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sabato 29 dicembre 2012

Il sogno di Andrea

Questa sosta ci ha lasciati prigionieri di un sogno, posteggiati in divieto di sosta tra brasati e panettoni, tra parenti brasati, basiti per non dire brasati, scippati dell’uso quotidiano della passione, per essere ammanettati sul più bello all’indomani di tre vittorie consecutive. Perché quando ci sarebbe bisogno di usare la mente, è proprio l’intelligenza che mente alla nostra classe dirigente sopraffatta dalla fase digerente, suggerendo calendari così tanto scellerati che quando la richiesta di spettacolo si fa più grande, quando cioè il popolo del calcio avrebbe più tempo a disposizione per usufruirne, il circo chiude in gabbia quella logica per dare spazio alla transumanza illogica di giocatori in fila come Re Magi verso le Maldive. Mica come in Premier dove un intelligenza moralmente più integra non mente, là dove sono i giocatori i veri prigionieri del sistema, costretti a frequentare rigidamente le logiche dello spettacolo, riuscendo persino a riempire gli stadi in giorni da noi considerati sacri, nei quali far star comodi gli ossi sacri, lontano dalle tentazioni, non ultima la depravazione di volersi accomodare su duri e freddi gradoni di cemento di uno stadio, turgidi come certe arterie all’ultimo stadio che dovrebbero portare sangue alle rape. Poi si cerca con un acume privo di qualsiasi barlume, di recuperare il tempo perduto, aggiungendo così sudiciume a sudiciume, perché sordi di fronte alle richieste di usare il buonsenso, si toglie addirittura il cerume, facendo giocare di sabato alle diciotto, oppure nel lunchtime, se non in confortevoli e tiepidi turni infrasettimanali, nonchè invernali. Consoliamoci con il sapore dei crostini che c’è rimasto in bocca, mentre il pensiero va a quelle ultime tre vittorie messe in fila come le prime tre portate del pranzo di Natale, che sono meglio degli avanzi del pandoro usati come spugna per trattenere il latte in colazioni che sono vere e proprie lotte con il fegato, e forzatamente separati dal sogno, disperati,  useremo i canditi come un rosario per sgranare gli occhi sul calendario in attesa della Befana infarcita di qualche nuovo acquisto, e verrebbe bene Banega per dire che chi governa il calcio non ci capisce una sega. Solo allora ci consoleremo veramente, liberandoci da quelle manette fatte di pressapochismo, e una volta usciti dalla gabbia dell’incompetenza torneremo al luna park Fiorentina, dove magari vincere un pesciolino giallo da regalare a Pizarro, fare centro al grande tirassegno col Pescara, scorrazzare sull’autoscontro per sbalzare la Lazio fuori dal secondo posto, e perché no salire sul calci in culo per vedere di arrivare a distanza utile per sferrarne qualcuno alla Juve. E menomale che ci pensa il tempo, un vero e proprio Alka-Seltzer naturale, capace di cancellare i bagordi insieme alle decisioni dei balordi, inarrestabile effervescenza della vita che ci riporterà davanti al baracchino dove quel sogno è dolce come lo zucchero filato. Poi lo vestiremo di palloncini colorati per farlo arrivare fino all’Etruskolo.