E’
molto chiara l’esigenza, la vede bene chi degli occhiali può fare senza
ma anche e soprattutto chi la mattina non accende l’intelligenza con
diavolerie cinesi ad intermittenza. Senza neanche la possibilità di
avanzare eccezioni specifiche tipo l’intelligenza intermittente perché
la squadra gioca con l’albero di Natale o perché uno ha scelto anche
Moranduzzo tra i suoi tanti nick. E alla fine l’essenza è solo una
questione d’intolleranza, non al glutine in questo caso, ma al vivere
tutti insieme nella stessa stanza, questione di convivenza, insomma,
senza che per constatarlo ci voglia per forza un blitz della Guardia di
Finanza. Chi scrive su un blog come questo è perché vuole condividere
una passione scambiando le proprie considerazioni e vuole sentirsi
tutelato dal fenomeno del multinickismo che s’inerpica in qualche caso
fin sulle vette di siti importanti, Dolomiti e dementi fuori pista, di
quei siti per capirsi che fanno del numero dei contatti il core
business. Quello di cui stiamo parlando non è il problema di gestire uno
scambio anche vivace di opinioni diverse, anzi questo è l’unico sale
che non da noia alla pressione, stiamo parlando degli agguati di chi si
sdoppia come la vista di un ubriaco razzista che preferisce stordirsi
col Mojito invece che con dei Negroni. Tutto questo panegirico per dire
cosa, intanto che per l’intolleranza di cui sopra il panegirico è senza
glutine, e poi per rassicurare gli abitanti del blog che non verrà
concessa la residenza a chi usa più identità come fa Diabolik e che
proprio per la confusione mentale che questo comporta a chi è costretto
spesso ad emigrare dalla propria identità verso la svizzera
dell’hamburger, si ritrova poi a trombare Immanuel invece di Eva Kant. E
questo è inaccettabile per il nostro blog che fa della lucidità
sessuale un vanto, identità sessuali tutte ma ben definite, e lo fa
soprattutto a scapito dei contatti, nessuno cioè può toccarci il culo
così come se niente fosse. Sono molti gli strumenti per dissuadere i
malintenzionati, che per spiegare agli spioni confusi non sono i tifosi
personali di Sissoko che è il capitano del Mali,
strumenti dicevamo primo dei quali la volontà di farlo cercando appunto
di tutelare un ambiente sano dal fumo passivo. Ed oltre al più efficace e
tradizionale come il cotto dell’Impruneta, che è quello di fare a fette
l’IP come il Parmacotto, ci sono altri filtri meno definitivi, quelli
cioè che concedono al soggetto dall’identità itinerante almeno un’altra
chance. Diciamo un un filtro educativo alla pari, come una ragazza che
da una mano in casa, mentre il primo è uno strumento con il più alto
tasso d’inflazione perché è purgare un IP per educarne cento. Scrivo
questo messaggio di servizio in attesa delle diciannove quando chiuderà
il mercato, ho dato mandato ad una società che fa appunto ricerche di
mercato e che per combattere il fenomeno ha voluto prima capire le
caratteristiche e quindi quali sono gli imput che muovono oggi un
multinick. Da questo è emerso che il mammifero marino ama molto guardare
dal buco della serratura, diciamo pure che è attratto prima di tutto
dallo spiare, e allora è stato attivato un filtro che tende a
mortificare questo tipo di propensione. La foto di oggi è una demo che
mostra come il software filtri le immagini solo verso chi ha il
palletico del nick e quando identifica un indirizzo IP che sforna
commenti dalle identità ridondanti, abbatte in automatico la qualità
dell’immagine privando il soggetto delle immagini più salienti. E’
garantito al limone che il soggetto frustrato si allontanerà senza
essersi limonato.
.

