Ci sono tante leggende metropolitane nel calcio, come per esempio l’asticella di Montolivo, o quella di Cuadrado attaccante, che una volta preso atto della media gol ha visto precipitare il suo valore peggio ancora di Jovetic in Premier. E a differenza delle leggendarie metropolitane, a Firenze si è scelto la tramvia per un trasporto di superficie che sia svolto tutto alla luce del sole senza cioè che sia nascosto niente ai cittadini nel buio del sottosuolo. Poi leggende metropolitane come la pontellizzazione che ci ha portato fino ad essere ammirati in mezza Europa dove le metropolitane ce l’hanno davvero e funzionano anche di molto bene, insomma, un po’ come quando si diceva di una ragazza che era una troia. A questo proposito mi ricordo la Sandra che aveva un culo al quale mancava solo la parola, e la foto di oggi vuole dimostrare quanto malgrado questa ostinazione al silenzio rimanesse comunque molto espressivo, tanto che quando usciva di casa con i jeans Fiorucci che glielo fasciavano tutto, toglieva il sonno ai segaioli di via Santa Maria e il fiato a chi soffiava sul fuoco delle maldicenze come quelli che si appoggiavano agli angoli delle strade per farsi i cazzi degli altri. Altro che maiala, non la dava a nessuno, ma siccome non ci si poteva arrivare si diceva così malgrado quella volta dalla merciaia di via Romana dove era andata a comprarsi il bikini prima di partire con la Tosella per le vacanze a Viareggio e fuori c’erano i segaioli che avevano seguito il suo culo scodinzolante, e che si sarebbero accontentati anche di quello meno fresco della madre. Ne avrà provati almeno una ventina ma non ce n’era uno che la soddisfava. Alla fine se n’era andata via senza acquistare niente, ma tutte quelle fave continuarono comunque a sostenere che fosse una ragazza di facili costumi. E la sfortuna di certe generazioni si materializzava proprio quando la Sandra dell’epoca se la trombava mezza San Frediano e tutti quelli che conoscevi facevano parte di quell’altra mezza. La foto è lì solo per far capire di cosa si parla pur non avendo mi parlato. La cosa difficile anche per me che scrivo un monte di bischerate è quella di riempire il tempo per arrivare fino a domani alle nove, perché questa è davvero una gran bella emozione, giocarsi l’accesso ad una finale in una partita a Firenze, un momento di grande sapore, di schiacciata alla fiorentina ripiena di Chantilly del mitico Giorgio, una finale sfiorata solo con i Rangers. Importante per il pubblico ma anche per la società che in tutti questi anni non ne ha mai vissuta una, speriamo di farcela perché la storia dei Della Valle a Firenze sembra un lungo parto, e adesso sarebbe arrivata proprio l’ora di mettere alla luce finalmente un bel successo, il primo, con l’augurio che gli altri abbiano poi un percorso di gestazione più breve e meno doloroso. E come sempre porto esperienze di vita di Diladdarno, tutta roba di quartiere, di popolare quotidianità che aiutano a riportare per strada tutte quelle emozioni che viviamo in questi momenti, perché i Della Valle dovrebbero fare come la mia bisnonna Adalgisa che ebbe diciotto figli, un augurio per tutti noi, che alla fine si era talmente abituata a sopportare i dolori del parto che l’ultimo nato lo fece nel sonno. E magari mercoledì ci si risveglia con una bella finale.