Si dice che la trattativa per Gomez sia diventata complicata come la sintassi di Corvino, una trattativa difficile certo, forse come per uno straniero capire che cosa sia il lampredotto oppure che la popolazione fiorentina non soffre d’asma ma ha la C aspirata, e sono d’accordo, ma aggiungo difficile soprattutto perché i problemi facili sono già stati tutti risolti, ci siamo infatti liberati facilmente della lentezza di Montolivo e di quel modo scomposto di gesticolare che ha fatto pensare al mondo intero che Delio Rossi usasse gli sganassoni per chiamare una sostiruzione. Quindi anche la trattativa Gomez rientra nella logica complessa di un’operazione che coinvolge un grande bomber europeo, tutto logico come il fatto che gli infanti si divertono solo nell’infanzia e gli adulti solo nell’adulterio, Vargas nel bere, Brovarone nella liberalizzazione domenicale delle strutture che fanno analisi e visite specialistiche, quello che invece ci spaventa è tutto ciò che non si può spiegare con la logica. Ci fa paura l’ignoto, quello che non capiamo ci destabilizza, con quale modulo avrà mai giocato Stramaccioni rimane un mistero che ci porteremo nella tomba, Ilicic che vuole venire da noi, ma se noi non vogliamo che ci venga lui che cosa fa? Del resto non siamo Lampedusa, non possiamo accogliere tutti, e quando non capiamo allora chiediamo spiegazioni, e infatti ci si chiede che fine abbia fatto mai la pontellizzazione, qualcuno avanza ipotesi timide sulla probabilità che parecchia sia stata portata via dalla tramontana, insomma, cerchiamo conferme come faceva Woody Allen quando chiedeva a Dio di dargli un segno chiaro come quello di fare un grosso deposito a suo nome in una banca svizzera. E mentre spero vivamente che in casa Criscitiello si pratichi il controllo delle nascite, il giornalista di Sportitalia ha posto però una questione all’attenzione di Pedullà che non è poi così peregrina, come mai è più facile vendere Cavani che costa il doppio di Jovetic, Pedullà ha ribattuto sostenendo che succede come alle Poste dove tutti scelgono la fila più corta e non si capisce come mai allora c’è più gente nelle file più lunghe. Intanto alla mostra del grande Jackson Pollock a Milano si sono fatti vedere Montolivo e la De Pin, lei sempre molto attenta alla prevenzione indossava una minigonna di quelle che attirano molto la prevenzione, un’indumento insomma che richiama l’uso del preservativo, lui amante dell’arte da quando ha conosciuto Prandelli grazie al quale in Nazionale hanno passato ore e ore a discutere se fosse più lungo un taglio sulla tela di Lucio Fontana o un suo passaggio laterale, bisogna anche ricordare che Riccardo ha sempre dichiarato di preferire il figurativo all’informale, Pelegatti presente alla mostra racconta che il giocatore dopo aver visitato 3 sale avrebbe domandato alla fidanzata se quello davanti a lui era l’ennesimo stupido dipinto astratto e che lei lo avrebbe rassicurato rispondendogli che quello era solo uno specchio. Intanto è in allestimento la nuova tribuna all’inglese, che una volta terminata sarà un’altra perla da aggiungere ad una collana bella come le colline che circondano lo stadio, tutto bello, dal prezioso gioco espresso sul campo, alle iniziative di fair play fino al nuovo centro sportivo, un modello insomma dove il bello è di casa eccetto Brovarone ma solo perché Dio la domenica si riposò invece di andare da Fanfani. E allora in tutta questa magnificenza mi viene in mente quando ancora c’era l’allerta pontellizzazione che preoccupava molto di più di quella dell’Arno in piena, quando cioè l’incubo del ridimensionamento richiamava in città chiunque potesse liberarci dai Della Valle, uno scenario di desolazione e bruttezza nel quale il Vuturo chiedeva incontri su incontri con la proprietà neanche fosse un centro massaggi, scriveva lettere come Benigni e Troisi al Savonarola, assoldava i pagliacci del circo Orfei per dare spettacolo a Moena, si faceva raccontare le novelle da Pallavicino su Montolivo prima di andare a letto, per lui la Fiorentina dei Della Valle era diventata così brutta che fuori dalla finestra del centro sportivo c’era rimasto solo un guardone che dormiva.