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domenica 2 febbraio 2014

Mazzoleni è un caporale

E’ stata una Fiorentina inguardabile prima e dopo l’impatto con la sconfitta, quando lo sciagurato Roncaglia la portava dritta sugli scogli, uomo senza mezze misure che usa l’irruenza anche per spalmare la marmellata sulle fette biscottate, e non ce n’è una che regge, che accelera con il semaforo rosso, che urla in chiesa e che entra nelle cristallerie srotolando la proboscite. Certo non è stato solo lui la causa del naufragio sulle coste sarde, la colpa è naturalmente e soprattutto del nostro amato Schettino che ci presenta una squadra sgangherata, moscia, sempre in difficoltà sul pressing avversario, seconda su tutti i palloni, terza sulle seconde palle e per fortuna ancora saldamente quarta in classifica, con Matri che non la vede mai, Andow che è improponibile come la domanda di Rialti sulle sue preferenze sessuali, e Ilicic che dimostra come era meglio la moldava del vero capitano della Concordia, invece di uno sloveno disperso, malgrado la scialuppa di salvataggio con dentro l’ennesima chance buttata a mare al posto della scialuppa. Non basta nemmeno accendere faro Valero per portare in porto un pareggino, in una partita dove siamo riusciti nell’impresa memorabile di non tirare mai in porta. Vargas effettuerà il suo primo cross sbagliato al 74° dopo una partita sgonfia, che Pasqual a confronto sembra Roberto Carlos, mentre il primo tempo è tutto un passaggio all’indietro nel tentativo di divincolarsi dalle maglie del pressing avversario. Una prima parte del match dove si salva solo Mati, il resto è incommentabile. Dopo quasi due mesi e 9 partite torniamo a perdere mantenendo più 5 rispetto allo scorso anno, con la prospettiva minima del quarto posto, se Napoli e Roma manterranno questo passo. Non ho parole per commentare la pochezza di gioco, l’atteggiamento indolente, la mancanza di cattiveria, una Fiorentina irriconoscibile che forse disegna una partita che ha il solo compito di farci riflettere, una partita che spinge a farci fare delle domande. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando?” Domande ancestrali, che l’umanità si pone da sempre. Ma che ieri a Cagliari hanno assunto tonalità ancora più inquietanti, perché quell’uomo, che se le ripeteva confuso andando avanti e indietro nell’area tecnica, era proprio il comandante della nave e davanti a lui c’erano gli scogli da evitare. Di più brutto della prestazione c’è solo l’atteggiamento di Mazzoleni, l’ennesimo, che questa volta però va addirittura oltre i disastri di natura tecnica, perché  l’impunito del fallo di mano di De Rossi dello scorso anno, si permette di dare persino del “lamentino” a Montella, reo secondo lui di essersi lamentato del gioco ostruzionistico del Cagliari e non certo del rigore. L’arroganza della classe arbitrale italiana, con Braschi a capo, è arrivata ad un punto di non ritorno, siccome si vantano e non perdono mai l’occasione di autoincensarsi, ci tengo a dire, anzi ad urlare come fa Roncaglia in chiesa quando si scambia il segno della pace accompagnando il gesto con un'entrata in scivolata e i piedi a martello, che gli arbitri italiani fanno schifo. Il loro atteggiamento è quello di un caporale rinfrancato dalle frustrazioni della vita grazie all'opportunità transitoria di esercitare un potere. Non esiste nel mondo un’altra categoria arbitrale che abbia questa mancanza d’intelligenza. Però voglio dimenticare queste brutture che macchiano in maniera indelebile il calcio italiano quando non lo fa chi si vende le partite, voglio dimenticare questa brutta sconfitta il prima possibile, voglio pensare a Udine e tenermi dentro la consapevolezza che questa è comunque una grande storia d’amore, si, la passione per la Fiorentina, lei rimarrà sempre accesa come tutti i grandi amori che ti segnano la vita, e ricordo ancora con emozione la più grande, da ragazzo, un’incredibile storia d’amore. Lei si chiamava...si chiamava...boh è passato troppo tempo.