giovedì 31 gennaio 2013
mercoledì 30 gennaio 2013
Acqua di colonia penale


martedì 29 gennaio 2013
L'idraulica della passione


lunedì 28 gennaio 2013
Tra tattoo e vodoo


domenica 27 gennaio 2013
Buon compleanno Tommy


sabato 26 gennaio 2013
Vietato distrarsi

venerdì 25 gennaio 2013
A Ozpetek gl'importa una sega del riscontro


giovedì 24 gennaio 2013
3


mercoledì 23 gennaio 2013
Trenitalia "buhaiola"
Ieri
sono stato tutto il giorno a Milano, di cui sei ore a strasciconi
ostaggio di Trenitalia che almeno ha scelto di non inviare nessun
brandello di orecchio alla Rita. Non ho letto niente sulla Fiorentina e
neanche seguito la discussione sul blog, non ho nessun aggancio col
mondo del calcio se non quello di essere passato davanti a Giannino e
alla Saras, senza però incrociare ne Galliani con il fantasma di Kakà e
ne Moratti accerchiato da giornalisti vogliosi di sapere a che punto
fosse la trattativa per portare a Milano quel Durbans che anche se solo
in comproprietà risolverebbe almeno in parte il problema orale anche se
non quello del gol. Praticamente non so una sega di quanto è successo
ieri, è vero anche che ieri sera ci sarebbe stata una semifinale di
Coppa Italia, ma io scrivo prima, scrivo come Silvio Pellico durante la
detenzione e scrivo quindi le mie prigioni alle quali mi ha costretto
Trenitalia, della partita non me ne può fregare di meno. Treno
Frecciarossa 9555, 1° Business delle 18:20 da Milano Centrale, la
mattina scorre come da programma mentre il pomeriggio no, quello è
affetto da eiaculazione precoce e così alle 12:30 sono libero compreso
il bidè già fatto, e potrei quindi ritornare a Firenze con qualche ora
di vantaggio se non fosse che l’anonima sequestri mi fa presente che con
quel tipo di biglietto comprato on line con un qualche cavolo di
offerta non è possibile effettuare nessuna sostituzione, di fatto sei
ore in mano ai rapitori a meno che la famiglia non fosse disposta a
pagare un riscatto pari ad un nuovo biglietto, cercando di evitare con
depistaggi vari il blocco patrimoniale predisposto dalle forze
dell’ordine, visto anche che la mia azienda col cavolo che me lo
rimborserebbe. Diciamo pure uno di quei sequestri lampo che vanno per la
maggiore. Come se non bastasse e vista la malaparata chiedo ai
sequestratori di poter affrontare questa detenzione per ingiusta causa
scontandola almeno in un ambiente il più confortevole possibile come
sembrava essere lo spazio appositamente adibito e predisposto nelle
stazioni dove transita l’alta velocità, battezzato Freccia Club. Manco
per il cazzo mi si risponde, perché lì ci può accedere solo chi ha un
biglietto business come il mio ma nella formula “salottino” oppure
“executive”. Altrimenti tessera Freccia Club come se non bastasse
quella dei tifosi, un’operazione marketing vergognosa. Allora chiedo da
dove traggono ispirazione e mi viene mostrato con orgoglio l’albero
delle idee che riporto nella foto di copertina dopo loro precisa
richiesta. Poveri stronzi. Ma andate affanculo razza di barboni,
discriminatori sociali e pezzi di fango, ideatori di centri asociali. Viva Della Valle e viva NTV, accogliente, politicamente corretto e
democratico, tanto che ti accoglie a Casa Italo, lo spazio equivalente
al Freccia Club di questa minchia, semplicemente perché sei un cliente,
qualsiasi biglietto tu abbia acquistato, e lo fa oltretutto facendoti
posare il culo su Poltrona Frau e non su quel trionfo di vilpelle che ha
lo stesso effetto dell’ortica. Allora utilizzo l’impedimento tecnico
per alimentare un po’ anche l’anima gastronomica del blog sempre troppo
trascurata e disintossicandola anche un po’ da un calcio ai tempi di
Romeo. E sfrutto le ore d’aria che Trenitalia mi concede solo perché
così non gli sporco quell’immondezzaio di Freccia Club del cazzo e vado a
mangiare la migliore pizza a taglio di Milano, basta imboccare Corso
Buenos Aires e prendendo una qualche traversa sulla destra si arriva da
Spontini, locale scarno e quasi squallido quanto Trenitalia, con tavoli
di formica, scortesia funzionale a chi ha bisogno di liberare il tavolo
perché c’è sempre la fila, con un locale non certo piccolo tanto per far
capire di quale fenomeno si stia parlando, locale dove vanno i
milanesi, Sponitni che segue ancora la ricetta degli anni cinquanta, in
un unica versione, con pomodoro, mozzarella e qualche acciuga... Un solo
tipo di pizza, l’unica cosa che si può scegliere è la versione
abbondante. Fine. Una gran pizza, un trancio incredibilmente alto,
soffice ma croccante alla base, cotta nel forno a legna e ricoperta di
mozzarella, insomma unica, il segreto è nella pasta e nella
lievitazione, ma anche nel condimento. Non puoi prendere nemmeno il
caffè, puoi solo mangiare quella pizza lì, buona e trasversale a tutte
le età e target, mentre per Trenitalia è d’obbligo pensare a un menù
più vario, o almeno a qualche ingrediente in più del tipo “capperi”, e
questa sarebbe l’esclamazione aggiuntiva, “che teste di cazzo”, questo
invece come per Spontini dimostra quanto anche loro siano unici nel loro genere.
Leggo solo adesso di Wolsky, troppo tardi ormai. Sono stanco e tra un
po’ anche già a Venezia.
martedì 22 gennaio 2013
Quel che resta della testa


