I
Greci del periodo arcaico ritenevano che la Terra fosse piatta, come
del resto anche la passione Viola di certi tifosi in Borgo dei Greci
prima dell’avvento di una concezione più sferica del calcio, piovuta
sulla città grazie allo staff di Montella composto da Pitagora,
Aristotele per quanto riguarda le prove osservative, oltre a Gianni Vio
capace di dimostrare che i saltatori della difesa che staccano verso il
cielo dell’area avversaria riescono a vedere un incremento della sfera
che ruzzola dentro la rete in confronto a chi invece rimane piantato per
terra. La credenza di una terra piatta si trova nei più antichi
concetti di calcio dell’umanità, cito Mazzone oppure anche Ciro Ferrara
fino ai mesopotamici del catenaccio come Nereo Rocco, un calcio pensato
solo come agli antipodi della modernità. Ma grazie a Montella Firenze ha
conosciuto finalmente il calcio sferico, quello scoperto dall’astronomo
Guardiola che aveva disegnato il gioco del Barcellona mettendolo al
centro dell’universo calcistico, una modernità che di fatto ha reso di
dimensioni insignificanti le altre filosofie di gioco rispetto al cosmo
blaugrana. E oggi che abbiamo finalmente conosciuto la verità della
bellezza sferica di questo nuovo calcio, avanzano le teorie degli
oppositori che prima alzano il pelo di fronte a tale e tanta modernità, e
subito dopo innalzano il concetto della diga a centrocampo, del
medianaccio, dell’incontrista randellatore senza il quale non
riconoscono nessuna visione di calcio, non esiste partita insomma senza
la figura rassicurante tipica del distruttore di gioco, perché viene
considerata squilibrata e illusoria una visione che preveda invece un
cerchio infernale di centrocampo con i vari Pizarro, Aquilani e Borja
Valero, solo farneticazioni tattiche, non riconoscendo ammissibili fasi
di gioco come il pressing alto o la squadra troppo alta, ma solo quel
tipo di calcio che era stato pensato nell’Alto Medioevo. Noi non ci
stiamo a questo ritorno al gioco disadorno, non vogliamo sentire nessun
spiffero di ripensamento, non si torna più indietro perché ormai
sappiamo che possiamo girare intorno all’avversario con una manovra
avvolgente e meravigliosamente rotonda, che possiamo circumnavigare la
classifica attraverso questa filosofia di gioco ricurvo,
infischiandosene di qualche smagliatura come quella di Roma, perché
siamo convinti che il calcio non è piatto anche se ci sono gli
oppositori dell’ultim’ora che dopo la sconfitta dell’Olimpico sostengono
che non esiste nessuna curvatura terrestre, una visione miope che
poggia le sue convinzioni su studi fatti dentro a stadi attraverso
figure di maniscalchi che randellano calci come Donadel o simili. Noi
domani contro il Siena vogliamo rivedere la Fiorentina barcellocentrica
di Montella senza se e senza ma, senza nessun ripensamento tattico, anzi
se possibile vorremmo addirittura rilanciare rendendo sempre più
tecnica la nostra squadra aggiungendo allo staff di Montella anche un
ufficio tecnico, lasciando ad altri la visione di un calcio tatticamente
pensato su una tavola da stiro, e per sostenere questa nostra conquista
estetica abbiamo preparato il manifesto del movimento che divulga
questa nostra filosofia di gioco, con un semplice slogan “ Il mondo non è
più piatto”.