Vediamo
di spadellarla subito nel piatto giusto prima che la partita sappia
troppo di soffritto, per metterla in soffitta senza soffrire di questo
calcio stuprato e servito come uno stufato ad un pubblico già stufo, un
calcio che invece di Jovetic avrebbe più bisogno di un bicchiere mezzo
pieno di Alka Seltzer per digerirne la folle programmazione. Andiamo a
vedercela però almeno con la consapevolezza di avere i tre tenori a
centrocampo al posto di tre taniche di vino a centrotavola, con ancora
la brioche sullo sfondo della mattinata, puntando eventualmente tutto su
una merenda riparatrice, e per abituarci ad una partita che entra in
scivolata sul pranzo della domenica ci vuole solo il sapore buono e
consolatorio della vittoria, che è accettabile come l’aglio olio e
peperoncino a mezzanotte e la pasticceria appena sfornata in piena
notte. E a parte il jet lag morale di chi si è prostituito alle
televisioni, fatto all’amore con uno sconosciuto buonsenso e quindi
partorito un calendario così bastardo, i sapori giusti ci sarebbero
tutti lo stesso, dal rientro di Jovetic al ricomposto trio delle
meraviglie in mezzo al campo, alla probabile sostituzione di anca
sbilenca con l’aneto, che impossibilitato a profumare un pranzo
ghigliottinato dagli interessi televisivi, potrebbe risultare comunque
terapeutico se usato in infusione per fermare il singhiozzo e la
flautulenza di certi interventi di Viviano. Speriamo che Montella ci
serva una bella partita frizzante almeno come una Blanquette de Limoux
per pulire la bocca dalla coda del risultato di Roma, un risultato che
funzioni da vaccino per la coda alla vaccinara che ci ha cucinato
l’eterno Totti, con qualcosa di più familiare, va bene anche
il sapore datato di una fetta di pane e pomodoro, o la fettunta con
l’olio nuovo che strozzi sul nascere le speranze dell’orco roco Cosmi,
che a Firenze butti per aria il cappello della salvezza senese e per
consolarsi se ne vada a mangiare un bel panino con il lampredotto.
Perché oggi vorremmo ritornare proprio a godere, quindi a vincere e
guadagnare intanto tre punti sull’Inter, posizionandoci di nuovo a
ridosso di quello che dire più non posso, ritrovando quel gioco che ci
ha fatto stropicciare gli occhi come se con le mani avessimo toccato il
pepeorncino. Insomma una domenica fuori dai canonici spazi gastronomici
della tradizione, che però potrebbe addirittura piacerci di più, siamo
aperti anche alle gioie fuori orario, anzi pensiamo che quelle
fuori pasto possono risultare addirittura le migliori, ma sì, sotto sotto
alla fine potrebbe essere proprio un bel vedere.