lunedì 21 gennaio 2013
Miele di perspicacia


domenica 20 gennaio 2013
Una partita sproporzionata


sabato 19 gennaio 2013
Rattop player
Non
è facile costruire una squadra, gestirla, quando necessita cercare di
correggerla in corsa, e si parla di chi questo lo fa di professione, di
chi la squadra la gestisce come fosse una casa chiusa, parecchio chiusa
all’esterno, con la tenutaria che ne conosce gli equilibri, tutti gli
spifferi fino all’ultimo dei mugolii, insomma di chi conosce bene la
materia dall’interno come hanno dimostrato Pradè e Macia nella
costruzione e Montella nella gestione. Perché poi c’è invece chi va solo
a trombare, c’è il tifoso che ragiona sul risultato, che gode o si
lamenta, che si esprime in maniera triviale sulla trombata, lontano
molto lontano dal peso di decisioni importanti come quelle della
tenutaria, che sono determinanti a far scaturire poi la qualità di
quell’evento trombata. Al tifoso le opinioni non costano niente, non le
pratica per lavoro ma per passione, non è richiesta una competenza
specifica in materia, ma questo non gli vieta di emettere giudizi anche
severi verso chi invece è pagato proprio per la propria competenza,
nonchè professionalità. Il tifoso non conosce le pieghe del mercato, ma
se ne nutre costantemente come se ne avesse letto gli ingredienti sulla
confezione e non sul giornale, e confeziona così formazioni su
formazioni, per intere giornate e sogna di scrivere la sua formazione
tipo proprio su un giornale. Si approvvigiona di giocatori in tutto il
mondo senza che il campo possa mai imputargli l’inadeguatezza di nessuna
di quelle scelte, senza che il campo ne evidenzi mai una sostanziale
mancanza di equilibri tra i reparti, non ultima la mancanza di
equilibrio proprio in quel reparto dove produce fantasie a ciclo
continuo. Lui lo spogliatoio non lo gestisce mai, lui si spoglia per
godere, i suoi giocatori preferiti sono il frutto di un lavoro di
patchwork, gioca di collage, il suo collegio giudicante è severo e non
ha mai torto, il suo insomma è l’atteggiamento più classico, come un
paio di College. Non tratta ingaggi ma ingaggia discussioni con chi non
tratta ingaggi come lui e come lui ingaggia discussioni, e ce ne fosse
uno che paga un ingaggio. Il vantaggio di questa posizione di forza è la
sostanziale mancanza di pericolo di un esonero nella notte, l’unico
svantaggio è la mancanza sostanziale d’ingaggio percepito comunque anche
in caso di esonero, i suoi giudizi dopo aver perso dimostrano che se si
fosse fatto come diceva lui non si sarebbe perso, ci sono tifosi che
nella loro lunga carriera non hanno mai perso, tutti. I nostri giocatori
ideali sono spesso quelli che non ci sono, le sostituzioni da fare
quelle che non sono state fatte, le scelte proporzionalmente diverse a
seconda del risultato, disaccordo furioso in caso di sconfitta,
concetti, idee, intrpretazioni in luna di miele dopo una vittoria. Metti
quello, togli quell’altro, a quello e a quell’altro ci vorrebbe la
qualità di quell’altro ancora e che invece manca ad entrambi, e allora
forse avrai il giocatore tipo che ti manca per la fascia destra, perché
per quella sinistra ci vuole gente di fascia equatoriale. Mi sono preso
la briga di fare uno studio inserendo i dati incrociati di tutti i
commenti inviati in un anno di vita del blog, escluso solo quelli
riguardanti i crociati di Pepito Rossi per evitare di fare confusione
con i controlli incrociati. Un software ha elaborato la quantità di
indicazioni che sono state inserite in questo anno di dissertazioni
tenendo conto di fattori determinanti come il giorno, l’orario ecc,
filtrando quindi anche aspetti che incidono poi sul commento, come per
esempio la stanchezza di un suggerimento dato di venerdì invece che di
lunedì quando si è più riposati, oppure la lucidità di una metà
mattinata invece di una tarda serata dove qualcuno ha alzato il gomito
pur non essendo in mischia. Il software ha quindi elaborato il giocatore
tipo del blog, il volto e il seno sono la conseguenza di una fissazione
nota, non è stato possibile mostrarlo di spalle perché il sistema ha
rilevato qualcosa di più di una fissazione, il resto è quello che Pradé e
Macia dovrebbero comprare per risolvere il problema del gol, i pezzi
mancanti sono stati fermati in dogana. I componenti metallici sono in
realtà d’argento, argentini quindi. E naturalizzati.
venerdì 18 gennaio 2013
Viagradinata


