Non solo Totti, Pirlo, Buffon ed ora Eto’o che dichiara meno anni della Tosella, anche gli anziani di San Frediano lottano con grinta, a maggior ragione contro questa classe arbitrale, perché a differenza dei loro coetanei più famosi, non sono nemmeno aiutati. Contro questo sistema calcio cercano di rimanere attaccati alla speranza di poter vincere qualcosa prima di morire. San Frediano è ancora un paese per vecchi, nei suoi vicoli stretti e pieni di merde tipo Calvarese, i veterani installano il WiFi, e il pericolo più grosso rimangono ancora le più tradizionali buche come quelle della foto scattata in piazza della Calza. Da noi c’è spirito di appartenenza, la maglia della salute ha ancora un valore anti-reumatico, e poi si usano i Social per sentirsi vivi, più che nel vivo dell’azione. Insomma, per mettere mi piace sulla pagina della Kukident. E quando i linguaggi diventano più estremi, invece dei tatuaggi e dei capannelli intorno all’arbitro, scaricano applicazioni per capire se il lampadario che tentenna è per via del terremoto oppure è solo il solito morbo di Parkinson che impedisce di ricordare il giorno della memoria. Sono gagliardi, fanno vita da professionisti, si adeguano ai tempi e così allungano la carriera facendo incazzare l'INPS, il rischio di una resa incondizionata gli si paventa solo di fronte a richieste d’integrazione sempre più estreme. Non che siano razzisti, anzi, sopportano persino l’accento napoletano di Montella nascosto maldestramente dietro all’uso sgangherato dei congiuntivi. Non li preoccupa la globalizzazione, non esiste nessun disagio nei confronti della convivenza con persone arrivate da altri paesi, lo spogliatoio è unito, non c’è un sanfredianino che non abbia adottato almeno uno di quelli che ti vengono a caricare la spesa in macchina, hanno cassetti pieni di calzini comprati davanti alla Misericordia di via Sant’Agostino dove c’è il più alto fenomeno dello spaccio acrilico. Il problema è che sono tutti molto preoccupati, si immedesimano troppo con i problemi di un mondo che è sempre più sotto casa, e dove non c’è posto nemmeno per la bicicletta non ci può essere posto per il mondo. Malgrado il vaccino che comunque evita complicazioni, sono influenzati dal bombardamento della Rete. Ieri tutti francesi, oggi tutti greci. La Liliana mi ha confessato la sua preoccupazione che non accada mai nulla in Liechtenstein perché non saprebbe come chiamarli. Già ha problemi ad infamare il terzino della Juve. Siamo gente passionale, la Tosella s’è incazzata per la squalifica a suo dire troppo morbida di Mexes, una donna di grande temperamento, il Tozzi che ha avuto con lei una storia alla fine degli anni 60, quando la ricorda gli vengono ancora i lucciconi agli occhi, ieri mi raccontava che era talmente cagna che dopo aver trombato non voleva le coccole ma solo i croccantini. Io mi sento molto vicino a loro, ancora riconosco il terremoto ma non so ancora per quanto, sono costretto a scrivere tutti i giorni mentre gli allenatori si lamentano perché devono giocare tre partite la settimana. Io sarei un signore con solo tre pubblicazioni settimanali, invece essendo l’unico in rosa sono costretto spesso a scopiazzature di opere famose nelle quali pesco a piene mani. Spesso, certe scopiazzature riguardano la trama, alcuni passaggi fondamentali, se non addirittura interi capitoli. Poi per non far capire il plagio al quale sono costretto, cerco di mascherare con titoli che sono tentativi di depistaggio. Mi salvo con la loro assoluta originalità capace di distogliere dai contenuti. Oggi ho scritto l’Odissea (quella di Montolivo oltre l’asticella) e domani scrivo l’Iliade (storia di Ilicic, titolo che deriva da Ilion, l’altro nome di Troia, per dire porca Troia che inculata s’è preso dal Palermo).