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sabato 15 dicembre 2012

Il piatto piange

I Greci del periodo arcaico ritenevano che la Terra fosse piatta, come del resto anche la passione Viola di certi tifosi in Borgo dei Greci prima dell’avvento di una concezione più sferica del calcio, piovuta sulla città grazie allo staff di Montella composto da Pitagora, Aristotele per quanto riguarda le prove osservative, oltre a Gianni Vio capace di dimostrare che i saltatori della difesa che staccano verso il cielo dell’area avversaria riescono a vedere un incremento della sfera che ruzzola dentro la rete in confronto a chi invece rimane piantato per terra. La credenza di una terra piatta si trova nei più antichi concetti di calcio dell’umanità, cito Mazzone oppure anche Ciro Ferrara fino ai mesopotamici del catenaccio come Nereo Rocco, un calcio pensato solo come agli antipodi della modernità. Ma grazie a Montella Firenze ha conosciuto finalmente il calcio sferico, quello scoperto dall’astronomo Guardiola che aveva disegnato il gioco del Barcellona mettendolo al centro dell’universo calcistico, una modernità che di fatto ha reso di dimensioni insignificanti le altre filosofie di gioco rispetto al cosmo blaugrana. E oggi che abbiamo finalmente conosciuto la verità della bellezza sferica di questo nuovo calcio, avanzano le teorie degli oppositori che prima alzano il pelo di fronte a tale e tanta modernità, e subito dopo innalzano il concetto della diga a centrocampo, del medianaccio, dell’incontrista randellatore senza il quale non riconoscono nessuna visione di calcio, non esiste partita insomma senza la figura rassicurante tipica del distruttore di gioco, perché viene considerata squilibrata e illusoria una visione che preveda invece un cerchio infernale di centrocampo con i vari Pizarro, Aquilani e Borja Valero, solo farneticazioni tattiche, non riconoscendo  ammissibili fasi di gioco come il pressing alto o la squadra troppo alta, ma solo quel tipo di calcio che era stato pensato nell’Alto Medioevo. Noi non ci stiamo a questo ritorno al gioco disadorno, non vogliamo sentire nessun spiffero di ripensamento, non si torna più indietro perché ormai sappiamo che possiamo girare intorno all’avversario con una manovra avvolgente e meravigliosamente rotonda, che possiamo circumnavigare la classifica attraverso questa filosofia di gioco ricurvo, infischiandosene di qualche smagliatura come quella di Roma, perché siamo convinti che il calcio non è piatto anche se ci sono gli oppositori dell’ultim’ora che dopo la sconfitta dell’Olimpico sostengono che non esiste nessuna curvatura terrestre, una visione miope che poggia le sue convinzioni su studi fatti dentro a stadi attraverso figure di maniscalchi che randellano calci come Donadel o simili. Noi domani contro il Siena vogliamo rivedere la Fiorentina barcellocentrica di Montella senza se e senza ma, senza nessun ripensamento tattico, anzi se possibile vorremmo addirittura rilanciare rendendo sempre più tecnica la nostra squadra aggiungendo allo staff di Montella anche un ufficio tecnico, lasciando ad altri la visione di un calcio tatticamente pensato su una tavola da stiro, e per sostenere questa nostra conquista estetica abbiamo preparato il manifesto del movimento che divulga questa nostra filosofia di gioco, con un semplice slogan “ Il mondo non è più piatto”.