Dopo aver chiuso l’anno a scolare bottiglie di Sassicaia, Ornellaia e Solaia, barcollando di ritorno a casa sul ponte alla Carraia, sono attraccato all’anno nuovo in acque agitate come neanche sulla pescaia, e appena un attimo dopo, con le parole dell’unica in grado di sopportare rime così piene di tannini, più ancora delle parole stesse intrise solo di solfiti. La Gaia. “La cosa che da fastidio delle feste più ancora dei parenti, sono certi strascichi. E così a Parma la Fiorentina è sembrata lenta come se avesse mangiato i tradizionali dissuasori stradali, che altro non sono che il tipo di panettone più pesante. Per fortuna c’è Gomez che ha il pregio di farmi sentire giovane e snello, lo amo, e quando lo vedo avanzare come una vecchia Prinz verde bottiglia, le mie rughe scompaiono come d’incanto. Mi rievoca momenti indimenticabili della mia infanzia. Gomez è il botox della mia memoria. Quando lo vedo partire e andare incontro al portiere, sento lo stesso dolore che ho provato quando da piccolo mi tolsero le tonsille da sveglio. Che ricordi! Ogni volta che sbaglia un gol mi mangio un gelato. L’unica cosa che riesco a ingoiare. Anche se per domenica sto pensando all’anestesia”. Poi è arrivato il tempo del primo aneddoto 2015 che sembra scagionare Montella dopo che Giovanni Galli ha scagionato Neto. L’altra sera il Bambi ha fatto da baby sitter a una famiglia straniera in prestito, visto che i genitori dovevano andare a cena fuori da “Il Troia”. Tanto per cominciare gli ha preparato la merenda con un bel biberon pieno di latte caldo e cioccolata, un avanzo di quella lasciata da Ljajic. Poi gli ha fatto pane, burro e marmellata. Hanno giocato insieme facendo bondage con il Lego, l’ha fatto anche disegnare, ricopiando da un libro di fiabe alcune figure di fate e gnomi Pizarri. Poi il bambino ha palleggiato per un’ora e mezzo senza mai far cadere il pallone prima di cadere a terra infortunato. Però, quando alle ore 20 ha cercato di metterlo a letto per farlo dormire e gli ha messo un DVD dei Puffi ADV e DDV, che sono la passione di tutti i bambini di Piacenza, non ne ha voluto sapere e ha cominciato a strepitare in una strana lingua. E pensare che con suo figlio aveva sempre funzionato, mentre oggi non si sa come regolarsi con questi ragazzi di venticinque anni. Si insomma era Marin. Se n’è accorto quando prima di andare via, il falso bambino per ringraziarlo gli ha regalato una sua foto autografata che lo ritrae in panchina accanto al secchio originale del massaggiatore, quello dove c’è ancora l’impronta della scarpa di Aldo Maldera. Quindi alla fine la colpa non è di Montella se Marin sembra un bambino stremato da un palleggio prolungato in salotto, basta dire a Vincenzo che quello che ha sempre lì tra i coglioni non è il bambino che consegna il pallone all’arbitro. E anche in questo caso è sempre meglio la Gaia di un bambino che porge il pallone a un fischietto dell’AIA.