C’è chi ritrova Gomez e chi si perde Osvaldo, destini che si incrociano come movimenti studiati in allenamento. Storie di bomber che vedono il ritorno al gol del tedesco, e in tarda serata anche quello dell’argentino alla Pinetina dopo essere stato due giorni in un eremo del bergamasco. Gomez si è sbloccato si dice con la Coca Cola che è meglio dello Svito, Osvaldo ha fatto un percorso più spirituale e meno gassato. Dopo il mancato passaggio di Icardi a Torino, ha passato le ultime 48 ore in cima ad una montagna dove c’erano solo pochi monaci che hanno diviso con lui un po’ di pane, di vino e dell’acqua di fonte. Lì, in quel luogo di povertà e di rinuncia, ha capito finalmente che appena tornato da Mancini avrebbe dovuto riscoprire valori importanti. Tanto per cominciare cambierà la Ferrari. Gomez no, si è lasciato ingolosire dalle gioie della vita terrena e ha mentito all’arbitro, poi la doppietta, insomma ha indossato nuovamente i suoi panni. A differenza di Osvaldo, Gomez aveva portato in lavanderia un cappotto al quale era molto affezionato, arrivato a Firenze ha così conosciuto la confusione che regna nelle lavanderie della città, perché una volta riportato a casa si era trasformato in una camicetta da donna. Risolto dopo un anno il mistero dello scambio della lavanderia, sembrerebbe essere ritornato ad indossare i panni di quel bomber che avevamo conosciuto con tanto di cappotto, boh, almeno lo vogliamo sperare. Per il resto partita segnata tutta da episodi favorevoli, la deviazione sul primo gol, il rigore inventato, l’assist di Badelj. L’infortunio di Badelj. No, scherzo sul croato, perché invece mi è piaciuto davvero, è geometrico e molto meno lento della regia della Rai che si perde sciaguratamente il rigore di Cuadrado, oltre al replay del terzo gol, utile per capire se ci fosse stato fuorigioco. Solo in tarda serata, dopo il ritrovamento di Osvaldo davanti al concessionario dell’Aston Martin, si è visto che il terzo gol era regolare. La sensazione un po’ schifosa di questa Coppa Italia è che ci si preoccupi di far arrivare in fondo solo le squadre di fascia alta, considerando le altre come un fastidioso pericolo, stasera chiude il Napoli che potrebbe addirittura vincere a tavolino perché a Udine si sa che non apprezzano tanto i babà. Qualcuno più malizioso di me sostiene che il cappotto indossato ieri da Gomez fosse in realtà quello della Merkel, insomma, la culona, la deviazione fortunata, la faccia a culo nel non aver voluto ammettere che il rigore non c’era. Tutto tornerebbe, ma io sono stanco di questo calcio dei sospetti, dei rigori inventati, di pagare il canone Rai mentre il regista guarda le gambe di Karina. Faccio come Osvaldo e stasera vado un paio di giorni al Santuario della Verna, famoso per essere il luogo dove San Francesco avrebbe ricevuto le stigmate. Quando si dice avere le stigmate del bomber, ma anche se sono frati francescani, Flachi non c’entra niente. Luogo di preghiera e di raccoglimento, sarà proprio l’ideale visto che devo cambiare la lavastoviglie.