facendo spesso confusione, seguono con affetto invece il ponte di Rialti pensando che sia quello tra il Ponte Vecchio e il Ponte alla Carraia. E poi le curve telematiche da dove si seguono le partite telepatiche, e le televisioni da dove si fanno i tarocchi, perché la partita in se interessa sempre a meno persone, conta il prima e il dopo solo per poter rappresentare se stessi ed essere visibili. Quindi non più allo stadio in quanto tifo, gruppo di appartenenza o massa, ma fuori dalla massa e dallo stadio per essere solo individuo, l’esatto opposto di quello che una volta significava partecipare all’evento della partita, perché non conta più abbracciare qualcuno per condividere la stessa gioia, quanto invece far emergere il proprio nick dal branco, costi quel che costi. Io però che sono un nostalgico, vago ormai alla ricerca sempre più difficile del tifoso vero senza infrastrutture di rete, quello dai sessanta in poi perché non è stato contaminato dal calcio virtuale, e lo cerco tra i circoli più sperduti della campagna toscana, dove magari a scapito di una minore competenza ritrovo però la saggezza senza maschera del vero cuore Viola, che molto spesso affronta i problemi risolvendoli con l’uso del buon senso. Penso a quello di Montespertoli dove dopo aver legato la vigna tutta la mattina e affrontato un pranzo di quelli veri, il tifoso rubizzo di vino si presenta a vedere la partita alla Sala Topical dove la sera prima si balla il liscio, poltrone rosse comodissime super imbottite dove si sprofonda, e nelle quali anche la digestione pesante trova comodo alloggio, e che in alcune fasi del match spesso sovrasta anche l’adrenalina. Dicevo prima del buon senso del tifoso senza le strutture internet, che tra un sonnellino e un altro risolve banalmente anche il problema del gol, perché mi è capitato di gioire insieme per una rete, e poi appesantito dalla lasagna e poco attento quindi a certi particolari, che so, cinque minuti dopo, quando magari il gioco è fermo, esulta un’altra volta, unico nella sala, grazie alla regia di Sky che ripropone il replay del gol. E allora per rincuorarlo gli dico non ti preoccupare son tutti gobbi qua dentro, tanto il risultato in alto a sinistra non si legge più da come è scritto piccolo.