Dopo
“Cinquanta sfumature di grigio”, il romanzo erotico scritto dal
capitano di cartapesta che per trastullarsi dall’insoddisfazione di far
parte del Milan più grigio della sua storia, racconta l’uso improprio ma
piacevole dell’asticell che non vibra più d’ambizione ma solo grazie
alle Duracell, divoreremo anche il libro di Pantaleo soprattutto per le
collaborazioni importanti che lo hanno impreziosito. Il suo slang è
stato prima domato e poi riportato negli argini della lingua italiana
dal sapiente e paziente lavoro del Gat, paziente perché sottoposto alle
cure farmacologiche di una struttura che cura lo stress da intervista,
dopo che il bolognese era andato in overdose dovendo sottoporre domande
incrociate sia a Paola che a Chiara invece che al solito Bobby Solo. Un
Gat in grandissima forma che presenta il libro con sapienti riferimenti
musicali, non a caso usa “fiumi di parole” dei Jalisse per introdurre la
ricchezza dei contenuti, quelle di un uomo più carico di verità dei sui
olivi secolari. Tanto bravo il Gat quanto distratto però, come tutti i
geni del resto, e infatti il libro sarà costretto a scriverlo durante un
soggiorno a Pontedera dove era andato per errore a seguire la
Fiorentina dal vivo per la prima volta contro le vespe della Juve
Stabia, e non essendo pratico è finito purtroppo nello stabilimento
della Piaggio invece che al Franchi, come quando per una retrospettiva
su Luois Armstrong si era confuso tra Satchmo e l’astronauta e preteso
lo Shuttle per diventare così il primo uomo a fare un intervista sulla
luna, pianeta che avrebbe poi sfruttato come preziosa referenza
geografica da apporre sulla targa accanto al nick al posto di
Montecarlo. Massi74 ha scritto invece la prefazione, e l’ha fatto
rigorosamente dall’Elba visto che il Corvo l’ha preteso, si dice perché
intanto avesse dato mandato a un parente di Schettino, anche lui
comandante in forza sull’ammiraglia di MSC Crociere, di puntare su
Cavoli, spiaggia dove Massi vive in cattività fino a quando non avrà
capito qualcosa in più, visto che ad oggi non ha ancora capito un
Cavoli. Stasera c’è una partita che c’intriga non poco, certo di più
delle trame losche dietro a carriere ecclesiastiche spinte da un etica
spesso etilica, ma usiamo l’argomento proprio per stemperare la tensione
e alleggerire l’attesa, perché Pantaleo dice in un suo passaggio che il
maggiordomo infedele del Papa era in realtà un uomo dello staff di
Prandelli sorpreso a rovistare nel comodino del Pontefice dietro al
pappagallo per recuperare la promessa scritta di ritornare finalmente
alla casa madre, che non era Mamma Ebe ma mamma Jube, fatta a sua
Santità per avere qualche chance in più nel prossimo Conclave, e prima
che venisse recuperata da Corvino e spedita poi a Luca Calamai. Bettega
è stato utilizzato invece nella sua versione più rallystica proprio per
cercare di uscire dal pantano del pollaio dove era stato sorpreso con
una gallina sottobraccio. Insomma Corvino ci ha anticipato che il
progetto si era chiuso perché incardinato male sulle ambizioni di un
Cardinale che invece di aspettare la fumata bianca per diventare Papa,
era stato pizzicato mentre si faceva pagare la cena delle beffe da
“penna bianca”, su un piatto questa volta pulito visto che su quello nel
quale stava mangiando aveva già sputato abbondantemente, oggi che anche
coloro che erano stati aizzati come mute di cani contro la proprietà
dal Cardinale, muta che avrebbe voluto solo presidenti tifosi, oggi muta
atteggiamento e si fa muta su certe malinconie di Preziosi o Zamparini,
perché è tempo di festeggiare una grandissima Fiorentina, che dimostra
prima di tutto che quando si parlava della società in certi termini si
dicevano cazzate, così come dell’integrità morale del Cardinale,
riconoscendo a Corvino un sentimento verso la Fiorentina ancora vivo. La
foto è quella che ha scelto Corvino per la copertina del suo libro,
scattata a suo tempo per documentare lo stato di una famiglia media
tifosa della Fiorentina dopo un’intervista-omelia di Cesare, il suo
libro quindi ha l’ambizione di combattere chi con l’etica si è comprato
l’attico e lo fa cercando di scuotere le coscienze dall’influenza di
certe prediche catatoniche. Infatti Pantaleo chiude il suo libro
specificando che ha sempre preferito il panpepato al panpretato.