Solo una volta ho tentato il suicidio in vita mia ed è successo lo scorso anno dopo essermi reso conto che tutto era finito con quel maledetto quarto posto, la pontellizzazione era sparita come in un venerdì nero di borsa, inghiottita voracemente come da Vargas, il crac del ridimensionamento ormai ai minimi strorici, e non solo non mi era rimasto più niente, mi ritrovavo addirittura con un attivo di bilancio e un po’ di nasi e parrucche finte a testimoniare la grandezza di un’epoca scomparsa, via d’un colpo tutti gli sceneri più tragici, anche Zamparini e Tutunci erano sfumati. Mi avevano ingannato, ero stato illuso che i Della Valle fossero degli usurpatori pezzi di merda, e a volte si e a volte no anche dei ciabattini, con quell’intermittenza tipica della trasmissione degli impulsi nervosi al cervello durante la sagra del malato di Parkinson e del fiore di zucca fritto, non sapevo più nemmeno se erano marchigiani, ero sopraffatto dal disgusto di me stesso, e come dicevo in apertura ho preso in considerazione l’idea di uccidermi, ho pensato di farlo aspirando forte col naso in prossimità di Montolivo. Poi è passata una ragazza con un pezzo di schiacciata del Pugi e il naso ha preso altre strade, quel pezzo di schiacciata e quel pezzo di ragazza mi hanno salvato, gli occhi fissi sui quei due seni da scalare come un albero della cuccagna, e un pezzo di quei seni ve lo voglio mostrare per farvi capire quella forza curativa della natura, anzi no ve li mostro tutti e due. Intanto in macchina mi ritornava in mente Radio Blu quando in collegamento da Genova stava esaltando un ritrovato Vargas, con Preziosi orgoglioso di aver rigenerato un campione chiacchierato ingiustamente a Firenze, che altro non era che una piazza in disarmo, un ambiente ideale invece quello rossoblu, e così Vargas era diventato persino attento all’alimentazione, non più eccessi se non salutisti come quelli riferiti alla frutta così piena di vitamine, Preziosi tronfio come fosse un santuario edificato per fare miracoli dichiarava; “Genova non è Firenze, oggi Vargas mette tre ciliege in ogni Martini, ne consuma cassette intere”. Quelli si che sono stati i momenti di’oro della pontellizzazione, dove Firenze faceva schifo persino a Montolivo. E finita un’era magica mi sono piombati addosso tutti i problemi legati al blog, oggi appaio in famiglia come un ficcanaso, come uno che racconta dialoghi, fatti, circostanze, uno che non si fa gli affari suoi insomma, me ne sono accorto l’altra sera a cena quando mia moglie non è che me l’ha detto in maniera esplicita, ma in maniera molto garbata me l’ha fatto capire che ero diventato un ficcanaso, io che ho sempre pensato di essere su un altro livello, lontano dalle problematiche del pianerottolo, ero considerato uno che guardava dalla serratura della porta del calcio, Rita non me l’ha detto in faccia che sono un ficcanaso ma è quello che scrive sui suoi diari. Per fortuna vado molto d’accordo con quei tifosi che vedono sempre il bicchiere mezzo vuoto, ci vado d’accordo per dimenticare, perché così glielo bevo io quel mezzo di cui loro non percepiscono la presenza, vivo di rimessa accanto a gente affranta, e bevo il mezzo bicchiere mentre mi raccontano i loro problemi, i primi in assoluto che affogano nell’analcolismo le loro preoccupazioni per il rinnovo di Ljiajic. Ho sempre sostenuto che è un vero peccato che tutte le persone che sanno come far funzionare il Paese e rinnovare il contratto a Ljajic siano troppo occupate a guidare taxi o vendere lampredotto, ed è un’ulteriore conferma che la prova più sicura che esiste da qualche parte una forma di vita intelligente in grado quindi di rinnovare il contratto di Ljajic, sta nel fatto che non ha mai tentato di mettersi in contatto con noi. Per finire, e non per finire inteso come la pavimentazione di via Sant’Agostino ancora tutta sbudellata, non esagero se dico che i fiorentini in questo momento hanno solo due cose per la testa, l’altra è il rinnovo di Ljajic.