Conte dietro dettatura di Braschi finalmente ammette l’ennesimo errore arbitrale a proprio favore, studiate attentamente le parole, grazie anche al contributo di Nicchi che ha cercato di far trapelare equilibrio introducendo un’adeguata punteggiatura atta a depistare l’attenzione dei tifosi dall’ennesima porcata. Tono sereno, mentre il volto del calcio era a serio rischio di essere sfigurato, ma per evitare l’acido, questa volta si sono mossi loro, hanno concertato l’alibi e così Conte si è presentato in sala stampa: “ Ogni ingiustizia ci offende quando non ci procuri direttamente alcun profitto “. Sembra che il sindacato dei tifosi a tinta unita abbia rilasciato un comunicato di risposta a Conte, subito censurato: “ Prima o poi ti accetterò. Si', con l'accetta “. Mi sento in quanto blog di dire la mia pubblicamente, un pensiero anche un po’ influenzato da una giornata piovosa e dalla grande ammirazione che ho sempre avuto per un comico metereologo che però vuole mantenere l’anonimato, e come diceva lui dico anch’io “ Siamo uomini o temporali? ”. E visto che le bombe carta ci procurano solo la squalifica del campo, una bella bomba d’acqua su chi gestisce il calcio sarebbe una soluzione naturale ed ecosostenibile. E’ ricominciata com’era finita, errori marchiani sempre a vantaggio delle solite, e allora mi pongo delle domande per non darmi delle risposte che potrebbero essere affrettate e affettate dall’amarezza, e se l'otto marzo l'avessero inventato per smaltire le mimose? E se si scoprisse che il milite ignoto e' una donna? E se il giorno del matrimonio, invece che "... finché morte non vi separi" ci dicessero: "Andate, e speriamo che duri". Ma a parte le riflessioni profonde, il gol di Pogba ci dice che bisogna fare qualcosa, subito, io ho pensato a qualcosa di clamoroso ma per metterlo in atto ho bisogno di complici vispi, il mio piano è quello di uccidere Braschi e poi nascondere il cadavere colandoci sopra del gesso, quando la Polizia scoprirà il manufatto e mi chiederà cos’è, gli dirò “ Una scultura” La Polizia la compra e ne ordina altre due, e così ammazzerò anche Nicchi e De Marco. E poi ditemi che non faccio niente per il calcio. I pensieri mi frullano in testa come una lavatrice, mi viene in mente come mai gli arbitri non muoiono mai per overdose, come invece è successo ad Elvis Presley, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Jim Morrison, tutti i grandi del rock erano fatti quando incidevano quei grandi dischi. Così come gli arbitri incidono sul risultato con quei grandi errori. Presley è morto imbottito di eccitanti, l'altro giorno hanno riesumato il corpo e gli restano ancora sei mesi di vita, così come il gol annullato a Cagliari nell’82 è ancora lì bello vivo nelle nostre menti eccitate. Comunque il messaggio deve essere chiaro, no alle droghe, no ad Agricola, si all’agricoltura biologica senza pesticidi. Si ai pestaggi degli arbitri, si alla salsa verde. Non ce ne frega niente se il calcio non riesce a recepire in tempo questi messaggi, del resto non tutti sono come Mozart che era un genio, già a tre anni riusciva a concepire intere partiture orchestrali in un solo lampo mentale. Scrisse moltissimo, ma
la sua produzione fu limitata dall'impossibilità pratica di scrivere la sua musica tanto velocemente quanto velocemente la pensava. E così, in breve tempo, le sue opere scritte cominciarono a restare indietro rispetto alle sue composizioni mentali, tanto che al termine della sua breve vita, mentre le opere pubblicate erano ancora saldamente legate alla tradizione classica, Mozart un giorno venne udito distintamente mentre passava nel Prater di Vienna canticchiando "Motocicletta / dieci accapì". Un po’ come De Marco che ha già fischiato il prossimo rigore per il Milan. Ho due fotografie rarissime, una raffigura Houdini mentre chiude in macchina le chiavi della macchina, l'altra è una rara immagine di Conte e Mazzarri che esprimono simpatia. Di tutto quello che ho scritto però non me ne frega niente, mi accingo a vedere la partita con tanta speranza dentro, si, anche quella che l’arbitro ci fischi un rigore inventato a favore, pur di vincere. No alla cultura della sconfitta, si all’ignoranza della vittoria.