giovedì 17 gennaio 2013
Tra il lusco e il brusco
Sfortuna
a parte perché tre legni non sono pochi, sono legni però che non
alimentano affatto la solita lagna dell’alibi della sfortuna, e ne
tantomeno quel cammino in coppa che dopo l’eliminazione di ieri è
diventato al massimo un “caminetto”. La Fiorentina è troppo imprecisa,
soffre maledettamente il pressing alto di una Roma a dir poco
rimaneggiata, che pur in trasferta dimostra di essere a proprio agio tra
lo smarrimento del fido palleggio Viola diventato ormai randagio.
Oltretutto i giallorossi sbagliano una miriade di ripartenze che
avrebbero potuto chiudere la partita molto prima, perché è una Fiorentina che
vacilla tremendamente, come se fosse pressata non solo dal lavoro in
prima battuta degli avanti della Roma, ma soprattutto dalle pressioni
che si sono venute a creare in un duemilatredici che ci fa rimpiangere
la previsione fallita dai Maya. Poi è anche vero che la squadra va
all’assalto, ma è anche vero che sarebbe bastato invece della baionetta
un semplice Baiano, perché tutti girano al largo del gol prendendo come
riferimento lo spigolo dell’area di rigore dove battere delle gran belle
chiorbate. La Fiorentina dei tempi supplementari ha dimostrato almeno
di stare bene fisicamente ma anche di non essere più la stessa, quella
che ci aveva fatto innamorare e che avevamo ammirato nel girone d’andata
scomodando paragoni con il Barcellona, entusiasmo rimasto a bere
delusione fino a tarda notte al massimo in un bar di Barcellona, perché
sì è buttato via un’occasione enorme che ci porta davanti al primo
obiettivo stagionale fallito. Una partita che ha dimostrato quanto pesi
l’assenza di Pizarro, e quanto siano inadeguati i contrappesi Migliaccio
e Romulo, ma che rivaluta anche la figura di El Hamdaoui sempre troppo
sottovalutato e capace invece di fare un mestiere che oggi è scomparso
dalla nostra area di rigore. Nel frattempo anche Jovetic ha smesso di
fare Mister trenta milioni trasformando la manovra Viola in un imbuto,
in un collo di bottiglia dove rimangono imprigionati tutti i buoni
propositi della squadra, compreso Ljajic che svolazza come una zanzara
per rimanere folgorata nella griglia elettrica della difesa avversaria.
Con questo la squadra rimane comunque molto valida, capace di mettere in
campo il cuore e di macinare più di un mulino, ma cosa manca adesso lo
sappiamo ancora meglio e non sarà certo questa delusione a farci
rinnegare la bontà del gruppo messo in piedi in tempi brevissimi,
affrontiamo un periodo di appannamento anche psicologico probabilmente
innescato dalle ultime battute d’arresto, che si somma ad una bella
serie di episodi negativi. La cosa che salta di più agli occhi è che la
squadra ha perso quella sicurezza nel palleggio che l’aveva
caratterizzata e che gli aveva permesso di gestire al meglio il gioco,
in questo senso si è vista oggi la peggiore Fiorentina, con
errori nel disimpegno di Tomovic, Gonzalo ma anche di Aquilani in
quantità industriali, terribile come dicevo la sofferenza sul pressing
alto e bisogna riconoscere che la Roma era priva di Osvaldo, La Mela e
Totti. Romulo un po’ meglio di Migliaccio e Llama di Pasqual, tutti
comunque incredibilmente incapaci di mettere un cross in mezzo su cento
provati, lunghi, corti, alti, sostanzialmente utilizzati non tanto per
mettere in condizione di battere a rete un compagno da posizione
favorevole, ma per abbattere l’avversario di turno, mentre Ljajic
continua invano la caccia al fantasma dell’eurogol quando potrebbe
essere più utile cominciare a farne qualcuno anche più facile. La
delusione più grande si chiama Jovetic che prima di ricominciare a fare
la differenza potrebbe intanto integrare qualche nuova finta a quelle
solite due e magari ricominciare a inquadrare la porta, peccato davvero
per questo spreco di energie che si somma ad una delusione che diventa
filotto, e domenica arriva il Napoli di Cavani. Trovare è la parola
d’ordine, bisogna ritrovare il prima possibile la via del gol ma anche e
soprattutto il giocatore più capace di trovare appunto la giocata per
spaccare la partita, Jovetic insomma e non solo nella foto, che invece
sembra essersi nascosto proprio tra il lusco e il brusco.
mercoledì 16 gennaio 2013
OvoMati-na da forza!


