Dopo Criscitiello è arrivato il turno di Ciro Venerato, Ciro, un nome che torna comodo perché ideale per far prima a chiamarlo e mandarlo affanculo, entrambi comunque confluiti in un gruppo chiamato “Gli esperti di calcio non fanno mai tredici”, sottotitolo “Se lo facessimo, non faremmo più gli esperti di calcio”. Venerato parla di Gomez come di un attaccante di terza fascia e noi parliamo di lui come il terzo mondo del giornalismo, di un uomo cioè che vive la professione a spizzichi e bocconi su Twitter, uno al quale contano le parole, può cinguettare fino a tre e non gli puliscono mai la gabbia. E questi sono solo due, certamente i più fragorosi, dei fastidiosi stagionali, delle zanzare che fanno parte di un esercito che ha ormai invaso sale stampa e televisioni, e ce ne fosse uno che paga per quello che dice, mentre invece dovrebbe essere automatico come succede quando si prende il taxi in quattro e a pagare è sempre quello accanto al guidatore, ecco, Criscitiello e Venerato andrebbero messi nel posto del morto. Poi come succede in quel taxi che chiunque paghi ognuno di loro emetterà comunque l’intero prezzo della corsa in nota spese, anche a chi dice cazzate gli andrebbe messa una nota sul diario e calcolata come quando ti tolgono i punti della patente, dopodiché finito il credito te ne stai a casa a raccontare le novelle ai figli o le cazzate al bar. E grazie a questi derivati del giornalismo ho capito però che Vargas è un giocatore più profondo di quanto possa apparire, un uomo prima ancora che un giocatore, costretto a frequentare un ambiente superficiale e a bere per rendere persone come Criscitiello e Venerato delle persone interessanti, e quindi chi ha degli eccessi come il peruviano va solo capito perché non sempre dietro agli eccessi c’è del negativo, e mi viene in mente che proprio dai fumatori c’è da imparare che cosa è la tolleranza, per esempio, mai un fumatore si è lamentato di un non fumatore. Così come gli eccessi nella chirurgia plastica in certi casi vanno tollerati e compresi perché c’é chi ha visto Berlusconi prima di cominciare la nota relazione con il bisturi del cugino di Barnard, che sostiene, forse anche influenzato dal fatto che come il padrone somiglia al suo cane lui somiglia al suo denaro, che Berlusconi, insomma, prima degli interventi era tutto verde e raggrinzito come un milione di dollari. E a proposito di somiglianze non va giudicato come strumentale nemmeno il fatto che ogni bambino somiglia al parente che possiede più denaro. Io che sono padre per certi versi devo persino ringraziarlo Criscitiello per il fatto che fa così tanta televisione, ore e ore che mi permettono di trasformare appunto la televisione in uno strumento educativo, ogni volta che appare il “Crisci” infatti, Tommaso va nell’altra stanza a leggere un libro. In questi giorni del dopo Gomez, in attesa che Jovetic riempia la casellina dell’ex e Ilicic arrivi finalmanete all’altare con la sua promessa sposa, voglio riempire queste ore nelle quali le emozioni hanno messo le infradito e la gazzosa ha preso il sopravvento della gazzarra mediatica, per capire come fare a risolvere il problema dell’identità anagrafica dei giocatori africani, quella vera naturalmente, perché non è più accettabile che arrivino promesse diciassettenni che hanno già dei problemi con la prostata, come fare non lo so e lo chiedo a voi che siete esperti nel togliervi gli anni e tingervi i capelii, quello che succede con gli africani è un po’ quello che succede in quei fatidici dieci anni più lunghi per una donna che vanno dai 39 ai 40, ma mentre per le donne è più facile smascherare la truffa semplicemente verificando quanto la forza di gravità si sia aggrappata al seno, e la foto che vedete è quella che viene utilizzata dalle Polizie internazionali per risalire all’età di una ventenne senza documenti e impronte digitali, per i giocatori africani diventa più difficile utilizzare la forza di gravità come strumento per associare un età perché l’uccello pende comunque anche a vent’anni