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domenica 1 gennaio 2012

Duemiladodici

All'alba di un nuovo anno, pensieri cisposi che ancora non hanno aggiornato il tempo scivolato sulla nostra vita, come una tavola da surf su un' onda, che prima di morire sarà subito un' altra che ci porterà lontano. Pensieri avvolti da un cerchio alla testa, che ha strappato, lui sì puntuale, la pagina dal calendario degli stravizi; un cerchio alla testa che sembro Saturno. Malinconia latente alimentata dal fresco ricordo di abbracci di prassi: è di nuovo tutto finito, è di nuovo tutto iniziato, con gli affetti più cari, con le speranze e le passioni, con la possibilità di decidere della propria vita. Con la possibilità di poter scrivere ancora. E allora scrivo, mentre Pat Metheny mi ricama i pensieri con note di cachemire, verso un nuovo anno, assunto con contratto d'apprendista, mentre il sapore fuori, è quello del cotone idrofilo, quello di una giornata iniziata con la coperta d'ovatta. E poi domani sarà subito domani, quando tolto il fermo immagine dalla festa, i ritmi ritorneranno gli stessi, e il meccanismo della vita riprenderà il ticchettìo della consuetudine. Da combattere, con le passioni, con la famiglia, con la scrittura, con la Fiorentina, mangiandoci su, abbracciandoci di sorrisi e provando a chiedere scusa più spesso. Crescendo. Guardando con occhi di lealtà e coprendo i visi più cari con carezze di morbida seta. Il sole sulla pelle ci farà sentire ancora vivi, riscaldando le nostre passioni, e in Santo Spirito, ricostruito in questo blog senza una chiesa, le nostre passioni potranno incontrarsi per fare un tratto di strada insieme. Firenze mi ha regalato un' anima dentro a una cornice dorata dagli artigiani di via de' Serragli, una tela che dipingo in maniera informale e un po' surreale, Pollock, Magritte, Dalì e poi il magico mondo delle parole, Queneau, Calvino. Corvino, le cui parole non escono fluenti. Una tela per dare un senso a quella cornice, per dare un senso alla vita. Tra la mancanza di un padre e con una splendida famiglia, tra i muretti stretti di via San Leonardo, che l'hanno modellata, come gli eventi, che ci scolpiscono ferite che hanno una memoria. San Frediano, sono un figlio Diladdarno, e quello che ho dentro è quello che ho respirato nelle sue strade, dove ho conosciuto l'amore e la Fiorentina, che è diventata il mio amore. Reflussi esofagei di idee, sentimenti, sensibilità e narcisismo. Narciso Parigi che ha cantato la nostra passione, lenticchie e zampone per la tradizione, che ci vede spesso rincorrere i sogni senza mai raggiungerli, maglia Viola che significa senso di appartenenza. Panettone senza canditi e uvetta, come una passione senza scudetti. Quello lì sono io, per darti una faccia dove scarabocchiare appunti, emozioni, incazzarti, o se preferisci, dove appoggiare le chiavi della macchina quando rientri a casa la sera.