martedì 15 gennaio 2013
Urca, orca, Porca Valero
La
sconfitta si porta dietro spesso una disperata ricerca delle
responsabilità nelle quali far defluire la delusione, il risultato
prevale sulla prestazione e il giudizio ne risente come la digestione
dopo un’abbuffata di gol nella propria porta. Anche Ljajic in questo
crogiolo di depressione alla fine non sembra diventare solo una semplice
capra capace di pascolare driblando i paletti che la tifoseria ha messo
davanti alla propria soglia di sopportazione, non solo quindi capace di
brucare in slalom lontano dagli occhi e lontano dal gol, ma sembra
oltrepassare addirittura quella soglia mangiando Nutella invece della
foglia, diventando di fatto una capra espiatoria. Poi con lo stesso
principio e con tre salti pari al dislivello che c’è tra quando si vince
e quando si perde, tra quando si prendono e quando si fanno tre gol, si
è dato il via ad una cascata di mormorii invece delle Marmore, mugugni a
Firenze eterni invece di Terni, naturali mal di pancia invece di
polemiche artificiali frutto di cascate a flusso controllato. Insomma,
un incontrollato modo di giudicare, un serbatoio critico invece che
idrico, che non preserva niente e nessuno a differenza di quello di un
preservativo che qualcosa di costruttivo invece trattiene. Ma anche
senza preservativo magari durante l’aperitivo, a Firenze le critiche
non saranno mai procreative. La sconfitta è per noi una cascata negli
inferi dell’umore, niente ci può consolare più del rancore, la rabbia è
il nostro calcio di rigore, ai dieci piani di morbidezza Firenze
risponde dagli undici metri di scontentezza. Invece delle classiche
caramelle Fallani al rabarbaro ciucciamo quelle al raburbero dopo che il
destino ci ha preso in fallo, e allora anche Larrondo diventa Lorrendo,
Rossi è rotto e magari non è più così mobile come la donna e allora
sarebbe stato forse meglio prendere Immobile e così avremmo cantato la
“donna immobile qual piuma al vento”, visto che a Firenze ci facciamo
addirittura vanto che persino il Savonarola è stato oggetto “di quella
pira Lorrendo fuoco”, perché il tifoso fiorentino è un vero Trovatore di
malessere. Confesso che qualcosa però sta cambiando in me, perché la
Fiorentina di quest’anno mi fa uscire dalle sconfitte come da un
ristorante dove hai mangiato bene anche se il conto è stato un po’
troppo salato, per me che con la cultura ho avuto il solito problemino
di Ciccio Graziani, quello cioè dello stop a seguire, e praticamente non
ho mai fatto seguito, non l’ho mai arrestata in tempo e mi è sfilata in
fallo laterale, solo un obbligo come la scuola dell’obbligo. Ma in una
città come Firenze però dove la Fiorentina ci ha regalato una certa
cultura di strada, io che dalla strada ho attinto e poi tinto il mio
murales della vita mi sono fatto una certa cultura della sconfitta. Del
resto i risultati possibili sono tre e se non riesci a tirare fuori
l’asso dalla manica per raggiungere quello più gradito, basta tirare
fuori l’assonanza. L’epiteto trasformarlo in peto, un “porca di qua” e
un “porca di là” almeno in un “urca”, come Borja Valero in Porca Valero,
o anche in un “orca” come del resto la povera orca che salviamo da qualsiasi grave
imputazione perché con noi non diventerà mai assassina visto che la
passione a Firenze non ce la facciamo certo uccidere.
lunedì 14 gennaio 2013
Ghostbusters
E’
ancora un’altra volta bella la Fiorentina di Udine, una squadra che ci
rende orgogliosi anche dopo una sconfitta colorata di giallo, falsata
nel suo magma da quello stesso arbitro che aveva fallito il primo
tentativo fraudolento a Milano perché tradito dall’errore dal dischetto
