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venerdì 23 gennaio 2015

Da Nassi alla nassa

Riprendo il tema ieri solo accennato, quello cioè di un calcio svuotato dagli spettatori per via della crisi, ma anche per colpa degli stadi scomodi, e di conseguenza accomodato ad arte per gli ascolti televisivi. Il regolamento della Coppa Italia risulterebbe crudele per il popolo delle piccole squadre, anche a un dittatore cambogiano. Si gioca dal martedì al giovedì compresa l’ora della merenda, lo si fa in casa delle più forti bastonando con rigori inventati le cosiddette piccole in modo da garantirsi il finale desiderato, e quindi anche i maggiori ascolti televisivi. Canzoni come “La porti un bacione a Firenze” sono state riadattate a portare bacini d’utenza. Stadi vuoti e partite accomodate sembra essere uno scenario più tossico ancora di quello dell’Ilva di Taranto, tossico per la passione così come i “derivati” per i comuni. Il calcio ricco degli anni 80/90 sembra soltanto un ricordo, un po’ come essere passati da un parcheggio a lisca di pesce, ad uno a cazzo di cane. Il nostro calcio si è impoverito come l’uranio usato in Iraq, siamo al baratro dei fine contratti, imperversa il prestito con diritto di riscatto. Ci sono locali tipo il ristorante “Giannino” a Milano, un tempo teatro di trattative importanti, oggi relegato a luogo dove Galliani raschia il barile, uno squallido locale di scambio di coppie e di prestiti. Pensiamo a Calciopoli che ha spazzato via l’intrallazzatore principe e così oggi siamo in mano a improvvisati agenti Fifa con le pezze al culo. Anche nel malaffare il calcio perde figure importanti come Moggi, arbitri di merda come Casarin, dirigenti federali fetenti come Mazzini. Insomma quello per cui ci dibattiamo come aragoste in una nassa, sono solo le briciole di quello che un tempo è stato il campionato dei Maradona, mentre ci rimane solo qualche lontano parente di Bruscolotti. Ci teniamo i Ferrero, i Preziosi, qualche cordata cipriota, gli albanesi assoldati da Lotito, quello scassacazzo di Varriale che litiga anche con se stesso pensando di avere a che fare con uno stronzo. Poi c’è la Domenica Sportiva svilita e umiliata, sempre in attesa di immagini che potranno essere trasmesse solo a tarda notte, ma che un tempo era attesa dal popolo come i figli di William e Kate. Ogni anno cambiavo la tazza celebrativa dove bevevo il latte prima di andare a letto. Ho ancora tutta la collezione dal ‘70 fino al 94-95, poi ho smesso di bere il latte prima di andare a letto e la collezione l’ha continuata il nonno riadattandola applicando l’immagine dei conduttori sul pappagallo che teneva vicino al letto. Le mie tazze vanno da Alfredo Pigna a Paolo Frajese, da Adriano De Zan a Nicola Pietrangeli, comprese tutte le edizioni straordinarie che celebravano le partecipazioni in studio di Gianni Brera e Nereo Rocco, Beppe Viola, Galeazzi e Paolo Rosi. Poi di nuovo le tazze della conduzione più ambita con Marino Bartoletti, Tito Stagno, Sandro Ciotti e Maria Teresa Ruta che già cominciava a far affiorare il degrado. Bruno Pizzul fu la terra di confine, poi la discesa verso gli inferi, e così passai la pratica al nonno che ne fece il vanto del suo pappagallo fino a quando morì pisciando l’ultima volta dentro a Jacopo Volpi, Monica Leofreddi e Paolo Longhi. Insomma, un calcio che anche nel malaffare è passato dalla ricchezza gestita da un Padrino con la voce fioca, fino ad oggi che vede un padroncino arrabattarsi nella consegna dei rigori.