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venerdì 26 luglio 2013

Per ora ho fregato la morte

Pensare è importante perché ci distingue dalle lenticchie, l’unica cosa in comune è quando penso a cosa fare da mangiare e mi vengono in mente le lenticchie, cosa c’entra? C’entra perché c’è qualcuno che pensa davvero che daremo via Ljajic per un piatto di lenticchie, metafora che potremo estendere anche alla eventuale clausola rescissoria in caso di rinnovo. Uso ancora le lenticchie, e se possibile quelle di Castelluccio di Norcia, per dare sfogo all’altra anima del blog custodita in frigo, e quindi per fare una considerazione che va oltre Colfiorito e le patate rosse, perché ho assisto inerme a scambi di opinioni poco edificanti anche se di edilizia popolare, sullo sfondo di una materia, il calcio, che non è scienza, e infatti bisogna chiamare scienza solo l’insieme delle ricette che riescono sempre, tutto il resto è letteratura. E poi mi piacciono tanto anche le donne con le lenticchie sul viso. Perdonatemi ma oggi dico cose in libertà, senza nemmeno l’accappatoio, salto di Paolo in Francesca, di fiore in fiore a proposito di Fiore, oggi non ho voglia di seguire un filobus conduttore anche perché mi è sempre stato sull’anima che non si potesse parlare al conduttore del filobus, una discriminazione intollerabile che lascia l’uomo solo con un volante in mano, meglio allora in bagno da solo ma con il cambio in mano. E così mi ritorna in mente il “Bambi”, caricato in via Maggio per andare alla stazione, l’eskimo verde e le braccia lungo il corpo che arrivavano ben al di sotto delle ginocchia, pesanti prosciutti appesi sul tronco di un pizzicagnolo, e che gli conferivano un aspetto non proprio elegante, il Bambi non era un fenicottero rosa. Bottiglia di metadone dentro la tasca destra, e una “gozzata” ogni tanto prima di arrivare a Roma per la famosa trasferta dell’82 persa tra l’altro con gol di testa di Pruzzo su tacco di Falcao dalla linea di fondo, se ricordo bene, intento com’ero ad arginare il Bambi inferocito dal lancio di mele che ci piovevano addosso per colpa della forza di gravità. E poi le sue parole, i suoi macigni filosofici da uomo di 130 kg, labbro inferiore largamente pronunciato che sembrava una terrazza su Santo Spirito, il primo vero prototipo di Shrek. Forse anche un po' Orco Rubio che al solo coniugare correttamente il verbo arrivare, dopo averlo rassicurato cioè che stavamo arrivando in stazione a Roma mi disse “Quando sento parlare di cultura mi corre la mano alla pistola”, fu una trasferta nella quale oltre a perdere la partita persi anche l’uso corretto della lingua italiana per evitare la corsa della sua mano in assenza di un giubbotto antiproiettile. Il Bambi era un milanista che però veniva in trasferta con noi perché era comunque un modo di socializzare, un’occasione per potersi scontrare con le tifoserie avversarie visto che non aveva amici milanisti con cui condividere la volontà rude dello scontro fisico. Forse il primo esempio di tifoso avversario che ha prestato la propria mano d’opera ai tifosi di una squadra che non fosse la sua, volontariato puro, una nobiltà d’animo che nel calcio non si era mai vista, altro che fair play. La fede Viola non ci univa, il metadone non lo condivideva con nessuno, quasi un enorme corpo estraneo, erano trasferte dove per la gran parte del tempo regnava il silenzio, solo qualche considerazione frutto del risveglio dall’assopimento post bevuta, ma quando si riprendeva aveva una trentina di secondi dove dava il meglio, momenti eccezionali, cammei, bonsai di lucidità e pensieri arguti, ricordo di ritorno da quel due a zero, quando mi parlò dei suoi calzini in maniera accalorata come per difendere un diritto, senza però che nessuno gli avesse fatto osservazioni o vietato niente, mi disse pensando forse che fossi il merciaio di via Romana che glieli aveva venduti “Se considerassimo vergognoso portare i calzini grigi, dopo aver portato calzini grigi proveremmo rimorso e vergogna”. Fu una meteora il Bambi, apparve e scomparve come il portafoglio di un americano in via della Chiesa, mi ricorda i miei vent’anni dai quali sono uscito vivo, una generazione la mia che si è buttata letteralmente via, un po’ come quello scudetto dell’82, mentre io sono rimasto illeso, miracolosamente lontano dalle droghe, ma anche con certe debolezze il Bambi aveva il suo perché, e grazie a quello sciroppo tirava fuori considerazioni appiccicose che mi sono rimaste ancora addosso. Sapeva che mi piaceva scrivere e allora mi incitava alla sua maniera, mi diceva che tutto era stato già scritto e che bastava solo andare a cercarlo e rileggerlo, ho passato anni a guardare dentro ai cassonetti ma non ho trovato uno che fosse uno dei miei scritti. E se la droga si è portata via vite, io non mi sono drogato proprio per fregare la morte che è oscena perché gli altri vengono a frugare tra le tue cose e tu non puoi protestare. Sono vivo solo per scrivere sul blog e quindi per non morire, se vivo e scrivo non importa nemmeno morire, non ci sarebbe niente su cui frugare visto che è già tutto on line.