di Pato che non se l’era sentito di parare il sacco. Una bella partita
anche se coincide con la seconda bella sconfitta consecutiva, e visto
l’andamento di entrambe è roba da ufficio inchieste, se non fosse che il
gol di mano laziale dimostra che l’ufficio in questione è rientrato tra
i tagli della spending review. Mentre a Roma si sostiene con un manuale
di anatomia alla mano, che uno non è che se le può tagliare così tanto facilmente le mani
visto la crisi economica e la conseguente difficoltà ad avere la sacrosanta pensione
d’invalidità. Un Udinese rintuzzata nella sua area e costretta all’unica
soluzione praticabile, il lancio lungo a Di Natale, mai vista una
superiorità così manifesta a Udine nemmeno nella vittoriosa partita di
Tim Cup, come del resto non si era mai visto un pareggio così irregolare
maturato tra un fuorigioco di massa e una bega condominiale sfociata in
un rigore fantasma al culmine di un’assemblea con l’amministratore
sopraffatto dagli interessi di portierato del giudice di porta che non
vuole mollare la guardiola mentre i condomini lo vorrebbero mandare
affanculo. Ghostbusters. E dopo un pareggio frutto di truffa si è
subito formata la muffa sulla capacità realizzativa di una squadra che
gioca un secondo tempo comunque di grande personalità fino a un passo
dall’urlo in gola che invece diventa fuffa, capacità di fare gioco
sfociata poi nel gol fantasma. Ghostbusters. La sensazione era quella di
giocare con la consapevolezza di andare incontro alla vittoria, con
l’ultima giocata spesso mancata di un soffio, con la partita che dava
l’idea, insomma, che quel tocco vincente sarebbe potuto arrivare di lì a
poco, e invece di lì a poco si è andati incontro a una sconfitta
immeritata in un campo dove per la prima volta, e in fase sperimentale, è
stata tolta la regola del fuorigioco, un tentativo di rendere il gioco
meno tattico, che sfocia nella figura nuova del guardalinee presente ma
allo stesso tempo fantasma. Ghostbusters. Guidolin si mette in luce per
un battibecco con Montella dopo essersi lamentato per un calcio d’angolo
malagrado tutto quello di cui era stato omaggiato, una faccia come il
culo che sfocia in una simpatia fantasma. Ghostbusters. Uno stadio
vuoto, la panchina corta, il servizio Rai del Novantesimo che occulta
entrambi i gol in fuorigioco dell’Udinese, la mancata espulsione di Di
Natale per un calcione rifilato ad Aquilani a gioco fermo in occasione
del calcio di rigore, la valutazione della partita troppo condizionata
dal risultato, atteggiamenti e situazioni negative che sfociano in una
domenica fatta di gioia fantasma. Ghostbusters. Ci riportiamo a casa un
problema portiere invece dei tre punti, con Neto che si butta nello
stesso laghetto delle papere di Viviano, adesso dovranno entrambi
superare il fantasma delle papere. Ghostbusters. Si è vero, mancanza di
concretezza, Jovetic che non incide e Ljajic che svolazza leggero al
largo dell’area di rigore, ma la squadra conferma anche personalità,
grande presenza nella partita, gioco, ci rimane addosso la sgradevole
sensazione che riassumo nella foto, quella di un campionato mosso dai
fili della regia di un puparo, ma poi mi accorgo subito che è solo una
caccia ai fantasmi. Ghostbusters. Il duemilatredici è iniziato male
fondamentalmente per molta sfortuna e anche per qualche nostra
responsabilità, in due settimane ci siamo persi un po’ di quelle belle
sensazioni che ci avevano accompagnati per tutto il girone di andata,
e quando meno ce lo aspettavamo puff! Sono diventate fantasmi, e in
fretta e furia allora mi sono messo la tuta e ho cominciato subito la caccia.
Ghostbusters.
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