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sabato 24 gennaio 2015

Icché vorrà dire la Nanni?

Come si aspetta il big match di domani sera in San Frediano? Waiting. L’inglese del resto fa parte dell’equipaggiamento cromosomico maschile Diladdarno, poche frasi ma d’effetto, indispensabile manuale per l’imbrocco delle straniere. Il nostro è uno slang un po’ raffazzonato ma che nel tempo si è colorato per regalare intimità tipiche alla “forestiera” di turno. Non solo quindi vino e prosciutto, ma anche il sapore più sincero dei nostri modi di dire. Lo scoglio rimane spesso una traduzione non sempre comprensibile a chi ha meno dimestichezza con le tradizioni, ma per noi amare una donna non può esulare da certe espressioni. L’esempio più tipico, appunto, è come quando davanti al Davide in piazza Signoria, lei si rende conto che è solo una copia, è in quel preciso momento che ci viene spontaneo esclamare "Fresh the eggs". Siamo un po’ merde da sempre su quella riva del fiume, e siccome mi si rinfaccia continuamente la sottrazione indebita della borsa che il Colonnello aveva regalato alla moglie facendogli credere una certa originalità, e quindi anche preziosità dell’oggetto, per far capire all’allora mia ragazza americana come certi italiani fossero costretti a ricorrere all’uso della contraffazione per passare bene e spendere poco, usai l’espressione “we are at the doors with the stones”. Ricordo che una volta rimproverai una ragazza di Liverpool perché era sempre svagata, faceva le cose pensando ad altro, e quando le dissi “you do things at dad died” scoppiò in lacrime pensando che mi fosse morte il babbo. La Nanni che è artista dentro e che quindi c’ha l’estro che gli si rinfaccia come a noi invece la peperonata, mi ha buttato giù per voi un inequivocabile “Holers there is the cupcakes!!!!” (Molto fiorentino ma anche molto difficile) Ve lo lancio lì tanto per farvi scervellare un po’, e il primo che lo tradurrà correttamente vincerà un panino con il lampredotto che potrà gustarsi a scelta, o insieme a me oppure alla Nanni. Una volta appurato che il Colonnello fa “The wedding with the dried figs” qualcuno di voi si chiederà “What does the ass with the forty’hours”, e in effetti con la partita di domani sera tutto questo non c’entra niente. Una cosa è certa però, noi sanfredianini siamo sempre stati i custodi dell’anima più becera e vivace dello spirito fiorentino. Questo carattere, un po’ spigoloso, non può non riflettersi nel nostro modo di parlare: colorito, sguaiato, diciamo sanguigno. Noi quando la si mette male si dice “She is pork” oppure quando esci malconcio dalla partita del Calcio Storico si suole dire “To be beated off us a cat in a lot”. “L’ha visto più soffitti lei d’un imbianchino” non lo traduco perché il senso è molto chiaro, ed era riferito alle ragazze più disinibite del quartiere. “It is better a dead in the house that a pisan at the door” è un classico del campanilismo che però si ritrova anche in altre culture, una ragazza di Los Angeles ed una di Santa Monica, le ricordo litigare di brutto per chi delle due dovesse uscire con me. Al Colonnello, questa volta in fiorentino, ricordo invece “Chi 'un ha quattrini 'un abbia voglie”, e chiudo raccontando di come per alcune donne l’integrazione con i sanfredianini sia stata davvero molto forte. Una volta mi innamorai di un’australiana conosciuta allo Space Electronic, dopo aver fatto all’amore mi convinsi chissà perché che fossi stato il suo primo uomo, lo volli credere in tutte le maniere, cercai di avere delle conferme in merito, fui insistente a tal punto che lei, impietosa, alla fine mi rispose “Tu arrive after the fires”.