Nel calcio di quando portavamo la Belstaff, quello per intendersi dei capelli lunghi di Pagliari e dei rigori da fermo di Casarsa, c'era anche un sacco di pubalgia a giro per i campi. E forse Casarsa li tirava da fermo proprio per quello, per non soffrire troppo nella rincorsa. Appariva all'improvviso e s'inghiottiva fior fiori di giocatori per annate intere. Non era una malattia era un pozzo senza fine. Intristiva le giocate con una subdola convivenza, coabitava solo con le prestazioni dal cinque in giù, e non si vedeva mai la fine, gettando nello sconforto generazioni di tifosi, che la odiavano al pari del professore di matematica. Oggi che è cambiato il modo di giocare, e che è aumentata persino la velocità, oggi che saltano i legamenti al pari degli allenatori del Palermo, e che il professore di matematica probabilmente è morto, dov'è finita tutta quella pubalgia? Anche Albano che al tempo ne aveva denunciato l’esistenza dolorosa scrivendo un pezzo struggente, con la sua scomparsa ha dovuto correggere l'originale “ pubalgia canaglia” in una più malinconica “ nostalgia canaglia” che in una recente intervista ha spiegato essere proprio riferita a quella stessa pubalgia che non c'è più. L'ultimo caso recente, e considerato per questo ormai una eccezione da mostrare ai giovani fisioterapisti, è stato quello di Liverani, che da fermo non tirava i rigori ma ci ha giocato l'intera carriera. Per trovare una risposta al perché si sia estinta una patologia così tanto specifica della professione, c'è chi ha studiato la sentenza Bosman, crocevia di cambiamenti epocali. Ci sono tutta una serie di studi medici che indicano la scomparsa della pubalgia riferita proprio al fatto che i calciatori professionisti aventi cittadinanza dell'Unione Europea potessero trasferirsi gratuitamente in un altro club. La pubalgia come lo zuccotto, anche quello a proposito, ma dov'è finito? Custodito in un contenitore trasparente che ne mostrava un trionfo di arrogante pan di spagna, una ricetta che risaliva addirittura a una invenzione di Caterina de' Medici, quello però a dire il vero lo sappiamo bene noi tifosi Viola dov'è finito. Da quando Vargas è arrivato a Firenze, ha assorbito l'intera produzione di quelli che son rimasti solo dei nostalgici pasticceri, e visto che al suo interno c'è anche un bel po' di liquore, a mangiarne troppi il rischio è sempre quello di ribaltarsi. Almeno diglielo a tuo cugino, quello è un peruviano che vuoi ne sappia del liquore dentro lo zuccotto. Più complessa da spiegare invece è la scomparsa della pubalgia, ma tendo a fidarmi della teoria legata alla legge Bosman, che ha trovato proseliti anche ad Arcore. Gli enormi vantaggi piovuti addosso ai calciatori avrebbero attirato intorno ai ragazzotti del calcio fior fiori di pubalgie, perché è sempre e solo una questione di testa. Oggi il calciatore medio la pubalgia ce l’ha in testa e non più vicino all’inguine, questa è la mutazione, è diventata cioè un pensiero fisso e non più una patologia dolorosa. Persino i calciatori più brutti, un tempo costretti a correre non solo con la pubalgia ma anche con il tetano pur di giocare, oggi hanno tutti un gran pezzo di pubalgia al fianco. Veline, attrici e showgirl sono l’aggiornamento di quella che un tempo era solo una sofferenza, e che invece oggi è diventato un gran bel sollievo, proprio lì vicino all’inguine.