Oggi intanto vado a pranzo in via dell’Orto a mangiarmi una bella bistecca, Overtheriver naturalmente, là dove proseguendo ancora si arriva in piazza del Carmine, e poi attraversando quella vena pulsante di fiorentinità che è via de’ Serragli, si approda finalmente in Santo Spirito. E partiamo dal cuore di San Frediano per parlare del nuovo brasiliano, che alla fine, forse è anche in linea visto che è stato naturalizzato italiano. Ecco, italiano va bene come concetto più generale, ma italiano di dove? Non è che uno può essere considerato nazionale come un prosciutto, tanto più se si presenta con quel tipo di cappello, uno che oltretutto ha un accento che di nazionale esprime poco, anche se è sempre più chiaro di quello di Cerci, si insomma noi fiorentini siamo un po’ pignolini e vorremmo che l’italiano Amauri avesse una collocazione geografica più definita all’interno del nostro amato stivale, chiedo troppo? Uno non può essere italiano solo per via di un bisnonno, perché con questa logica condanneremo per esempio un trisnipote di Cerci ad essere scemo per discendenza. Mi si dice però che allora uno può diventare italiano per via della moglie, e allora mi chiedo come mai Alessio l’abbia scelta indigena e non intelligente, così anche lui lo sarebbe potuto diventare. E poi un italiano che si rispetti non si può presentare in sede con quel cappello, no perché sennò s’è detto tanto male della passata di Montolivo, a me uno con quel cappello mi fa venire subito il sospetto che abbia un cugino che guida come quello di Vargas. Come se non bastasse è arrivato in treno come Kharja all’allenamento, viene dalla tribuna come Felipe e Marchionni, ha fatto da testimonial alla Costa Crociere, viene dalla Juve, ohhh non è che ci siano proprio tutti questi gran presupposti. Non sono affatto tranquillo, gli avrei dato subito almeno qualche crostone di cavolo nero saltato in padella, come benvenuto in sede, tanto per cominciare a dargli un verso almeno più regionale, una identificazione più circoscritta a quella invece più generica dell’intera penisola, che fa tanto rifugiato politico, se non fosse che appena si sente nell’aria dell’aglio imbiondito nell’olio, appare Vargas che ha l’appetito di un italiano pur non essendolo, e che somiglia nei tratti somatici molto ad Amauri pur non essendo ne italiano e ne brasiliano. La mia paura è che questo arrivi qua un po’ spaesato, e infatti per arrivare ha già avuto più di qualche difficoltà, si e no dovrebbe rimanere non più di quattro mesi, magari le prime parole l’ha scambiate con Corvino e le seconde con Cerci, crederà di essere approdato in un club straniero, il mio appello disperato da dentro al cuore dell’amata Firenze, da Diladdarno, da Oltrarno, da Overtheriver che è appunto dicitura massima di fiorentinità, chiedo al tifo organizzato, che invece di stare lì a bubare fuori dalla tribuna, prendano Amauri e gli facciano il battesimo di Fiorenza. Noi di San Frediano che siamo esperti in materia, per fare un battesimo come si deve lo prepariamo fin dal giorno prima mettendo a bagno, non il battezzato ma la materia prima, e poi solitamente la mattina della domenica, mettiamo il battezzato nella vasca da bagno che riempiamo di fagioli all’uccelletto, dove l’impuro si dovrà crogiolare fino a quando l’aglio non avrà preso il sopravvento del profumo rancido del dopobarba. Solo così Amauri potrà andare in gol contro il Siena, e subito dopo la cerimonia Vargas ripulirà tutto.