Ilicic sbolognato sul tratto appenninico più consono, là dove nei momenti più bui, quando cioè la fede in Cognigni vacilla, anzi, frulla in una sorta di centrifuga della ragione, vado per visitare un antico monastero che sorge su un’aspra montagna. Il monte Limone. Dove per arrivarci il problema è sempre quello di scansare le coppiette che effettuano l’attività anche quella più consona ad un monte che si chiama così. Poi ci ritorno sui monaci, intanto domenica stacco, ho bisogno di allontanarmi da una cucina troppo avvelenata per avvicinarmi ad un ristorante. più raffinato. Non guarderò Fiorentina-Palermo per andare a mangiare a “Il Paese dei Campanelli” nel cuore del Chianti. Lontano dagli occhi lontano dal cuore. E così, a prescindere da ciò che succederà in campo, poi potrò parlare male anch’io di Montella. Per quanto riguarda il nome del ristorante non c’entra niente l’omonima operetta, molto lontano anche dal paese che descrive Tarantino, si chiama così perché è un posto incantato e fiabesco, a Petrognano. Senza gli spargimenti di sangue che narra Quentin. Il paesaggio che circonda il borgo risalente al 1200 è lo stesso di quando sorgeva lì la città di Semifonte decantata da Dante. Anche lui molto meno pulp di chi fa rima con Marin. Ho bisogno di disintossicarmi con il gusto fiero di certi arrosti insieme al carattere morbido e raffinato del filetto al pane grattato e pesto. Andateci qualche volta, mangiate e bevete i migliori Chateau, e quando ci sarà da pagare prendete tempo come Neto. Ci sono particolarmente affezionato perché nel 97 ci ho fatto il pranzo di matrimonio, e se mai dovessi separarmi dalla Rita, il comunicato del mancato rinnovo di quella promessa fatta a suo tempo, lo farò sempre da là sperando che Pizarro non si senta ferito. Comunque la partita la commenterò lo stesso, tanto per dar contro a qualcuno è sufficiente difendere le proprie convinzioni. Per tornare invece ai monaci sull’Appennino, quando ci vado in ritiro spirituale per capire come mai sia toccato proprio a me nascere in San Frediano, con la paura che Gomez sia stato il giusto contrappeso per scontare questa fortuna, compro sempre dei prodotti che fanno questi cari monaci nel loro laboratorio. Cari nel senso che costano un casino quei prodotti. Una vera specialità è il loro amaro, che ha delle incredibili proprietà digestive. Sull’etichetta c’è uno specifico riferimento alla peculiarità che permette anche ai più deboli di stomaco di digerire persino i prodotti marchigiani. Credo che siano un’infinità di erbe medicamentose, che certamente i santi monaci raccolgono e lavorano con le loro mani; ma la base dovrebbe essere la corteccia della pianta di China. Anche Diamanti dovrebbe avere gli stessi principi attivi in grado di farci digerire l’incedere medicamentoso di Gomez, entrambi infatti sulla loro etichetta hanno scritto chiaramente “Made in China”.