presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
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lunedì 8 ottobre 2012
Un fiume di merda
Mentre
noi sperperiamo più di Fiorito c’è un altro disonesto, l’arbitro a
piede libero, e un altro scandalo che non è quello dei fondi del Pdl, ma
quello della distribuzione mafiosa dei cartellini, di un gol regolare
annullato e di espulsioni nascoste sotto il Bukhara russo, o rosso
quando “serve” l’inferiorità numerica, di una categoria dalle qualità
morali limpide come la merda. Situazione chiara quella del secondo fallo
di Natali, senza neanche il comodo nascondiglio della discrezionalità,
come quei rigori assegnati con l’imbuto e dal sapore d’olio di ricino, è
un’ammonizione automatica che non viene combinata solo perché l’arbitro
sa benissimo che questo comporterebbe l’espulsione del giocatore.
Situazione di estremo tanfo che si diffonde acre anche a Siena e ormai
sul campionato più smaccatamente falsato che si ricordi. Uno sversamento
fognario che per fortuna questa volta non è riuscito a sporcare la
nostra vittoria, questa si limpida, di una Fiorentina diversa da quella
solitamente vestita da sera, quella cioè col corto Pizzarro ma con
l’abito lungo che la costringe a un gioco più composto, stretto, come le
maglie di una manovra attillata al vestito dai toni blaugrana che ne
impedisce i lancioni sguaiati, ma comunque sempre bella e piena di
personalità, e forse proprio perché improvvisamente così casual ho fatto
un po’ di fatica a riconoscere. Una squadra che ha dimostrato un’altra
faccia e con questa la capacità di modificare il proprio modo di
giocare, che preferisco di più quando tesse la tela, più di quando usa
la fionda per mirare il capoccione di Toni, ma che non ritenevo in grado
di possedere qualità di riciclo tattico così accentuato e allo stesso
tempo una tale personalità per renderlo subito efficace. Due anni e zero
Fiorentina, poi solo pochi mesi e già due versioni belle toste,
diverse, divertenti, con diciassette titolari che ci permetteranno di
andare in culo anche agli arbitri che utilizzano metodi squadristi, un
ammonizione all’avversario e dieci a noi, un rosso all’avversario vale
dieci espulsioni nostre, insomma, proprio come una raccolta punti al
supermercato, che per mettertelo in culo ma su un vassoio da cinque euro
te ne purgano almeno cinquemila di spesa. Intanto Savic subentra con
sicurezza, e dopo Tomovic e Roncaglia anche lui usa la stessa cimosa per
cancellare dalla lavagna dei rimpianti la parola Nastasic,
sorprendentemente molto bene Oliveira, Valero mani in pasta su tutta la
partita, Mati serpente nell’uno contro uno, capace di creare la
superiorità numerica come anche di scialacquarne tutti i benefici, la
sua prova rimane strozzata in gola. Toni birillone motivato capace di
lotta greco-romana con chiunque orbita intorno al suo caracollare
scomposto, preziosa testa di sponda per uno Jovetic un po’ supponente ma
comunque decisivo, e che proprio grazie a Toni guadagna vie di fuga dal
traffico delle attenzioni dove di solito rimane intasato. El Ham mi è
sembrato uno zio che gioca per compiacere i nipoti che lo considerano
sempre un eroe, con un sovrappeso che ci ricorda i Vargas e Frey più
paffuti, ma anche che il Ramadan è finito e ha recuperato il tempo
perduto, grandi qualità tecniche ma lontano da una condizione
accettabile. Cassani e Pasqual diligenti come dei seminaristi, Viviano
spettatore tifoso anche senza la tessera del tifoso, giornata importante
per i tre punti ma anche perché è giornata dove si ammutoliscono le
sirene dei rimpianti, con Gilardino su tutti che ricorda ai frignoni
inconsolabili che la luce va e viene come quella della freccia inserita
per entrare e uscire dalla piazzola di sosta del proprio rendimento,
intanto rimane uno il gol subito in casa mentre quelli in trasferta
nascono tutti da calci piazzati. Grande lavoro di Montella quindi, che
sembra solo aspettare il filotto delle vittorie giuste per sostituire
quel sorriso appena accennato di chi la sa lunga, con la candidatura
della Fiorentina al ruolo di rompicoglioni ufficiale del campionato,
bravo Vincenzo che in così poco tempo è riuscito a riportare il gioco, i
risultati, l’entusiasmo e qualche volta persino a trattenere dentro al
letto dell’Arno quello che ormai abbiamo già letto chiaramente, e che è
quel gran fiume di merda che ci mandano ad arbitrare, ma l’alluvione
qualcosa ci ha insegnato, e il nuovo Spalletti sembra proprio avere
delle spallette belle larghe.