C’è tanto fermento intorno alla squadra Viola, da non confondersi con il frumento perché sbagliare è un momento, fermento tra il lusco e il brusco quasi come nel Lambrusco, quasi come dentro a un tino di un casale fiorentino. E così Firenze ribolle come l’asfalto sulla strada del prosecco, il tifo mesto e ridimensionato si è trasformato in mosto e già si sbizzarrisce in calcoli all’indomani dell’acquisto di un mostro. Si fanno calcoli di tutti i tipi, c’è carne e c’è pesce sul piatto, ci sono corna di rimpiatto e piscia di gatto, filetto di cernia pescato a Pescia con un cinto per l’ernia, calcoli ai Renai e renali. Siamo ubriachi di gioa al pensiero di avere fatto 72 gol senza Gomez, e allora andiamo a ritroso verso le reminiscenze di matematica per fare ognuno il proprio business plan del gol della prossima stagione, e con quello che avanza dare anche il 3 per mille al ricovero per i reduci della pontellizzazione, e infine scegliere la quota migliore per giocarsi i gioielli di famiglia sul terzo scudetto. Ebbro come un fabbro con la febbre il primo calcolo che mi viene da fare così su due pied-à- terre è che una mela ogni otto ore toglie tre medici di torno, e così ritorno a parlare per un attimo di un ottimo mercato che sembra fatto a cottimo, e sottolineo pur essendo in superfice, come siano superficiali certi commenti che avanzano perplessità sul rinnovo di Ljajic, come se Pradè non sapesse il fatto suo, come se gli si volesse insegnare a fare il proprio lavoro, lui che s’innalza più dell’asticella di Montolivo, che emerge su tutti per manifesta superiorità, come un palombaro, ognuno deve mangiare quello che cucina e non insegnare ad Oldani come fare l’uovo al tegamino, chi spadella dubbi mangerà frittate di patate, forse, oppure di cipolle, chissà, e in un blog dove si millantano argomenti di cucina ma non si parla mai di cibo, voglio rifarmi per una volta al pensiero di Bisio su un aspetto di certe abitudini gastronomiche che sono incomprensibili come un’intervista di Delneri. Prendiamo Nonna Papera che anche se somiglia a Paola Ferrari rimane sempre una papera, e allora perché quando invita gli ospiti, Gene Gnocchi piuttosto che Zazzeroni, gli da il tacchino? Come se Minni desse dei criceti ai suoi ospiti, come se la madre di Vargas gli cucinasse il timballo di suo cugino stupido e quindi pure sciocco. E a proposito del peruviano, sta facendo di tutto per convincere Montella a dargli un’altra opportunità come ha fatto con Ljajic, si dice convinto,
si allena e studia per diventare finalmente un serio professionista, ha già dato il primo esame sul “Principio di indeterminazione di Heineken”, e l’ha esposto proprio a Montella telefonicamente “Non potrai mai essere sicuro delle birre che hai bevuto la notte scorsa”. Oggi intanto vado a vedere Gomez perché mi sento solo e così sto un po’ in mezzo alla gente, respiro entusiasmo genuino come il salame del Chini, prendo l’insolazione e mi compro anche la gratitudine di Tommaso insieme alla nuova maglia del tedesco. La solitudine è proprio una brutta bestia, FB è virtuale come la carriera di Stramaccioni, e alla fine tra le tante bischerate dette per strada tra piazza del Carmine e Santo Spirito, tra un lampredotto e una poppa ti ci scappa anche un pensiero profondo come le buche di via dell’Ardiglione, per cercare di capire chi hai intorno di veramente importante, ma tanto non saprai mai veramente quanti amici hai finché non ti compri una casa sulla spiaggia. Le foto di oggi raccontano proprio quei momenti fatti di luci e di ombre di una vita senza una casa sulla spiaggia.
