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sabato 27 luglio 2013

Meglio avere il piede piccolo che qualcos'altro

L’Artemio Franchi è uno stadio che negli anni ha prima cambiato nome e poi pelle, un po’ come la bella modella trans figlia di Toninho Cerezo, uno stadio sferzato dal vento del fair play oltre che dalla tramontana, refoli del lusso scamosciato di una famiglia che ha presentato al calcio italiano un nuovo modello di società oltre all’ultima collezione Tod’s. Potremo finalmente godere di una tribuna senza filtro, come un pacchetto di Pall Mall, anche se senza quello contro l’inciviltà, violenza che troviamo meno negli stadi e purtroppo sempre più spesso all’interno delle famiglie. Ieri parlavo del Bambi e a questo proposito mi viene in mente quanto per lui fosse stato addirittura un rammarico non averla subita, mi ricordo durante la famosa trasferta del 3 a 3 a Cesena non meravigliarsi affatto che la Fiorentina avesse sprecato tre gol di vantaggio in una manciata di minuti, quanto invece, parlando dell’arresto di un uomo e una donna che violentavano i loro bambini, del fatto che a lui invece lo avessero ignorato. Insomma il metadone fu per molto tempo un sostitutivo del latte materno, non aveva studiato e tantomeno fatto l’università ma sembrava conoscere profondamente la differenza di approccio didattico di ogni singola facoltà, da Cesena a Firenze riuscì a farmene uno spaccato in quattro episodi senza aiutarsi nemmeno con il piede di porco, 30 secondi di lucidità ogni poppata, e di ritorno a casa riuscì finalmente a dipingere lo sceneraio universitario dei primi anni 80. Secondo il Bambi, milanista aggregato in deroga alla tessera del tifoso di un’altra squadra, a Economia per 4 fogli usavano una puntina, a Legge usavano 4 puntine per un foglio, a Lettere un foglio per 4 messaggi più la scritta sul legno della bacheca, e a Chimica si dilettavano con le colle epossidiche. E’ chiaro che il Bambi non era proprio quello che una madre sperava di vedere nella compagnia del figlio, però i ragazzi essendo tali non erano madri e allora per noi il suo difetto maggiore non era il resto ma l’essere milanista, non ci dava noia nemmeno che nelle sue fasi di massimo splendore si fosse arrangiato un po’ per mantenersi il vizio, perché da uomo di San Frediano, alla scuola della strada ci aggiungeva un pizzico di poesia che lo rendeva persino pioniere elevandolo dalla figura di ladruncolo a quella di eroe in quanto amante dell’eroina, per finire a quella di system integrator Diladdarno’s, infatti ci teneva a precisare “Io non rubo, integro”. Avrebbe preferito le sirene inglesi di Ljajic a quelle della polizia che lo inseguivano nel traffico quotidiano di una vita sregolata, senza nemmeno il semaforo rosso a fermare gli eccessi, perché per quelli trovava sempre il verde, e per l’appunto in un momento storico dove ancora non c’erano le rotonde finanziate dalla Comunità Europea che gli avrebbero permesso di scorrere meglio quando inseguito. So per certo che avrebbe odiato il Berlusconi politico anche se presidente della sua squadra del cuore, perché so come la pensava, e mentre a me giravano le palle per aver buttato via una vittoria in maniera così incredibile lui si rammaricava di altro visto che del 3 a 3 non gli importava una sega, e dico di Berlusconi perché ricordo bene quando diceva che se Craxi fosse stato Papa lo avrebbero chiamato Pio Tutto. Guardando attraverso il vetro della boccia di metadone anche oltre il finestrino del treno, curvo e grosso come una cunetta della pista da cross di Polcanto, gli scappavano i pensieri ad alta voce, del resto la dipendenza dalla droga lo aveva reso incontinente, “Il tempo è liquido, bisognerebbe congelarlo”, mi immagino che con un ghiacciolo alla menta avrebbe potuto dire “S’è fermato il tempo, e anche lui indossa l’eskimo”. Avrebbe detto che anche Bucchioni prende il metadone e poi vede Fraizzoli di là dal vetro che lo saluta come le caprette di Heidi. Com’è lontana la Fiorentina dei Della Valle dai miei vent’anni, quella dei fumogeni e dei tamburi della Curva Fiesole, della Kawasaki 750 di Mauro che non frenava mai perché davanti aveva il freno a tamburo, e che non poteva usare la domenica quando doveva andare allo stadio con il tamburo. La passione per la Fiorentina è rimasta però intatta come il ghiacciolo alla menta del Bambi, come se fosse stata congelata insieme a quei vent’anni, e poi sono stato molto fortunato ad avere il 41 di piede mentre il Bambi aveva il 46, questo mi ha permesso una cosa importante che sto cercando di insegnare anche a Tommaso che ha ancora il piede in fase di crescita, perché non si può giudicare un uomo se non si è percorso almeno un km nelle sue scarpe. E io non ho mai giudicato il Bambi perché non avevamo lo stesso numero.