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giovedì 22 dicembre 2011

Caressa ci racconta di una Fiorentina sempre più lessa

Il calcio è cambiato e con lui anche il modo di raccontarlo. Da quando non ci sono più le ali, non c’è neanche più nessuno che riesce a volare sulle fasce, così come avrebbe potuto raccontare Nando Martellini nella sua telecronaca in doppio petto. Oggi invece, con l’introduzione del bollino rosso, si è passati alle ripartenze intelligenti, è cresciuta cioè, una nuova generazione di cronisti, ed è talmente cresciuta, che sempre più spesso si parla di squadra o di difesa alta. Con l’introduzione delle rotonde, poi, il telecronista ha potuto raccontare del miglioramento della circolazione della palla, mentre con l’avvento degli aerei si sono ridotte le distanze tra i reparti. Concetto questo non proprio nuovissimo, fatto proprio dal calcio sfruttando le esperienze maturate nella grande distribuzione, impegnata a sviluppare un sistema di logistica evoluto, che permettesse appunto, una buona circolazione dei carrelli tra i reparti. La radio e la televisione hanno fatto a gara per cercare sempre più, di caratterizzare il racconto del calcio, introducendo la fantasia e alzando la voce. In città abbiamo come esempio il Guetta, Caressa invece, oltre a inventare un nuovo modo di fare telecronaca, si è sposato con la Parodi che si è inventata un nuovo modo di raccontare la cucina. Fantasia presente anche negli uffici del personale, che sono passati dall’assunzione di un compito quanto comunque scomodo Carlo Sassi, vista la sua superfice, figura sempre nei canoni di un giornalismo ormai superato, anche se il canone non lo paga più nessuno, ad uno stravagante Stelvio Saltamerenda, figura  concepita in quota e a digiuno. Fino all’analisi di Baconi che a me fa venire i vermi, e fino all’ultimissimo concetto introdotto nel nuovo linguaggio del racconto di una partita. La densità. Quella a centrocampo, che a Firenze si è cercato di risolvere con la tramvia, anche se Kharja preferisce sempre la Freccia Rossa. Densità, che da sempre è terreno scivoloso anche in cucina, sia che si parli di una vellutata di porri, che di un semplice brodo. Sia che si parli di piedi vellutati, o di un centrocampo, quello Viola, pieno di brodi. La difficoltà sta proprio nel raggiungere il giusto equilibrio tra la parte liquida e quella solida rappresentata dalla pasta corta buttata al suo interno. Il rischio è sempre quello di servire una minestra troppo asciutta o troppo liquida, oppure una minestra riscaldata, che nel calcio, a differenza della ribollita, non sempre soddisfa il palato. La difficolta a trovare la giusta densità a centrocampo, aumenta a dismisura se ad arbitrare c’è Farina.