Il mercato di gennaio scatena la stessa frotta di paparazzi sportivi che ad agosto riversa la propria professionalità nel mondo del gossip, culi e poppe sbattuti sotto l'ombrellone, oppure come oggi sotto la torre di Maratona, baci finti raccontati con didascalie surreali, qualcosa di volgare e molto da avvolgere e buttare. Perché anche se in pochi ci credono, quelle relazioni inventate, quelle fughe improbabili, ripetute ma sempre diverse, su yachts la cui rotta può essere Cesenatico o gli Emirati Arabi a seconda se leggi la Gazzetta o il Corriere dello Sport, alla fine è proprio come vedere culi e poppe, riempie gli occhi e serve a coltivare i sogni. Il ruolo del paparazzo sportivo è quello di riempire gli occhi di quel tifoso stressato, riverso sul bagnasciuga inquinato di delusione, alimentandone l’illusione e dandogli in pasto la speranza di nuovi eroi che molto spesso saranno nuove fave. Diciamo che George Clooney e la Canalis sul lago di Como in Harley Davidson, equivalgono alla fuga di cervelli all'estero di Cerci e della sua fidanzata a Genova, che ormai è considerata estero, in quanto diventata la Lourdes del calcio Viola, un viaggio della speranza per i malati terminali della Fiorentina. E sappiamo come sono impietosi i teleobiettivi che scovano cellulite e rotoli di grasso a 2000 metri di distanza, quanto Vargas che è grasso come Galeazzi, e lo si vede ad occhio nudo dalla curva Fiesole quando ogni 6 settimane riesce a fare un cross laggiù sotto la Ferrovia, dove siede comodo Kharja diretto a Milano. Del peruviano si parla in perenne partenza, come di Belen in perenne lite con Corona, il quale, sempre senza patente come del resto anche i nostri ragazzi dell'est, fa notizia per gli eccessi e per il fatto che ha preso la procura proprio di Vargas, che almeno possiamo sperare di mandarlo a dimagrire all'Isola dei famosi. A proposito, dopo aver mangiato il mio solito budino di riso a colazione ho sfogliato Noviola 2000 perché in copertina mi era sembrato di vedere la pubblicità del mocio Vileda e non capivo come mai avessero riservato quello spazio così importante, così strategico a catturare l'interesse dei guardoni del tifo, per una pubblicità, che sì fa legna, ma che anche indigna, e manca poco mi strozzo con il budino quando ho visto, che invece erano i capelli di Amauri. “Fabrizio mi rifai il caffè per favore che mi si è versato”. Certo è, che dire tutto e il contrario di tutto e continuare ad essere accreditati come giornalisti, è come vivere al di fuori della professionalità come Vargas e continuare ad essere considerato un giocatore. Ma l'apoteosi del gossip si manifesta eclatante in tutta la sua improponibile patinatura, quando sono proprio quei giornalisti autoaccreditatasi come tali, a fare l’analisi dei problemi della nostra amata Fiorentina. Come se Cerci ci volesse spiegare che a Cagliari bisogna vincere per forza, per guadagnare tre punti di spread, ore e ore di radio, di televisione e giornali, per raccontarci la stessa cosa che a me racconta Fabrizio la mattina tra un cappuccino e un deca. La mia idea quindi sarebbe quella di mandare i giornalisti a fare il deca, così almeno smetterò anche di andare al bar, e i Fabrizio a raccontarci della nostra passione, almeno lo potranno fare con un dito di schiuma che ci rimarrà sul naso e potremo pensare, incrociandoci per strada, “ anche quello è Viola”.