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domenica 22 luglio 2018

Si stava meglio quando si stava peggio



Non ero intervenuto dopo il primo per rispetto di chi si trova in quella situazione psicologica di rifiuto o incapacità di crescere. Dopo il secondo devo però confessare che questi comunicati dei tifosi evocano in me ansie, paure, tormenti, dolori, come i compiti delle vacanze. Roba da irresponsabili se non fosse considerata neotenia psichica. Non sarebbe sufficiente invitare i Della Valle ad andarsene, magari a vendere. E in queste ore dove la geografia del calcio viene sfigurata da fallimenti e penalizzazioni, è da sconsiderati ritenere indispensabile la loro uscita di scena a prescindere dal sostituto. Abbasso i Della Valle ci può stare, ma prima viene la Fiorentina e la sua incolumità. Che lascino pure il timone, ma solo dopo essere stati adeguatamente sostituiti. O forse chi scrive questi comunicati è di quelli che pensa che si stava meglio quando si stava peggio, e quindi è convinto che staremo benissimo. Io non sono così tranquillo, non voglio cadere più in nessun limbo che non sia quello famigliare di quando la Rita dice usciamo e poi esce veramente. So che chi scrive questi comunicati è certo di voler provare esperienze spirituali nuove, cito il cammino di Santiago per rendere l’idea, ma potrebbe essere qualsiasi altro cammino da un luogo a un altro, da una categoria all’altra. Chi è certo insomma di voler abbandonare tutto per ritrovare se stesso, anche se solo per un paio d’ore, forse tre, perché poi non ha tempo da perdere con queste minchiate di risalire categorie. Mi era venuto in mente che invece della sindrome di Peter Pan ci fosse stato uno scambio di occhiali, e che invece di quelli comprati dal tabaccaio, prima di scrivere il comunicato fossero stati inforcati quelli comprati nelle ultime pagine dell’Intrepido con cui probabilmente sono riusciti a vedere il fondo. Che ci compri 'sto fondo allora, l’importante è non toccarlo un’altra volta.

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