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martedì 23 luglio 2013

Io, Tommaso e la Fiorentina

Per essere un buon padre bisogna avere sempre una risposta, oltre che un figlio, e quando i figli sono ancora piccoli basta poco, anche un Bergonzi qualsiasi da utilizzare come “omo nero”, un Montolivo da presentare come spauracchio di fronte all’esondare dei capricci Diladdarno, così come i tuoi “si” saranno fin troppo facili quando c’è da accompagnarlo allo stadio a vedere la Fiorentina, ma quando crescono come gli asparagi, allora le domande si fanno più insidiose, i perché sui rigori al Milan diventano circostanziati, il fatto che Montolivo porti la passata su un viso di bischero a quella maniera sono due indizi che fanno la prova che siamo arrivati alle porte dell’adolescenza. Di cosa sappia il lampredotto è una domanda sofferta ma che ti aspetti, tipica, un classico dell’iniziazione alle tradizioni che si scontra con una generazione che guarda oltre la Chiesa di Cestello, là dove c’è la globalizzazione e il ketchup, una domanda che nasce dalla lacerazione interna tra la fiorentinità e il richiamo del McDonald’s. Domande comunque che si riescono ancora a gestire grazie all’influenza del DNA fiorentino, diverso è quando un padre ci deve mettere del suo, quando arriva l’ormone che smuove le attenzioni e le sposta dall’ Xbox e dalle copertine di Tex fino alle copertine di Max, per finire al lattice lubrificato del Durex. Un periodo nel quale le fidanzate e le mogli dei giocatori attirano di più delle giocate, i tacchi a spillo più dei colpi di tacco, momenti che sto cercando di gestire usando la saggezza che ho respirato tra i banchi del mercato di Santo Spirito, e che uso per rispondere alle domande più scomode o imbarazzanti. Solo ieri, allo spuntare del primo brufolo sulla fronte, subito dietro allo spuntare del sole sulla facciata della chiesa di Santa Maria del Carmine, mi ha chiesto come si curava l’acne giovanile, per tranquizzarlo gli ho risposto che l’acne giovanile si cura con la vecchiaia. Non mi è sembrato troppo convinto, tutt’altro, mi ha detto di non avere tutto quel tempo a disposizione, del resto le nuove generazioni vanno a mille, sono avanti anni luce anche quando è buio, Tommaso è così avanti che ormai  lo vedo solo di schiena, e pur crescendo nella scuola all’aperto di San Frediano, alla sua età al confronto dormivo come Montolivo da adulto, e quando da piccoli giocavamo al dottore io facevo l’ottico, mentre lui già usava i cani per non vedenti quando giocava a mosca cieca, insomma hanno un altro passo, tanto che in molti quando c’è da giocare al dottore si specializzano in ginecologia. Ricordo alle elementari quando ci chiamò il Preside che fu subito molto chiaro anche se la Rita era furente perché le sembrava abbastanza innocente essere sorpresi a giocare al dottore, ma lui fu perentorio sul fatto che esisteva un regolamento che andava rispettato e nel quale era vietato praticare mastectomie. E invece delle piogge tanto attese arrivano le prime discussioni, del resto Tommaso vuole imporsi, marcare il territorio, sgomita per trovare la sua collocazione, il nostro punto d’incontro al momento è la Fiorentina, e poi via ancora ad affilare le armi della propria personalità, l’altro giorno gli raccontavo la tragedia di due missionari africani che si sono salvati raggiungendo a piedi l’Uganda, “Hanno camminato poco in confronto alla nonna” ha voluto precisare, ma ci hanno comunque messo una settimana, gli ho risposto, e poi gli ho detto che sono sopravvissuti mangiando bacche, radici e scarafaggi, e lui prima mi ha ascoltato e poi s’è incazzato quando mi sono meravigliato di come avessero fatto a trovare un McDonald’s da quelle parti. E poi la musica, lui sente il rap di Salmo e io cerco di raccontargli i falò con la chitarra e le canzoni di Lucio Battisti, che lui mi smonta con il fare cinico tipico della sua generazione facendomi presente a proposito di attualità dei testi e non solo, che “Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?” oltre ad essere una frase troppo melensa non è corretta neanche dal punto di vista grammaticale visto che la frase corretta sarebbe dovuta essere “Ma non dovevamo non vederci più?”, e se un paroliere come Mogol fa errori così grossolani, perché ci siamo accaniti così tanto con Corvino? Tommaso è comunque un ragazzo dolce anche se non lo vuole far vedere perché vuole fare il grande, è persino più rispettoso dei tempi di cottura, perché anche se non legge il blog, so che ce l’ha comunque tra i preferiti, sarà per rispetto verso di me che sono il padre, sarà perché la Fiorentina è una passione che è il legame più stretto dopo quello di sangue, oppure, tolta l’illusione da genitore rincoglionito, sarà più semplicemente per guardare le foto. E allora oggi lo frego e gli metto le Dolomiti della Val di Fassa.