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giovedì 29 dicembre 2011

L'ultima magia di Santiago Silvan

Era successo un fatto molto strano al rientro dalla sosta invernale, erano spariti tutti i palloni dal nuovo centro sportivo. Delio Rossi non la prese affatto bene perché quel tipo di inconveniente era in grado di rallentarne il programma di lavoro. Cominciò a masticare ancora più nervosamente del solito quando gli si insinuò nella mente il dubbio che fosse stato qualche giocatore per boicottare l'allenamento, come si faceva a scuola con l'allarme bomba quando c'era il compito di matematica. Allora iniziò a pensare ai più vagabondi, e con un moto di rabbia si mise le cuffie per ascoltare la musica e stemperare la tensione. Lo speaker, proprio in quell'istante stava lanciando la dedica “ a Delio per tutti quegli anni di amore masticati assieme”, da Dalia a Delio era il finale, che però il Mister non aveva sentito perché si era strappato le cuffie furiosamente pensando che fosse diretta a lui, e in quel gesto scomposto la ciccingomma gli era uscita di bocca involontariamente. Per cercare di agguantarla al volo senza farla cadere, cominciò ad annaspare a vuoto bucando tutte le prese. Qualche metro più in là, Gamberini, che non aveva visto cadere la gomma, scambiò quella tarantella gesticolata, quel misto di acchiappa farfalle e pizzica, come una maniera molto gestuale di attirare la sua attenzione. Di farlo sentire parte di un progetto, di dimostrargli il suo affetto e rinsaldargli la fiducia. Senti l'orgoglio del capitano salirgli alla testa, mi sta salutando, pensò, e allora, con la manina apri e chiudi bausettete, contraccambiò sbracciandosi e sorridendo felice. E a quel punto Rossi si incazzò di brutto “ ma smettila di fare l'imbecille” gli gridò, amaro, proprio Gamberini, il capitano, in un momento così delicato si metteva a fare lo stupido. Un giocatore tra l'altro, dalla barba incerta e dal rendimento da Lega Proraso. E il suo pensiero ritornò subito a quella dedica sentita a metà, e si convinse sempre di più che lo stessero prendendo per il culo. Chiamò tutti i suoi collaboratori a metà campo, chiamò Corvino, Cognigni, Guerrini e a quel punto anche Paloscia, che essendo in tutte le trasmissioni pur avendo un secolo di giornalismo alle spalle, pensò fosse scortese non invitarlo anche lì, ma anche per fare un piacere alla moglie. Marchionni, vista la scena, gli tirò le pettorine arancioni pensando che volessero fare due tiri senza pallone, e una volta visto da vicino il tono muscolare di Paloscia, migliore del suo, capì perché lo avevano accantonato. In quel conciliabolo di cervelli, il sospetto cadde subito su Vargas, che una volta messo alle strette confessò che la pancia non era dovuta a quello che pensavano loro, ma non gli credettero. Cominciarono tutta una serie di radiografie, ecografie e risonanze magnetiche, che effettivamente non conclamarono quel tipo di indigestione, ma rivelarono invece che il giocatore era rimasto incinta. Fecero un amniocentesi d'urgenza per verificare la disponibilità del giocatore contro il Novara, e a quel punto, già che c'erano, anche per stabilire il sesso del nascituro. Era molto strano quel feto, non si riuscivano a distinguere bene gli arti, sembrava una massa gelatinosa allungata, fino a quando finalmente si mosse e stabilirono che era un bel maschietto di cotechino intero. Per fortuna il peruviano lo aveva ingerito con tutta la scatola, e da quella si videro per la prima volta e chiaramente, i bellissimi lineamenti Fini e di Modena del figlio di Vargas. Alla fine della giornata alzò la mano uno sconsolato Silva per assumersi tutte le responsabiltà di quanto accaduto. Il povero Santiago, una volta capito di essere arrivato al capolinea della sua esperienza in maglia Viola, e non avendo invece ancora capito bene la nostra lingua, si convinse che In Italia era particolarmente apprezzato quel tipo di giocatore, più di altri, in grado di far sparire la palla, tradito anche dalle telecronache di Caressa, volle esagerare.